Il 'partito degli onesti'

Sono passati tre giorni... Solo tre giorni da quando il neo-segretario politico del Pdl nonchè ministro della giustizia disegnava con le parole il futuro del partito:

Noi dobbiamo costruire un partito in cui tutti possano partecipare, ma stiamo attenti a non commettere gli errori della prima Repubblica. (...) Perché, presidente, io lo dico chiaro: noi dobbiamo lavorare per un partito degli onesti.

Per dirla con le parole de Il Fatto Quotidiano: "Il governo ci riprova. E lo fa infilando nel documento della manovra una norma che salva il Cavaliere e la Fininvest dal salasso economico derivato dalla possibile condanna in appello (prevista il 9 luglio) per il lodo Mondadori. Tradotto in cifre (da capogiro): 750 milioni da versare alla Cir di Carlo De Benedetti. In sostanza aggiungendo un comma all’articolo 283 e modificando, in parte, l’articolo 373, si sospende l’esecutività del risarcimento quando la cifra supera i 20 milioni. Sospensione rimandata alla decisione finale della Cassazione".

Ma a voler leggere fra le righe del discorso di Alfano del 1 luglio scorso (chi volesse, può trovare qui video e testo), tanti sono i passaggi che avrebbero bisogno di essere sottotitolati per essere riportati alla realtà. Un po' come si fa alla pagina 777 di Televideo: però più che per i non udenti, per i non vedenti! Per coloro che dimenticano facilmente o che fanno finta di non vedere. Mi sono preso la briga di inserirli, man mano, nella parte centrale dell'intervento del neo-segretario.

Noi intendiamo continuare a raccogliere il soffio vitale che viene dalla società e tradurlo in azione di governo. Perché noi chi siamo? Noi siamo quelli, presidente, che hanno alcuni valori: la vita. Da noi ci sono laici e ci sono cattolici, ma tutti pensano che la vita qualcuno la dà e qualcuno la toglie, e quel qualcuno non è il Parlamento! Da noi ci sono laici e ci sono cattolici, ci sono uomini coniugati e uomini separati. Ma tutti credono che il nucleo essenziale della società sia la famiglia composta da un uomo, da una donna che fanno figli e che facendo figli alimentano il destino di una comunità.
 
E qui ci sono, presidente, quelli che in Italia, anche nell’ultimo paese di periferia, rappresentano l’idea che la persona viene prima dello Stato e che lo Stato non dà i diritti alla persona: li riconosce.
E noi siamo quelli che credono nella libertà di educazione, nella libertà di un papà e di una mamma di scegliere il modello educativo per i figli, attraverso una libertà di scelta in cui mai viene messo in dubbio il significato della scuola pubblica, ma in cui papà e mamma hanno la libertà di scegliere il modello educativo per i figli.
 
Noi siamo quelli che credono che la più grande delle oppressioni statali può essere quella fiscale, e che l’oppressione fiscale ha però anche una sua dinamica selettiva, cioè una quota di fisco libero, ed è l’otto per mille, attraverso il quale lo Stato dice al cittadino: decidi tu a quale ambito devolvere un pezzo dell’imposizione statale. Questo grande spazio di libertà noi continueremo a coltivarlo perché ci crediamo fino in fondo.
E poi noi crediamo, presidente, al di là delle formule 'libertà di mercato' o 'economia sociale di mercato', noi crediamo in una cosa: che la società faccia spesso, più e meglio dello Stato, alcuni mestieri che è meglio che lo Stato non faccia. E che questo principio si chiama sussidiarietà. E che la sussidiarietà è il modo più moderno di declinare il principio di libertà. E che noi siamo il partito della sussidiarietà. Ecco, questo noi siamo e questi sono i nostri valori.

Ecco perché io dico che noi siamo questo, presidente, perché nessuno è riuscito a smentire che noi siamo tutto ciò in questi 17 anni della nostra storia. Non abbiamo mai votato una legge incoerente col principio della vita, col valore della vita, della famiglia. Non abbiamo mai votato una legge che fosse contro la sussidiarietà, non abbiamo mai votato una legge che accentuasse l’oppressione fiscale, non abbiamo mai votato una legge che andasse in una direzione contraria ai rapporti con quell’unico occidente.

Noi siamo, dobbiamo rendercene conto, un governo che ha ottenuto in questi tre anni grandi risultati. E non è una pura elencazione di risultati. Dire, presidente, che noi abbiamo tenuto i conti in ordine o dire che noi abbiamo fatto tutto ciò che gli altri avevano detto di voler fare e non avevano mai fatto, cioè abbiamo fatto le leggi dei sequestri contro la criminalità organizzata. Dire che abbiamo fatto la riforma della scuola, la riforma della giustizia civile, abbiamo innovato la pubblica amministrazione, abbiamo reso grande il nostro Paese rispettando gli impegni internazionali e abbiamo salvato centinaia di migliaia di posti di lavoro attraverso i cosiddetti ammortizzatori sociali e facendo sì che fossero evitate grandi crisi aziendali. Lo abbiamo fatto con il lavoro dei nostri parlamentari, che io ringrazio qui di cuore per il sostegno leale dato al Governo e per tutto quello che hanno fatto in questi anni.

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E lo abbiamo fatto, mi sia permesso senza piaggeria, al Senato, anche grazie alla guida di un presidente, che meno male che l’avevamo, e cioè Renato Schifani, la cui presenza qua mi fa tanto piacere perché la leggo anche come un atto di affetto personale.

Cioè presidente, noi che cosa abbiamo fatto? Siamo stati riformatori in tempo di crisi, siamo riusciti ad essere riformatori in un tempo di crisi. Abbiamo chiesto agli italiani sacrifici sostenibili per non fare pagare domani ai loro figli, ai nostri figli, il costo salatissimo di un Paese al disastro. Abbiamo chiesto agli italiani un sacrificio sostenibile perchè poi i loro figli non pagassero un conto più salato: l'abbiamo fatto per i loro figli, non l'abbiamo fatto per noi. Noi abbiamo voluto dare l'esempio con i costi della politica tagliando prima che i condomini dei palazzi delle periferie e chi vive là dentro, i costi di chi vive là dentro, tagliando i condomini della politica. Non lo abbiamo fatto per la cifra economica del risparmio, lo abbiamo fatto per la cifra etica rappresentata dal fatto di cominciare da noi stessi.

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Abbiamo fatto tutto, presidente? La domanda è, diciamolo con serietà agli italiani: abbiamo fatto tutto? Abbiamo fatto esattamente tutto quello che avremmo voluto fare? No. Abbiamo fatto tutto il possibile. Abbiamo fatto esattamente tutto ciò che la crisi ci ha consentito di fare. Questa è la verità. Noi non abbiamo fatto tutto ciò che avremmo voluto fare: abbiamo fatto tutto ciò che era possibile fare. Perchè siamo nel tempo delle formiche e non delle cicale. E allora dobbiamo chiederci che cosa sia governare in tempo di crisi. Ne parlavo l'altro giorno col presidente quando lui diceva in Parlamento tutti i governi occidentali hanno perso. Hanno perso perchè la crisi ha fatto sì che un'alternanza destra/sinistra, ma vi fosse un pendolo battente sempre contro i governi in carica. Perchè il popolo con chi deve prendersela se le cose non vanno bene? Con il governo in carica.

Però noi dobbiamo essere consapevoli di cosa è la leadership in un tempo di crisi e cosa significhi governare in un tempo di crisi. Io ci ho riflettuto e penso che innanzitutto significa dare la tranquilla certezza che il Paese è in mani sicure. La tranquilla certezza significa che noi proteggeremo con tutte le nostre forze il tenore di vita degli italiani, il loro benessere, il benessere che hanno saputo conquistarsi con i sacrifici di una vita. E poi non dobbiamo occuparci solo di difendere e proteggere il tenore di vita degli italiani che è sotto attacco di una crisi che non è dipesa da noi: dobbiamo dare una chance anche ai loro figli, dobbiamo dare una chance ai più giovani che quel benessere vogliono conquistarselo.

Ecco perchè noi dobbiamo promuovere sempre più, anzi dobbiamo diventare sempre più il partito del merito e del talento. Perchè senza merito e senza talento non vincono i migliori, non vincono i migliori.

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E abbiamo chiarissimo il problema del precariato e proprio per questo ringraziamo chi al Governo, a cominciare dal ministro Sacconi, si è battuto in questo senso. E proprio perchè lo abbiamo chiaro diciamo che noi sulla capacità lavorativa di questi ragazzi investiamo fino in fondo.

Poi c'è un altro aspetto che il presidente Berlusconi aveva messo, a proposito di governare in tempo di crisi, al centro della nostra agenda politica e dobbiamo rimetterlo al centro, presidente, grazie al contributo delle Regioni. Parto da lontano e poi ci arrivo. Il precariato che cosa produce? Il precariato produce anche difficoltà di accesso al credito. E ciò cosa produce? Produce il fatto che non si possa avere la casa, perchè va in banca e il precario non ha diritto al mutuo. E quando non hai la casa non ti sposi e se non ti sposi non fai figli, ti sposi  tardi e ne fai o zero o uno. E cala la demografia del nostro Paese. Ecco perchè noi in una futura agenda di governo che è quella del prossimo biennio, presidente, dobbiamo rimettere al centro quel tema della casa che è il motore anche delle politiche demografiche, delle politiche familiari per la tradizione e la storia del nostro Paese.

Significa, governare la crisi, creare una società più giusta. E questo si fa anche attraverso la lotta all'evasione fiscale. Diciamolo. E lo dobbiamo dire veramente. La lotta all'evasione fiscale, fatta senza angherie ma rispettando la legge, è un pilastro per la costruzione di una società più giusta, per fare sì che ciascuno paghi il giusto ed evitare che i furbetti non paghino il proprio facendo pagare il conto alle persone oneste. E anche questo significa tagliare gli sprechi.

E siamo però tutti consapevoli che queste sono risposte locali a problemi globali, perchè la crisi è globale. E che noi spesso con le politiche economiche del nostro governo ci siamo trovati con l'estintore a Roma, a spegnere un incendio che era stato appiccato dall'altra parte dell'oceano, dall'altro capo del mondo. E con l'estintore da Roma non riesci a spegnere un incendio appiccato dall'altra parte del mondo!

Domanda, altra domanda: siete convinti che in questo tempo di crisi e illustrati questi risultati del nostro governo in questi tre anni, la sinistra avrebbe potuto fare meglio di noi? Cioè, questa sinistra avrebbe potuto fare meglio di noi? Allora dobbiamo ricordarlo tutti, perchè altrimenti entriamo nella trappola psicologica dei nostri avversari: gli ultimi sedici anni del nostro Paese sono stati governati otto anni dal centrodestra e otto anni dal centrosinistra. Metà l'uno. Il nuovo contatore comincia a decorrere a partire da questo giugno. Otto anni l'uno. Poi non è colpa nostra, se loro hanno avuto in questi anni di governo o di opposizione Occhetto, Prodi, D'Alema, D'Alema bis, Giuliano Amato, la candidatura di Rutelli, poi di nuovo Prodi, poi ha perso Veltroni... e noi abbiamo avuto sempre Berlusconi. Mica è stato sorteggiato: ha vinto!

La sinistra ha avuto la chance di governare il Paese: l'ha avuta due volte. E non l'ha saputa sfruttare: perchè? Perchè non ha prodotto riforme e ha dato instabilità. Noi abbiamo saputo creare stabilità e riforme e oggi abbiamo l'onestà di dire anche in presenza della sconfitta alle elezioni amministrative che la sinistra è prigioniera di tre radicalismi: un radicalismo etico, un radicalismo sociale e un radicalismo giudiziario. E se voi ci riflettete, non è la nostra opposizione parlamentare ad avere vinto le elezioni amministrative, ma sono esattamente questi tre radicalismi, che tengono sotto scacco la nostra opposizione parlamentare, il Pd, rendendola prigioniera ed impedendole di diventare un grande partito riformatore italiano. Sennò come si spiega l'idea che lo stesso Veltroni aveva concepito le primarie e la vocazione maggioritaria per darci un taglio con questo caravan serraglio che era la loro coalizione!
Sulla loro coalizione solo una cosa. Vedete, noi abbiamo avuto tre fasi: il Polo delle libertà, la Casa delle libertà e il Popolo delle libertà. Al centro sempre un valore. E loro? Hanno avuto: asinelli, magherite, querce, ulivi, animali e piante al posto di un valore!

[e continua a sbagliare il nome:
perchè qualcuno non glielo insegna una volta per tutte?]

Del resto chiedetevi perchè non vanno mai oltre, quando parlano dei loro valori, oltre il riconoscersi nella Costituzione. Anche noi ci riconosciamo nella Costituzione. E anche noi, come loro, pur riconoscendo la sacralità della Costituzione e soprattutto della sua prima parte, anche noi, come loro, vogliamo cambiarla laddove c'è da ritoccarla. Anche loro l'hanno cambiata e hanno tentato anche loro di cambiarla. Perchè non vanno oltre? 'Ah, noi ci riconosciamo solo nella Costituzione', come se la squadra di calcio invece di chiamarsi col nome si chiamasse Regolamento. Perchè appena superano il recinto della Costituzione e individuano un valore, litigano. Noi qua abbiamo potuto dire vita, persona, famiglia, solidarietà, comunità, sussidiarietà, abbiamo potuto dire cinque, dieci nostri valori di riferimento. Provate a farli dire a loro! La Costituzione! La Costituzione: perfetto. Il regolamento siamo d’accordo. Ma noi in più abbiamo i valori!

[un'immagine e alcuni racconti sui Valori: qui e qui]

Lei è stato perseguitato dalla giustizia, perché nel '94, quello del mio facsimile, lei aveva 58 anni, non è possibile che fino a 58 anni non le sia successo niente e da quando è entrato in politica le è successo di tutto in riferimento a fatti di prima. Lei è stato un perseguitato.
Con onestà, visto che è un nuovo inizio, noi dobbiamo dire che non tutti lo sono.
Ecco: questa affermazione, di tante, è l'unica che non abbia bisogno di sottotitoli che debbano ricondurla a verità, tanto è vera di suo...!

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