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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Un figliol probo al giorno...

...Come la mela col medico, aiuta a togliere del tutto la necessità di interventi curativi.

Il commento del mio amico Gianluigi - che ringrazio per la solita, puntuale attenzione - mi offre lo spunto per un approfondimento del post precedente, suggerendomi alcune considerazioni e qualche interrogativo.

Parto dagli esempi da lui citati: chi ha detto alla pecorella smarrita di andarsene per i cavoli suoi, abbandonando il gregge e l'orma del pastore per sfidare l'ignoto in completa solitudine? Chi impedisce agli angeli di scalzare il Padrone dal proprio ruolo per trasformare un Paradiso adorante in un luogo con un po' di 'vera vita'? Chi dice all'uomo sano di rovinarsi nell'anima e nel corpo, bevendosi e facendosi di tutto e di più per sfuggire alle difficoltà e ai rigori di una vita normale e... "pe' fa' la vita meno amara"?

Nessuno. Nessuno, se non quel libero arbitrio, quell'opportunità che ci è concessa di scegliere, più o meno razionalmente, se fare una cosa oppure il suo contrario, se comportarci in un modo o nel modo opposto, se muoverci o stare fermi, se osare o meno. Veniamo al mondo tutti uguali, con la stessa inclinazione e la stessa umanità, poi però sta poi a noi stessi, al nostro bagaglio di esperienze, di forza, agli insegnamenti che ci sono stati dati, ma comunque sempre a noi scegliere come affrontare ogni secondo della nostra vita.

E allora, alle pecorelle che seguono fiduciose il loro pastore, anche quando questi le porta su un terreno arido e spoglio, vogliamo dire qualcosa se grazie alla loro condotta il gregge rimane unito e il pastore ne beneficia? Agli angeli del Paradiso che onorano e rendono grazie al Padrone di casa per la sua ospitalità vogliamo dare atto che se quel luogo può continuare a definirsi tale è anche per il comportamento, potremmo dire, non satanico da essi tenuto, che impedisce al Padrone di casa di ritrovarsi infognato in una lotta al male infinitamente più grande di quella che ancora deve portare a termine per la rivolta di uno solo di loro, eoni ed eoni fa? Ai sani che con la loro condotta previdente e lungimirante, nonostante i tanti sacrifici e momenti critici, evitano al loro corpo e alla loro anima (e non solo a loro!) sofferenze indicibili, vogliamo dare un riscontro per tener duro e non lasciarsi andare al proprio lato oscuro, tanto più che così facendo evitano al dottore di fare i salti mortali per dare assistenza a tutti, se non, addirittura, di inviare il proprio figlio al macello (un'altra volta!) per sanare con una cura di massa una situazione ormai insostenibile?

E per uscire dagli esempi citati da Gianluigi, vogliamo ringraziare in qualche modo chi paga tutti i santi anni le tasse, chi rispetta tutti i santi giorni le file, chi va avanti per i propri meriti e per questo merita una poltrona, chi ha la fortuna di avere una voce e continua a studiare canto piuttosto che gli Emanuele Filiberto di turno? Dice: ma tutti costoro non fanno altro che il loro dovere, non c'è bisogno di ringraziarli per questo. Col cavolo! Saremmo - rispettivamente agli esempi citati - in piena bancarotta, in pieno far west, in pieno governo Berlusconi e in pieno Sanremo, così facendo! O no?

Infine, pure la Chiesa... Ci sono voluti due millenni, un romanzo fantastico (L'ultima tentazione di Kazantzakis), un film (L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese) e una scoperta archeologica (quella del vangelo, subito oscurata) per accettare di prendere in considerazione l'ipotesi di restituire a Giuda quel che è di Giuda. Quanto ci vorrà per decidersi a dire una parola, una soltanto, a quel povero figliol probo?

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