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Trump people

A VOLTE RITORNANO. Sarebbe stato troppo facile e scontato come titolo. Ormai troppe cose e troppe persone ritornano e non più solo a volte. Il problema, semmai, è COME ritornano. L'era del secondo Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d'America, inizia oggi. E prende il via con una vittoria schiacciante negli Stati chiave e nel voto popolare. Una vittoria che vede il partito Repubblicano impadronirsi delle istituzioni da cui dipendono il potere esecutivo e legislativo, con Trump alla Casa Bianca e Senato e Camera - a meno di clamorose sorprese nello spoglio degli ultimi voti - che sono a un passo dal tingersi del rosso del Republican Party.  A questo si aggiunga la maggioranza dei 9 giudici che compongono la Corte Suprema, la più alta corte della magistratura federale Usa, di cui tre nominati dal tycoon durante il precedente mandato, due da Bush figlio e uno da Bush padre, mentre sono solo tre quelli di nomina democratica (due da Obama e uno da Biden). In questo modo salta de

Quando si dice il teatrino della politica...

Ieri, la vita politica del nostro Paese è stata scossa e messa in frenetica agitazione da una drammatica polemica tra il presidente del Senato, Schifani, e il capo dell'opposizione, Veltroni. Come al solito, ampio spazio sui tg del pomeriggio, della sera e della notte. Per chi se la fosse persa, la vicenda è riassunta oggi in un articolo di Repubblica ripreso da un'agenzia di stampa:

Schifani attacca Veltroni, poi si scusa
Roma, 06 OTT (Velino) - "L'incidente si chiude altramonto - scrive LA REPUBBLICA -. Ma è stato uno 'spiacevole incidente', come alla fine lo bolla la nota delPd. E comunque, per far scendere il sipario sulla querelle scatenata dalla comparsata tv domenicale della seconda carica dello Stato son dovuti intervenire due comunicati stampa della presidenza del Senato e una telefonata personale, se non di scuse quanto meno di chiarimento, di Renato Schifani a Walter Veltroni. (...) A trasformarsi in un caso è l'intervista del dopo pranzo del presidente del Senato a 'Domenica in'.
Quando la giornalista gli chiede di commentare l'uscita dei giorni scorsi del leader Pd sul rischio autoritarismo, Schifani parte con un elogio dell'exavversario politico: 'Continuo a riconoscere a Veltroni ungrande merito: quello di aver iniziato un periodo direciproca legittimazione, avviato con l'incontro tra lui e Berlusconi sulla legge elettorale. Lì si era data una svolta. Poi però vi è stato un avvelenamento dei rapporti politici. In questo avvelenamento registro le dichiarazioni di Veltroni che fanno parte, sì, dello scontro ideologico-politico, ma che vanno osservate'. Dice così, 'vanno osservate', insomma, tenute sotto osservazione. Se un rischio c'è, aggiunge, più che di autoritarismo è che si scada in 'toni eccessivamente accesi: mi auguro invece si torni al clima di confronto precedente'. Poi il presidente parla anche di altro (...). Trascorre poco perchè l'affondo contro Veltroni accenda un mezzo incendio. Poco prima delle 17 da Palazzo Madama parte una prima nota 'per evitare fraintendimenti', ma finisce col peggiorare la situazione. Perchè
'precisa che il presidente del Senato non ha addebitato al leader del Pd l'esclusiva responsabilità dell'avvelenamento del clima'. Come dire, è solo corresponsabile. Il portavoce di Forza Italia Capezzone e il ministro Rotondi ci mettono il carico, danno ragione a Schifani, solo il ministro dell'Interno Maroni fiuta l'incidente e replica con un 'no comment'. Dal Pd parte la contraerea. 'Da chi occupa un ruolo di garanzia e istituzionale come Schifani ci si aspetta che ci pensi non una ma cento volte prima di attaccare il capo dell'opposizione' attacca il numero due Franceschini. Si fanno le 18 e il presidente del Senato decide di chiamare personalmente Veltroni. Il colloquio dura cinque minuti, impiegati da Schifani per spiegare che lui nonvoleva chiamare in causa personalmente il capo dell'opposizione, che non si sarebbe mai sognato di farlo,che tra i due intercorre un ottimo rapporto, e che non a caso proprio lui, Walter, è stato invitato per una colazione di lavoro a luglio a Palazzo Madama. Privilegio toccato solo a Berlusconi e Bossi. Insomma, una 'totale assenza di volontà polemica nei suoi confronti', come preciserà subito dopo una seconda nota del Senato. Seguita da quella finale dell'ufficio stampa del Pd che dichiara chiuso, proprio con la telefonata, 'lo spiacevole incidente'. Veltroni incassa la marcia indietro della seconda carica dello Stato e per lui va bene così (...)".
(red)060903 OTT 08

Ora, senza alcuna volontà di polemica gratuita... Si fa fatica a pensare che un'intera giornata (anche se festiva) abbia potuto essere monopolizzata da una notizia (!) come questa. E ciò, tanto se riflettiamo sull'importanza in sè della vicenda (con tutto quello che sta accadendo in Italia e nel mondo), tanto se riflettiamo sulla risonanza che la cosa ha avuto sui tg di ieri e sui giornali oggi in edicola. Davvero io questi (politici/editori/giornalisti) comincio a non reggerli più!

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