BREVE STORIA TRISTE. Il voto degli italiani del 4 marzo scorso, con il famigerato
Rosatellum, ha prodotto il temuto (voluto?) effetto della ingovernabilità. In mancanza di una maggioranza, dopo qualche tentativo ne è stata creata una fra il movimento più votato e il partito più forte della coalizione che ha ricevuto più voti. Questa maggioranza, messo insieme un contratto di governo, ha identificato un possibile premier che ha ricevuto dal Presidente della Repubblica l'incarico di formare il governo. Salito al Quirinale con la lista di ministri, il premier incaricato ha avuto il veto del Capo dello Stato sul nome del ministro dell'Economia. Non intendendo proporre altri al suo posto, d'accordo con i leader dei due partiti di maggioranza, il premier incaricato ha rimesso l'incarico.
Fin qui la breve storia triste di un governo che non è stato messo in condizione di governare per un processo alle intenzioni (l'uscita dell'Italia dall'euro) che, peraltro, non trova riscontri nel programma di governo sottoscritto dai due partiti di maggioranza. Per tutta risposta, le tensioni dei mercati e la loro maggiore incarnazione minatoria, lo spread, hanno iniziato ad alzarsi, innescando la prevista (voluta?) reazione a catena di paure e ricatti.
E' chiaro che solo un governo avviato può far fronte alla crisi dei mercati e alle loro pressioni. Non ci vuole molto a capirlo. Non servono geni o capoccioni. E stupisce, anzi, che la pletora di consiglieri giuridici, economici, finanziari e altro di stanza al Colle non abbia saputo guardare alla curva dopo e indicare una linea. Giusta o sbagliata che fosse, ma comunque non confusionaria come questa.
Gli italiani si sono espressi col voto. Non è che questo possa valere solo se il voto piace; deve valere in ogni caso e in ogni caso deve essere data alla maggioranza che ha vinto, se c'è, la possibilità di governare. Questa è la democrazia. Tutto il resto non lo è. Non lo è in questa occasione e non lo è stato in passato, almeno dal 2011.
La situazione attuale è fluida e molto confusa. Anche il recente via vai col Quirinale del nuovo premier incaricato Cottarelli lascia molte perplessità e molti dubbi: su cosa stia a indicare (caselle mancanti alla voce di qualche dicastero?), sui possibili risvolti in caso di rinuncia di Cottarelli o di un governo bocciato alle Camere.
Oppure Mattarella potrebbe essere disponibile a una marcia indietro, a una riapertura alla maggioranza M5S-Lega, al contratto di governo esistente e al nome di Savona al MEF? Una soluzione che avrebbe il sapore di un danno e di una beffa insieme a questo punto... Oppure, ancora, scioglimento delle Camere e nuove elezioni a settembre? A inizio agosto sinceramente mi pare che non piaccia a nessuno: nè ai candidati nè agli elettori... Boh.
Ma nel frattempo, non solo non abbiamo un governo da ormai 100 giorni, ma neanche un Parlamento funzionante. E lo spread, checchè se ne pensi e per quanto aleggi sulle sorti italiane come un incubo, non sarebbe il principale problema a questo punto: basti pensare che il giorno del
niet a Savona era a 190 e ieri, dopo la passeggiata di Cottarelli al Colle, è schizzato a 330. Ma non si era detto no a Savona proprio per evitare che salisse?
E' chiaro che le responsabilità di questa impasse istituzionale non sono solo in capo al Quirinale.
E soprattutto che non sono solo il frutto dei fatti di questi ultimi
giorni. Se da una parte è giusto che Di Maio e Salvini debbano prendersi la responsabilità che il voto degli italiani ha consegnato loro, è altrettanto vero che proprio la possibilità di mettersi alla prova non gli è stata concessa. E questo non può essere di certo ascritto a M5S e Lega.
Quanto al tormentone tanto in voga da domenica scorsa sull'ipotesi che Savona sia stato nient'altro che una scusa, la mossa di un mefistofelico piano più ampio di Salvini per restare perennemente in campagna elettorale, la ritengo una tesi così smaccatamente renziana che prenderla per buona vorrebbe dire soltanto continuare ad alimentare le bugie che quel signore sta raccontando da 4 anni e mezzo. Se pensiamo che solo ieri sera, a
Otto e mezzo, Renzi nella stessa frase è riuscito ad escludere la possibilità di un accordo con Berlusconi e ad annunciare la nascita di un fantomatico "fronte repubblicano"... Se non fosse da prendere a schiaffi, quanto meno da parte di chi ha creduto davvero nella dignità calpestata del pensiero socialista, sarebbe da riderci su mezz'ora.
Tutto si ripete e gli Italiani sono gli stessi...da sempre !
RispondiElimina29 ottobre - 1922- Su invito del re, Mussolini viaggia verso Roma. A Milano viene assalita e devastata la sede dell'Avanti!, il giornale socialista.
30 ottobre - Mussolini giunge a Roma, dove il re lo incarica di formare un governo. Viene permesso che le squadre fasciste entrino nella capitale senza essere contrastate né dall'esercito né dalle forze di polizia.
31 ottobre - Il re approva la costituzione di un governo di larghe intese presieduto da Mussolini e formato dai fascisti Alberto De Stefani (finanze), Giovanni Giuriati (terre redente) e Aldo Oviglio (economia), dal nazionalista Luigi Federzoni (colonie), dal filosofo idealista Giovanni Gentile (istruzione), dal conservatore Giuseppe De Capitani d'Arzago (agricoltura), dal liberale giolittiano Teofilo Rossi (commercio), dai democratici moderati Giovanni Antonio Colonna di Cesarò (poste) e Gabriello Carnazza (lavori pubblici), dai popolari Vincenzo Tangorra (tesoro, poi tesoro e finanze riuniti) e Stefano Cavazzoni (lavoro), e dai militari Armando Diaz (guerra) e Paolo Thaon di Revel (marina). Mussolini assume personalmente i ministeri dell'interno e degli esteri.
Novembre
10 novembre - Promulgati i primi atti del governo fascista, tutti a favore dei grandi industriali: abolizione della nominatività dei titoli azionari, revisione dei contratti per le forniture di guerra, riduzione delle imposte di successione, cessione dell'esercizio dei telefoni a società private; inoltre la legge agraria presentata dal governo precedente viene ritirata
16 novembre - A seguito del celebre discorso del bivacco, il governo Mussolini ottiene, con ampia maggioranza, la fiducia della Camera. Fra coloro che votano a favore si segnalano Alcide De Gasperi, Giovanni Giolitti, Ivanoe Bonomi, Vittorio Emanuele Orlando e Giovanni Gronchi
20 novembre - Conferenza di Losanna, cui partecipa Mussolini in qualità sia di primo ministro che di ministro degli esteri. La conferenza chiude l'annosa questione greco-turca e segna l'ascesa al potere di Kemal Ataturk
24 novembre Mussolini chiede e ottiene dalla Camera i pieni poteri che egli reputa necessari per una radicale ristrutturazione della pubblica amministrazione e del sistema impositivo
( Copia e incolla da Wikimedia )
Un abbraccio
Beh, voglio proprio sperare di no, caro zio!
Elimina