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Trump people

A VOLTE RITORNANO. Sarebbe stato troppo facile e scontato come titolo. Ormai troppe cose e troppe persone ritornano e non più solo a volte. Il problema, semmai, è COME ritornano. L'era del secondo Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d'America, inizia oggi. E prende il via con una vittoria schiacciante negli Stati chiave e nel voto popolare. Una vittoria che vede il partito Repubblicano impadronirsi delle istituzioni da cui dipendono il potere esecutivo e legislativo, con Trump alla Casa Bianca e Senato e Camera - a meno di clamorose sorprese nello spoglio degli ultimi voti - che sono a un passo dal tingersi del rosso del Republican Party.  A questo si aggiunga la maggioranza dei 9 giudici che compongono la Corte Suprema, la più alta corte della magistratura federale Usa, di cui tre nominati dal tycoon durante il precedente mandato, due da Bush figlio e uno da Bush padre, mentre sono solo tre quelli di nomina democratica (due da Obama e uno da Biden). In questo modo salta de

Dopo-Eluana: e ora?

Non so se ricordate la battuta con la quale si conclude uno dei film più geniali degli ultimi anni, The Truman Show (1998). All’epilogo della drammatica storia, che si chiude – seppur tra le lacrime – con il lieto fine per il protagonista, uno dei tanti telespettatori che, incollato allo schermo, ne aveva seguito spasmodicamente la vicenda per anni, prende in mano la sua guida tv e, soavemente, dice qualcosa del tipo: “Cosa danno adesso?”.

Analogamente, ora che la vicenda della povera Eluana si è improvvisamente conclusa, vedo lì il nostro prode Cavaliere che si arrovella nei suoi pensieri: cosa inventerà per continuare a tirare avanti, distogliendo il paese dai suoi tanti problemi reali (suoi, del paese) e dalle tante sue leggi ad personam (sue, di lui)?

A leggere gli eventi degli ultimi tempi, il nostro si ritrova a dover fare i conti con un giocattolo che gli si è improvvisamente spezzato fra le mani. Un paese paralizzato e avvolto da un paio di mesi in un dibattito pubblico, politico e sociale forzosamente concentrato sulla vicenda personale di un padre e una figlia, cristallizzato dalle immagini e dalle parole di media scodinzolanti di ogni genere e tipo, bloccato perfino nelle stanze del Palazzo (da quelle del governo a quelle del parlamento) a discutere di cose che avrebbero dovuto essere lasciate alla sfera privata delle singole persone, al loro diritto all'autodeterminazione, alla loro storia personale.

Si badi bene. Si sta parlando dello stesso governo e dello stesso parlamento che sono fortemente impegnati da tempo a riscrivere (c'è chi dice a decapitare!) le norme sulle intercettazioni investigative in nome di una privacy da tutelare a tutti i costi (a sentire lorsignori...!). Quella stessa privacy che, nel caso della famiglia Englaro, poteva invece essere sbattuta sulla pubblica piazza, senza alcuna remora né riguardo per il fiume di parole, commenti e invettive che si sarebbero e si sono effettivamente riversate addosso ai diretti interessati. Invettive che, dopo le scritte anti-Beppino (il padre di Eluana) apparse in questi giorni su più di un muro, con i tempi che corrono e i pazzi che circolano, non appaiono per niente rassicuranti.

Mettendoci un pizzico di malizia in più, potremmo dire che con la chiusura improvvisa e inaspettata del caso Englaro (almeno nella tempistica), il prode Cavaliere e i suoi accoliti dovranno trovare alla svelta una nuova vicenda sulla quale puntare i riflettori della enorme macchina da guerra mediatica ai loro ordini. Qualcosa che sollevi altrettanto polverone, che scateni quel dibattito sociale forte, condito delle giuste dosi di drammaticità, religiosità e falsa ipocrisia, che la triste vicenda di Eluana così bene ha saputo miscelare al suo interno. E c’è chi è pronto a giurare che il depistaggio del decreto-legge fosse necessario per sviare l’attenzione da un disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri poche ore prima…

Questo è un paese che ogni tanto ha bisogno del suo “caso Eluana”. Per tutto il resto c’è il Grande Fratello.

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