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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Racconto breve: SOGNO D'UNA NOTTE D'ESTATE - © di Marcus

"Mamma...? Mamma?!".

Mamma dorme, nonostante il gran caldo di quest'estate appena agli inizi. Io invece non ci riesco, così sono io ad accorgermi della voce che viene dall'altra stanza.

"Davi...? Che c'è? Tutto a posto?".

"Papi... Non riesco a dormire..." La voce per niente assonnata, ma un po' stranita e lagnosa. Come si conviene ad un bimbo di dieci anni, in fondo.

"Fa caldo, Davi. Apri la finestra e lascia la zanzariera abbassata". Beato lui che può farlo, penso mentre il sudore mi scorre sul collo. Qui nella nostra camera da letto la zanzariera della porta-finestra è rotta da tempo e così d'estate siamo costretti a lasciare le imposte chiuse. E non basta lasciare aperta la finestra del bagno sperando in un po' di corrente d'aria: niente da fare.

"E' già aperta, papi...", mi risponde David, che evidentemente aveva già provveduto per conto suo a prendere in considerazione e poi a scartare quella soluzione.

"Hai sete? Vieni qui a bere un po' d'acqua fresca".

"No... uhm...". Poi, dopo qualche istante di silenzio, il rumore inconfondibile della rete del letto che si piega dalla parte opposta della parete alla quale è appoggiata. Il cigolio sotto il seppur leggero peso di David che si alza e il rumore altrettanto leggero di piedi scalzi che avanzano. Il buio della notte è appena appena rischiarato dal bagliore di un lampione che, nonostante la posizione in giardino, riesce a far capolino dalla finestra aperta del bagno. Il suo chiarore si spande sulla soglia della porta della nostra camera da letto: è quel bagliore ad indirizzare i passi di David. 

Il calpestio si ferma un istante ai piedi del letto. 'Accidenti se è cresciuto...!', penso quando individuo finalmente il suo profilo scuro disegnato sulla parete della stanza. Poi lo vedo allontanarsi dal chiarore per muoversi verso il mio lato del letto e sparire confuso nell'oscurità della stanza.

"Papi...".

"Aspetta che accendo la luce", rispondo muovendo la mano per cercare l'interruttore della lampada sul comodino. "Non voglio buttare tutto per terra".

"Che c'è?!... Che succede...?". Mamma si sveglia di soprassalto e si solleva a sedere. Qualcosa l'ha strappata al suo sonno e per qualche istante è agitata.

"Niente... niente", la tranquillizzo subito. "David aveva caldo e così gli ho detto di venire qui a bere un po' d'acqua". Mentre le spiego trovo finalmente il pulsante e... CLIC.

La luce gialla è tenue, ma si spande subito all'intorno. Mamma alza un braccio per coprirsi gli occhi e comunque abbassa subito il viso. I miei occhi invece non fanno molta fatica ad abituarsi: non stavo dormendo e dopo un solo battito di ciglia sono in grado di vedere...

Nulla. 

Davanti a me non c'è nulla. Di fianco al letto, nulla. E lo stesso anche ai piedi del letto. Giro lo sguardo intorno, cerco con gli occhi David... ma non vedo e non sento alcunchè. Abbasso gli occhi pensando ad uno scherzo, ma niente: lui non c'è nella stanza. Non c'è!!! Come diavolo...

"Ma dov'è David?", chiede mamma vedendo la mia agitazione, ma soprattutto non vedendo il figlio.

"David...? David???".

Silenzio.

Un attimo, poi la prima ad alzarsi dal letto è lei. A passi decisi si dirige verso la camera di David. Io inforco gli occhiali e la seguo subito dopo. In un attimo siamo nella sua stanza: senza pensarci su due volte accendo la luce. Lui è a letto, sdraiato sotto il lenzuolo. E' sudato. La luce lo sveglia: stringe gli occhi riparandoli con le mani, poi decide di nascondere direttamente la testa sotto il cuscino.

"Che succede?", chiede ancora non completamente sveglio.

E' mamma a rispondere: "No... niente, niente. Con papà siamo venuti a vedere se dormivi".

"Non dormivi?", faccio io cercando di nascondere lo stato di agitazione di pochi istanti prima.

Lui si sporge da sotto il cuscino, l'aria un po' imbronciata: "Stavo sognando... Avevo tanta sete e venivo a bere l'acqua in camera vostra...".

Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Telepatia..fra padre e figlio..sognavate la stessa cosa..
    Marcus, chiedo perdono, me lo son proprio dimenticata che il 30 è il tuo compleanno..AUGURI VECCHIONE!! e buon week end!!
    Debby

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  3. tua mamma secondo me era una santa quando eri piccolo !!!

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  4. Per Debora e Marianna:
    Ma gli auguri in ritardo sono sempre auguri...! E sempre apprezzati!!!
    Grazie e buon fine settimana anche a voi!

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