E SE LA STRATEGIA DI MAIO-SALVINI fosse molto più profonda di quel che appare? Se la loro pensata andasse ben oltre il semplice accordo per la spartizione della presidenza delle Camere e l'individuazione di un possibile percorso comune di governo? Se l'accordo puntasse invece ad andare al voto nuovamente e in tempi brevi?
Pensateci un attimo: non ci vuol molto a capire che a dieci giorni dal voto i due partiti usciti vincitori dalle urne continuino a raccogliere consensi e a salire nei sondaggi. Il M5S sta navigando sull'onda del "successo, finalmente!" nonchè dell'aspettativa positiva creata con la presentazione in grande stile della squadra di governo. Che però, com'è ovvio, non può subire i tagli a cui inevitabilmente andrebbe incontro in caso di un eventuale accordo con altre forze politiche. Dal canto suo, la Lega ha capito di essere l'unica forza trainante del centrodestra e di poter raccogliere l'eredità ventennale di Berlusconi. Che infatti, ridimensionato dal voto, continua a perdere consensi a favore di Salvini.
Entrambi potrebbero aver realizzato di potersi prendere il cucuzzaro...
D'altronde, perchè stupirsi? La legge elettorale partorita dal Patto del Nazareno è stata pensata da Renzi e Berlusconi proprio per fare piazza pulita del M5S e delle piccole aggregazioni, con l'intento di riportare i voti di questi partiti fra le fila, rispettivamente, del Partito Democratico e di Forza Italia. Di Maio e Salvini l'hanno capito. E hanno capito pure che, in forza del successo elettorale, possono rendere la pariglia: sgomberare definitivamente il campo a sinistra e a destra dai resti di Pd e Fi e spartirsi la scena politica italiana dei prossimi anni.
E per far questo basta andare dal Capo dello Stato e rivendicare a se stessi la guida del governo, chiudendo alla possibilità di qualsiasi alleanza e a qualsiasi ipotesi di governo di unità nazionale. Di fronte a uno scenario del genere, nonchè all'insussistenza di altre forze politiche di peso in grado di raccogliere una maggioranza, a Mattarella non rimarrebbe che rimandare tutti al voto. Cvd.
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