I social poveri

In realtà:
- basterà che un anziano (una mamma o un papà) viva con un figlio che lavora (o lavoricchia)o insieme alla famiglia di questi per essere tagliato fuori dal beneficio: lui e tutti i componenti del nucleo familiare;
- basterà che il beneficiario decida un giorno (un giorno soltanto) di riempire il cestello della spesa con uno sfizio (uno soltanto, a scelta tra: un etto di prosciutto, un torrone piccolo, una bistecchina con l'osso o un goccio di benzina) per sentirsi rimproverare dalla Carta: "Uelà! E i prossimi giorni che facciamo, digiuno pannelliano?";
- basterà che il beneficiario si rechi alle Poste per pagare con la Carta la bolletta elettrica o quella del gas (magari quella invernale) per sentirsi obiettare acidamente dall'operatore allo sportello: "Guardi che non accettiamo pagamenti rateali: con gli altri 65 euro di differenza che fa, concilia?";
- per non parlare dei progetti e investimenti pianificati dal beneficiario (del tipo: "Aha! Ho speso solo 6,50 euro questo mese, così mi pago la gita anziani al Lourdes in pullman del 30 prossimo!") e della botta di vederli sfumare all'improvviso di fronte al mancato funzionamento della Carta perchè... come avverte il Governo, "nel corso del 2009, la Carta sarà caricata ogni 2 mesi con 80 euro, sulla base degli stanziamenti via via disponibili".
Ma una cosa buona questa Carta l'ha prodotta. Grazie ad essa, finalmente oggi nel nostro Paese conosciamo la reale unità di misura degli italiani poveri. Che, per i nostri governanti, valgono - in questo momento di profonda crisi economica - un supporto pari a 40 euro pro-capite. Spero che se ne ricorderanno - e spero che ce ne ricorderemo anche noi - quando sarà il momento di approvare, con un voto del tutto bipartisan, la legge che ritocca la remunerazione di parlamentari e ministri. Quante unità di misura, quante social card varrà quel ritocco?
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