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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

I papelli della nostra storia

Da qualche giorno non si parla più di escort a Palazzo Grazioli, né di Tarantini né della D'Addario. Il dibattito politico-mediatico è ultimamente tutto concentrato sulla trattativa che Stato e mafia avrebbero intavolato nel periodo a cavallo fra le stragi Falcone e Borsellino del '92 e le bombe ai monumenti di Roma, Firenze e Milano l'anno successivo. Una trattativa che, secondo la testimonianza di pentiti e protagonisti dell'epoca, avrebbe portato alla redazione dell'ormai noto papello, un breve elenco di desiderata stilato dai capi della Cupola che lo Stato avrebbe dovuto impegnarsi a realizzare, pena il proseguimento della stagione delle stragi.

Sulla ricostruzione di questa oscura, drammatica e sconsolante fase della nostra storia sono al lavoro, a diverso titolo, sia magistrati delle direzioni distrettuali antimafia siciliane sia giornalisti che da anni si occupano di inchieste di mafia. Tuttavia il pentolone scoperchiato dalle rivelazioni del figlio dell'allora sindaco di Palermo, accusato di collusioni con cosa nostra e poi da questa assassinato, ha richiamato in causa, a distanza di anni, personaggi della nomenclatura della prima repubblica ormai caduti nel dimenticatoio oppure in pensione o imboscati in comodi anfratti dello Stato nei quali operano con basso profilo.

E le reazioni alla divulgazione del presunto papello non si sono fatte attendere. D'altronde, tornare sulla bocca di tutti perchè coinvolti in vecchie storie di mafia e di servizi deviati non fa piacere a nessuno. Tanto meno se le vecchie storie in questione rischiano, per la portata di quello che potrebbero svelare, di innescare, nell'ordine: a) l'avvio di una nuova stagione di sangue, con vendette incrociate e bocche da mettere a tacere (magari col piombo o di nuovo con le bombe); b) l'apertura di una fase di grave destabilizzazione politica e sociale, soprattutto in un momento come quello attuale già gravato da una pesantissima crisi economica foriera di forti disagi ed esasperazione.

E questo solo a parlare di papelli di mafia. Figuriamoci a toccare quelli legati alla storia del terrorismo in Italia...

Quel che è bello (e che sarebbe anche divertente, se non fosse per la sua drammaticità) è che mentre assistiamo alla ricostruzione giorno per giorno delle vicende oscure di quegli anni attraverso il racconto di personaggi che improvvisamente decidono di vuotare il sacco, di taluni che inaspettatamente riacquistano la memoria per precisare o smentire, di talaltri che, chiamati in causa, scaricano su altri ancora o direttamente su gente passata a miglior vita, mentre insomma si solleva tutto questo polverone di tutti contro tutti che alla fine diventa (ma va?!) scontro politico, accadono cose che, magicamente, riescono a riportare la concordia e l'univocità di pensiero fra i protagonisti della scena politico-istituzionale del Paese.

Ritorno su queste argomentazioni ed anche ad altre, perchè le ritengo davvero vergognose per un Paese che vuol definirsi civile. Prendete, per restare ad esempio in tema di mafia e dintorni, le dichiarazioni di soddisfazione e plauso che, a firma di ministri ed esponenti di maggioranza ed opposizione, puntualmente seguono l'arresto di quel boss e/o il sequestro dei suoi ingenti beni sporchi. Cronache che riguardano retate di mafia/'ndragheta/camorra/sacra corona unita, di boss e picciotti, di estorsioni, traffici internazionali di stupefacenti ed omicidi in serie. Cronache per le quali si elogiano gli uomini delle forze dell'ordine per la "brillante operazione" e il "micidiale colpo inferto alle cosche" e i magistrati per la "veloce e giusta applicazione delle norme varate dal governo"; cronache che dimostrano che "occorre proseguire su questa via" e che "consacrano nella migliore maniera possibile l’efficacia delle norme introdotte nel nostro ordinamento".

Tutto questo, appunto, quando si tratta di applicare leggi, codici e norme scritte e approvate "per assicurare alle patrie galere" boss e picciotti che uccidono, trafficano in droga, ricattano e inquinano il tessuto civile della società. Insomma, il "male assoluto", come pochi giorni fa li ha definiti il presidente del Senato.

Ma quando poi le stesse leggi, codici e norme vengono applicate dai magistrati per indagare sulle stesse fattispecie di reato, ma con protagonisti diversi, che invece della coppola indossano il colletto bianco... Apriti cielo! Nella migliore delle ipotesi si tratta di "tutte falsità" e "accuse totalmente infondate"; in altri casi "i magistrati dovrebbero essere sottoposti a perizia psichiatrica", sono "eversivi" o "fanno inchieste di natura politica per sovvertire il voto degli elettori". Da Tangentopoli in poi alcuni di questi pm sono, di volta in volta, "toghe rosse" o "giudici comunisti" e gli strumenti da questi utilizzati, come le intercettazioni telefoniche e ambientali, passano improvvisamente da strumento "strategico di contrasto alla criminalità" a "strumento abusato da certe procure", che lo hanno strasformato "in mezzo di lotta politica, con gravi lesioni della privacy di tantissimi cittadini che non c'entrano nulla".

Addirittura, un giudice civile (l'ormai noto giudice Mesiano che ha deciso il risarcimento che la Fininvest di Berlusconi deve alla Cir di De Benedetti per la corruzione di uno dei giudici del lodo-Mondadori) è stato fatto oggetto di pesanti dichiarazioni, del tipo "provando, con mezzi impropri di contrastare la volontà democratica del Popolo italiano" e "disegno eversivo".

Circa un mese fa, infine, le cronache politiche sono state scosse da una dichiarazione del premier di questo tenore: "So che ci sono fermenti nelle procure di Palermo e Milano che ricominciano a guardare a fatti del '92, del '93 e del '94. E' follia pura e quello che mi fa male è che facciano queste cose con i soldi di tutti, cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del Paese".

Curiosa la tempistica di tali parole...

Commenti

  1. Si, diciamo che gli argomenti variano dal gossip e fatti vecchi come il cucco ... che poi mi sembrano le scoperte dell'acqua calda! Intanto le chiacchiere se le porta il vento ed i problemi restano.

    P.S.Sto ancora aspettando il tuo commento eheheh mi sa che attendo inutilmente.Buon fine settimana!:)

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  2. Per Guernica:
    Carissima, lo so, lo so. A te e alla cara Dark, che avete scritto di voi in rete come si legge raramente... Non prometto, ma neanche no! Ehehehe
    Un bacio!

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  3. bravo marcus, hai tirato fuori quella frase di berlusconi, che al moneto nessuno aveva capito... adesso, invece...

    tutti alle primarie del Pd, anche se questo Pd non ci piace...

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