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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Solo una sana e consapevole...

Papa Ratzinger è intervenuto ieri, con un messaggio inviato ad un congresso, sul tema della contraccezione, affermando, in sostanza, che i metodi che impediscono la procreazione dei figli snaturano il senso ultimo del matrimonio. A parte il fatto che non si capisce perchè dobbiamo arrivare subito a ragionare dell'ultimo senso del matrimonio prima di goderci tutti quei sensi che lo precedono, vorrei soffermarmi su alcune delle frasi più significative dedicate dal Pontefice all'argomento.

Scrive il Papa:
"L'amore coniugale ha un modo proprio di comunicarsi: generare dei figli. Escludere questa dimensione comunicativa mediante un'azione che miri ad impedire la procreazione significa negare la verità intima dell'amore sponsale, con cui si comunica il dono divino''.
Eppure è la stessa Chiesa di Roma che da duemila anni ci ricorda nel Libro della Genesi che "[27]Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. [28]Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra". Non risultano obblighi matrimoniali, dunque. Eppure essi ebbero anche dei figli, sui quali pare che mai si sia scatenata l'ira di Dio nè sia stata sollevata alcuna voce critica per il fatto di essere nati fuori del sacro vincolo matrimoniale. Non sappiamo, infine, se la coppia in questione abbia mai avuto modo di fare sesso per il puro piacere di farlo, ma l'amara - e pagata a caro prezzo - vicenda della mela indurrebbe ad escludere questa ipotesi.
Continua Benedetto XVI:
''Possiamo chiederci: come mai oggi il mondo, ed anche molti fedeli, trovano tanta difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa, che illustra e difende la bellezza dell'amore coniugale nella sua manifestazione naturale?''.
Ecco, forse è davvero giunto il momento che qualcuno, all'interno delle dorate mura vaticane, cominci sul serio a chiederselo.

Ancora il Papa:
''Certo la soluzione tecnica anche nelle grandi questioni umane appare spesso la più facile, ma essa in realtà nasconde la questione di fondo, che riguarda il senso della sessualità umana e la necessità di una padronanza responsabile, perchè il suo esercizio possa diventare espressione di amore personale. La tecnica non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l'amore''.
Così come non dovrebbe fare la religione - qualunque religione - quando è in gioco l'espressione di una libertà consapevole e responsabile o, addirittura, la vita stessa.

Nel dibattito che ne è seguito ha voluto dire la sua anche il card. Carlo Caffarra, affermando che con il ricorso alla contraccezione di fatto "il concepimento di una nuova persona si trasforma da mistero degno di venerazione in problema da risolvere" e che, inoltre, si perde di vista una verità fondamentale, cioè che "il corpo umano non è mai riducibile completamente ad un oggetto da studiare e da manipolare". Ecco, appunto: se il corpo umano non merita questo trattamento, occorrerebbe domandarsi perchè, viceversa, qualcuno da duemila anni si arroghi invece il diritto di manipolare le menti umane. E di farlo, come la storia ci ha tristemente insegnato, con tutti mezzi a sua disposizione.

Commenti

  1. Mettiamo un po' in chiaro le cose:

    Il matrimonio, nella maggior parte delle culture è un legame fra due individui allo scopo di formare una famiglia. La sua etimologia deriva dal latino matri munus, "compito della madre", o matrem munere, "proteggere la madre, il chè presuppone non solo una relazione tra uomo e donna in quanto individui ma sussiste anche un rapporto con la paternità/maternità che ne scaturisce.
    Il matrimonio, quindi, è tradizionalmente un prerequisito per creare una famiglia, che solitamente costituisce un mattone costruttivo di una comunità o società. Perciò, il matrimonio non solo serve gli interessi di due individui, ma anche gli interessi dei loro figli e della società di cui fanno parte.
    Basterebbe solo questo per affermare che il matrimonio non è solo un "patto tra due persone ma prevede qualcosa in più.

    Nella religione cattolica il matrimonio è un sacramento, ovvero una cosa sacra, un segno di dio, che la Chiesa amministra in suo nome. Non sono nè un patto, nè un legame, nè un rito, ma semplicemente un segno divino che ha efficacia già nel suo esistere (ex opere operato).
    Nel versetto della Bibbia che tu citi (Genesi 1,28) "Dio li benedisse e disse loro..." la parola benedisse può benissimo essere identificato con il sacramento nuziale. Inoltre continuando, al verso Genesi 2,24, si legge "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne". Infine al verso Genesi 3, 16-17, si dice "...Verso tuo marito sarà il tuo istinto [...]Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie...".
    Come si può notare adamo ed eva sono condiariti sposati e quindi i loro figli scaturiscono dal matrimonio.

    Per quanto riguarda il sesso, invece, la religione cattolica gli dà estrema importanza...non solo dal punto di vista procreativo.

    Infatti se leggiamo la Bibbia e precisamente il Cantico dei Cantici, dove due giovani sposi si scambiano parole sensuali d'amore, possiamo notare:
    "...Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino [...]I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli [...]Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano [...]Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora?[...]Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta [...]le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello [...]le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra [...] Il suo petto è tutto d`avorio, tempestato di zaffiri[...]Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico[...]Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d`artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella[...]La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d`uva e il profumo del tuo respiro come di pomi". "Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti..."

    Non mi sembrano frasi che tacciano le pratiche amorose a mera procreazione.

    C'è solo da precisare che nel mondo ebraico, musulmano o cristiano cattolico, ma anche in altre società con diverse matrici culturali e religiose, il matrimonio è per tradizione un prerequisito per i rapporti sessuali. Si suppone che persone non sposate non debbano avere pratiche sessuali al di fuori del matrimonio e tale pratica è socialmente scoraggiata o addirittura criminalizzata...così come ha sostenuto il papa.

    In conclusione, ritengo che il papa ha il diritto di dire quello che ha detto, siamo noi che dobbiamo recepirlo in modo coerente con il nostro status di FEDELI e/o CITTADINI.

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  2. Il problema non sta, infatti, nel fatto di andare a scovare l'esegesi di un testo o l'etimologia di una parola. Perchè in questo la Bibbia - come testo che nasce secoli e secoli addietro, frutto di narrazioni assemblate e tramandate a voce, e poi nuovamente risistemato, per coerenza interna, a causa dell'inserimento del Nuovo Testamento, e comunque oggetto di continue limature se non nel testo quanto meno nelle interpretazioni di molti suoi passi – come dire... non fa testo! Dai a qualsiasi credente un testo sacro e quello lo accetterà. Non importa se poi dentro possano trovarsi passioni carnali e omicide, vendette e stragi, istigazioni all'odio razziale e al sadismo, sentimenti tutti riferiti a un Dio (quello dell'Antico Testamento) molto, ma molto umano, gretto, ipocrita, vendicativo, uso a convivere con le vicende umane e la morte almeno quanto lo erano stati gli Dei pagani dell'Olimpo greco. Magari, nonostante la fede, non tutti si comporterebbero come la Bibbia narra stesse per fare Abramo con suo figlio; ma stai certo che il credente non si discosterà né sarà portato ad interrogarsi, di suo, su quanto gli è stato insegnato essere la Verità.

    Quindi non può essere un problema di quanto scritto nella Bibbia o nei Vangeli, che dovrebbe essere ad uso e consumo dei credenti. Il problema sta nel fatto di voler propalare come universale il messaggio che viene dalla religione, cioè da una dottrina che ha come conditio sine qua non della sua stessa esistenza (specialmente lì dove non riesce ad essere esauriente nella sua spiegazione) un iniziale e acritico atto di fede. Il problema sta nel fatto di riuscire a far abilmente passare come universali, addirittura propri della natura umana, concetti basati su parole che sono già espressione di discriminazione. Per esempio, un Dio che non può che essere coniugato al maschile (guarda cosa è accaduto con il polverone alzato da Il Codice da Vinci!); l'affiancamento dell'aggettivo cristiano (o ebreo, musulmano, induista, animista, ecc.) alla parola bambino, per distinguerlo da altri: ma dove sta scritto che un bambino (se non addirittura un neonato) vada religiosamente identificato con il credo (che implica un atto di fede ben preciso) dei propri genitori? E' proprio nel riuscire ad inculcare nelle nostre menti rappresentazioni parziali (e di comodo?) come queste e nel farle passare come universalmente riconosciute, è proprio in questo che le religioni – o meglio, gli uomini che detengono il potere religioso – fondano la loro strategia millenaria per il controllo delle masse. E non si tratta di essere marxisti: non si è mai vista, infatti, una religione che punta a rivolgersi a poche decine o centinaia di persone e non oltre. Grandi masse = grandi interessi. E ciò sia che si tratti di interessi economici, politici o di altro tipo. Chi controlla le masse, controlla il potere: più estesa è la massa, più ampio è il potere esercitato e quello esercitabile, più grandi sono i benefici e i privilegi goduti. Per questo le autorità religiose puntano da sempre agli assembramenti più ampi possibili: che si tratti di chiese, sinagoghe, templi, stadi, radio/tv poco importa (è di poco tempo fa la "scoperta" del potere di internet da parte del Vaticano). L'importante è far numero, essere uno in più dell'altro. Vade retro culto interiore! Vade retro relativismo! ...Appunto!

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