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88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

Elezioni 2018: ai Cinque Stelle serve la seconda gamba

COM'ERA AMPIAMENTE PREVEDIBILE, a legge elettorale complicata e senza senso non può che corrispondere un esito elettorale altrettanto complicato e senza senso.

A meno di clamorose sorprese dallo spoglio dell'uninominale, lo scenario derivante dal voto sembra ormai ben delineato: centrodestra (comunque la compagine con più preferenze) e centrosinistra (con il tracollo del Pd) sono ben lontani da quel 40% che poteva consentire una maggioranza parlamentare con questa legge elettorale; e il trionfo del M5S, seppur di gran lunga il primo partito (con più di dieci punti di percentuale sul secondo), non porta tuttavia a Di Maio&co i numeri per governare da soli.

Di certo i pentastellati, per dirla con Bonafede (il primo a focalizzare perfettamente la situazione fin dalle primissime proiezioni), rappresentano "il pilastro della prossima legislatura". Ed è evidente il perché: al netto dell'opera di moral suasion che riuscirà a realizzare il Capo dello Stato nelle consultazioni dei prossimi giorni, tutti dovranno fare i conti con l'affermazione netta e numericamente pesante di un partito che da solo è riuscito a prendere pressoché gli stessi voti dello schieramento Berlusconi-Salvini-Meloni-Fitto.

Ma se questo è vero, è vero tuttavia anche il contrario: e cioè che il M5S, se vuole andare al governo, non può pensare di non scendere a qualche compromesso con i nemici giurati del Pd (impresa di certo più facile con Renzi fuori dalla scena...) o con le forze destrorse di Lega e FdI. In ogni caso, quindi, Di Maio dovrà sporcarsi le mani. D'altronde le dichiarazioni degli ultimi giorni del leader M5S raccontavano di possibili aperture in questo senso, segno che i sondaggi segreti degli ultimi giorni suggerivano proprio lo scenario che si sta delineando a dodici ore dalla chiusura dei seggi.

E questo sarà proprio il principale banco di prova del candidato premier pentastellato. Più di dimostrare di saper mettere in piedi una squadra di ministri credibile e competente; più di sapersi scrollare senza contraccolpi l'immagine di Grillo da dietro le spalle; più di saper traghettare il Movimento in una fase nuova, orfana dei due fondatori. Più di tutto questo, Di Maio dovrà riuscire a convincere il suo popolo che fare politica e governare vuol dire anche prendersi la responsabilità di scelte e sacrifici non facili. Soprattutto verso i propri elettori. Perché uno statista, per essere tale, deve dimostrarsi non più pro domo, ma erga omnes

Riusciranno i nostri eroi...?

Commenti

  1. ricordo il 2013 quando non vollero essere la seconda gamba di Bersani, oggi il problema si ripropone ma Bersani è diventato piccolissimo

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    1. Con una differenza sostanziale. La scelta di Grillo allora fu dettata dall'esigenza di mostrarsi necessariamente duri e puri, coerentemente col la bandiera della diversità da tutti gli altri imbracciata a piè sospinto: non un partito, ma un movimento; non finanziamenti pubblici; non mestieranti della politica; nè di sinistra nè di destra... Oggi, come primo partito, votato da un italiano su tre, c'è il peso della responsabilità di governare. E quindi la necessità (e forse la voglia) di aprire e aprirsi.
      Purtroppo Bersani oggi è piccolissimo, è vero. Con grande rimpianto di una parte del M5S...

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