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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Attentato a Belpietro: dubbi e coincidenze

A DISTANZA di 48 ore dall'attentato sventato contro il direttore di Libero Maurizio Belpietro, non ancora perfettamente chiarito nella sua dinamica, sono rimasto particolarmente colpito nel leggere alcune dichiarazioni rilasciate all'Ansa dall'ex procuratore di Milano, attualmente senatore del Pd, Gerardo D'Ambrosio. Il quale, in proposito, solleva qualche dubbio (del quale si stupisce) e riscontra singolari coincidenze (che in qualche caso sfuma fra le sue parole: le ho evidenziate in neretto). Ovviamente, come precisa lo stesso ex magistrato, "aspettiamo l'esito delle indagini". Ci mancherebbe...


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BELPIETRO: D'AMBROSIO, SUO CAPOSCORTA 'SALVÒ' ANCHE ME/ANSA
EX PROCURATORE E L'AGGUATO DEL 1995, UNA STORIA CHE SI RIPETE
(di Pasquale Faiella)
(ANSA) - MILANO, 2 OTT - "Alessandro? Lo conoscevo bene,
certo era anche il mio caposcorta e mi sono stupito quando ho
letto che ha sventato un agguato al direttore di Libero, visto
che nel 1995 fu protagonista di un episodio analogo, un presunto
attentato contro di me che lui sventò. Insomma mi son detto due
volte la stessa storia, e la storia si ripete". A notare le
"analogie" con i due episodi, che hanno avuto il medesimo
protagonista è Gerardo D'Ambrosio, senatore del Pd, ed ex
procuratore di Milano.
Alessandro N., il poliziotto che due notti fa ha sparato per
tre volte contro il presunto aggressore di Maurizio Belpietro,
poi scappato dal palazzo di via Monte di Pietà a Milano, è
stato per molti anni la "tutela" dell'ex capo del pool di Mani
Pulite. E anche con D'Ambrosio ("un poliziotto scrupoloso, un
professionista attento", spiega l'ex magistrato), l'agente si
rese protagonista di un intervento clamoroso, anche allora unico
testimone e protagonista di un agguato che si stava per
consumare nei confronti del magistrato. "Era un mattino
piovosissimo di aprile, il 14 aprile del 1995 - ricorda il
senatore D'Ambrosio - Ero a casa e aspettavo come solito l'auto
per andare in ufficio, in procura a Milano. Ricordo che
Alessandro citofonò e mi disse 'Procuratore non scenda resti
su a casa': mi affacciai alla finestra del mio appartamento. Il
mio palazzo affaccia su un pezzo di strada che dà su una asilo
e vidi soltanto un uomo che parlava con una donna all'interno
dell'asilo. Non vidi assolutamente nulla, non mi accorsi di
nulla. Poi una volta in strada Alessandro, bagnato fradicio e in
stato di alterazione, mi spiegò che aveva inseguito una persona
proprio dentro l'asilo, un uomo armato di fucile che poi aveva
saltato un muro ed era scappato su una moto guidata da un
complice. Ma io non mi accorsi di nulla. So che l'indagine non
approdò poi a nulla, credo che il fascicolo fu aperto dal
collega Pomarici (lo stesso magistrato che ha il fascicolo sul
presunto attentato a Belpietro, ndr) e se non sbaglio
successivamente la vicenda finì a Brescia".
"Quello che mi ha stupito - spiega D'Ambrosio - oltre alla
coincidenza delle due vicende, è il fatto che Alessandro abbia
sparato tre colpi di pistola e a meno che non abbia fatto fuoco
a scopo intimidatorio, un professionista, con una calibro nove
parabellum difficilmente non colpisce il bersaglio da quella
distanza. Comunque aspettiamo l'esito delle indagini".
Nell'indagine sull'attentato a D'Ambrosio, ci finì poi anche
quella persona che lo stesso magistrato vide dalla finestra
della sua abitazione parlare con una donna nell'asilo. Una
ipotesi investigativa e giornalistica lo descrisse come un
complice che era sul luogo per distrarre eventuali testimoni.
"Quella persona che avevo visto - racconta l'ex capo del pool
di Mani pulite - mi avvicinò successivamente al supermercato,
abitava nella mia zona. Era un signore distinto, gentile che con
ironia lieve mi disse: 'Permette che mi presenti dottor
D'Ambrosio? Io sono la persona che secondo qualcuno avrebbe
dovuto partecipare al suo omicidio...'".(ANSA).
FL
02-OTT-10 13:50


Sulla vicenda, scrive qualcosa anche un'altra agenzia di stampa. Che riporta qualche particolare in più, citando alcuni passaggi di un articolo de La Repubblica del 15 aprile 1995.


ZCZC
AGI0225 3 CRO 0 R01 /
BELPIETRO: INVESTIGATORI, 'STESSO AGENTE EPISODIO SIMILE NEL '95' =
(AGI) - Milano, 2 ott. - Non è la prima volta che l'agente A.
M., l'uomo della scorta di Belpietro che la scorsa notte ha
messo in fuga un uomo armato nel condominio del giornalista,
sventa un possibile attentato. Già nel 1995 infatti, ricordano
gli investigatori, gli era capitato un episodio simile che gli
aveva permesso di mettere in fuga un uomo appostato all'esterno
della casa del giudice Gerardo D'Ambrosio, coordinatore del
pool di Mani Pulite, a cui era affidato come scorta. Secondo
quanto riferì A. M. all'epoca, e riportato dalla giornalista
Cinzia Sasso del quotidiano 'la Repubblica', nell'edizione del
15 aprile del 1995, 'il poliziotto attende il magistrato ma un
sesto senso, un certo trambusto e l'impressione che non sia
tutto tranquillo lo spingono a scrutare da ogni parte'.
L'agente decise di guardare anche all'interno di un asilo nido
accanto a casa del giudice e nascosto dietro una costruzione
bassa vide un uomo. Gli sembrò di capire che quell'uomo fosse
armato. Così, corse al citofono e disse al giudice di restare
in casa, poi si mise alla caccia dell'uomo che risultò avere
un fucile in mano e che fuggì in sella ad una moto rossa
guidata da un complice. L'agente, come riporta oggi il
quotidiano 'la Repubblica', dopo questo episodio fu promosso.
(AGI)
Cli/Car
021400 OTT 10

Commenti

  1. Mi aspetto che vista la perdita di consenso ed il fatto che il kainano è nell'angolo possa arrivare qualche bombetta...
    Imnmaginate se qualche persunto islamico mette una bomba cosa succede..governo di emergenza berluska con l'elmetto tutte le notizie ed i fatti cancellati..solidarietà dovuta da tutte le forze politiche perchè il primo che parla è amico dei terropristi, campagna contro gli immigrati con la lega che si ingrassa...
    stessa cosa qualche bombetta dei servizi o qualche "attentato" scaricabile a sinsitra come avveniva negli anni 70, strategia della tensione...perchè in questo paese gli attentati sono stati sempre fatti o pilotati dai servizi.
    Dietrologia? Spero di sbagliare

    RispondiElimina
  2. Per pinog:
    Dietrologia niente affatto. Esperienza, semmai e qualche triste ricordo di momenti davvero bui per la nostra storia. Ma poichè sono convinto anch'io del fatto che le coincidenze di oggi somiglino un po' troppo ad alcune del passato, mi auguro come te di sbagliare!

    Grazie della visita e a presto!

    RispondiElimina

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