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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Liberazione... dalla guerra e dall'odio

Mio padre non era nella Resistenza e non stava coi fascisti. Era solo uno studente.

Il 23 marzo 1944 aveva appena 16 anni. Dieci minuti prima della bomba partigiana ai tedeschi, lui passeggiava in via Rasella.

Per soli dieci, incredibili, minuti non è finito ucciso nell'esplosione che ha coinvolto, oltre ai 32 militari tedeschi, anche due passanti: un uomo e un tredicenne.

Per qualche ora, successiva all'attacco, non è incappato nei rastrellamenti della rappresaglia nazista che hanno portato, il giorno dopo, al massacro di 335 civili e militari italiani nelle Fosse Ardeatine. Dilaniati dalle pallottole dei fucili, dallo scoppio delle mine e dal crollo delle pareti della cava dove erano stati stipati per essere trucidati e al tempo stesso occultati agli occhi del mondo.

Non occorre aver fatto la guerra per odiarla e temerla dal profondo. E non occorre nemmeno aver fatto parte della Resistenza che si oppose con tutte le proprie forze alla brutalità fascista e nazista per capire che, grazie a qualcuno, qualcun altro oggi è ancora qui con noi. E' bastato il racconto di mio padre e il fatto di averlo potuto ascoltare direttamente dalla sua voce.

Abbiamo il dovere di ricordare. Perchè siamo uomini. E siamo uomini anche grazie al valore della memoria. Non dimentichiamolo. E non dimentichiamo il 25 aprile 1945.

Commenti

  1. gia'. buon 25 aprile, se non ce lo rovina il nano...

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  2. E buon san marcus, no? eheheh

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  3. Marcus, come ho scritto poco fa da un'altra blogger,credo che avere testimonianza diretta da parte di chi ha vissuto quei periodi sia grande cosa per aiutare a far memoria.
    Io ho avuto un nonno attempato e tanti suoi racconti.
    Molti miei coetanei invece mi rendo conto che non ne sanno quasi nulla e sono ancor meno interessati.
    Ma onestamente mi preoccupano coloro che, pur avendo una certa età, rinnegano questo giorno.

    Buon 25 Aprile!:)

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  4. Dici il vero! Quello che dovrebbe distinguere un uomo è la sua capacità di apprendere dall'esperienza, dai fatti e dagli atti della sua vita e dai fatti e dagli atti delle vite altrui. L'incapacità di fare tesoro di tutto ciò ci rende aridi, poveri, immaturi. E spesso indegni.
    Tuttavia, nel caso di taluni, sembra che tutto o quasi si riduca a mere questioni di principio e di schieramento: questo argomento è di destra, quest'altro di sinistra e così via.
    Quando questo accade, quando vita reale e falsa ideologia si fondono, le menti di queste persone non riescono più a distinguere un uomo da un sasso. E schiacciano entrambi...

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