A POCHE ORE dall'esito dall'incontro fra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte, che ha visto quest'ultimo rimettere il mandato per il veto del Capo dello Stato sulla proposta di Paolo Savona al Ministero dell'Economia e Finanze, così l'ex Presidente della Corte Costituzionale
Valerio Onida spiegava ai microfoni di
Radio Radicale il significato dell'articolo 92 della Costituzione.
[Onida] La Costituzione dice delle cose molto chiare: per quanto riguarda la nomina del governo, come si sa, la Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica nomini il Presidente del Consiglio e, su proposta di questi, i ministri. Naturalmente la nomina del Presidente del Consiglio non è per una scelta del Presidente della Repubblica: è in funzione dell'ottenimento da parte del governo del voto di fiducia. Perchè noi siamo in un sistema parlamentare, non in un sistema presidenziale nel quale il presidente eletto ha il potere di indirizzo politico.
Il potere di indirizzo politico attivo nel nostro sistema è del governo, sorretto dalla maggioranza parlamentare. Quindi in questa situazione il Presidente della Repubblica può evidentemente esercitare una sua influenza - è stato definito benissimo da Ruini
[Presidente della Commissione per la Costituzione Meuccio Ruini, ndr] "magistrato di persuasione e di influenza" - può dare suggerimenti, può dare consigli, può dare avvertimenti, può esprimere preoccupazioni, ma non ha un potere di decisione definitiva sull'indirizzo politico e quindi sulla scelta delle persone che devono andare a realizzare l'indirizzo politico di maggioranza, se una maggioranza c'è.
Il compito del Presidente è valutare se c'è la presenza di una maggioranza e dare l'incarico in modo tale che si verifichi questo in Parlamento. Perchè il momento della verifica è quando il governo si presenta in Parlamento e ottiene o non ottiene la fiducia.
Allora, per la scelta dei ministri, certo che il Presidente della Repubblica può dare suggerimenti, può avanzare perplessità. Tutti ricordano il caso di Scalfaro che si oppose alla nomina di Ministro della Giustizia di Cesare Previti; poi fu nominato ministro, ma Ministro della Difesa e non della Giustizia. Ma un conto è fare delle obiezioni sul piano, diciamo così, delle opportunità: in quel caso si trattava in qualche modo di conflitto di interessi per il fatto di essere avvocato di Berlusconi. Un altro conto è fare obiezioni definitive, che attengono alla linea politica del governo. Perchè l'obiezione non è: Paolo Savona o no al governo. E': questo governo sposa una linea politica o un'altra? E quale è la linea politica?
L'obiezione sulle persone può aver riguardo a caratteristiche personali, conflitto di interesse, ma un'obiezione di tipo politico dovrebbe aver riguardo alla linea politica. E, ripeto, la linea politica del governo non è decisa dal Presidente della Repubblica. E' una prerogativa del governo, con l'avallo della maggioranza parlamentare. Allora: o non c'è una maggioranza e allora il Presidente della Repubblica, giustamente, non dà l'incarico se non si prospetta un voto di maggioranza alle Camere, esplora altre possibilità e alla fine dovrebbe fare almeno qualche tentativo perchè solo di fronte al voto negativo delle Camere allora si potrebbe arrivare allo scioglimento delle Camere e al nuovo voto, perchè non c'è una maggioranza. Ma se c'è una maggioranza c'è, si prospetta una maggioranza, bisogna metterla alla prova, bisogna consentirle di esprimersi. E per consentirle di esprimersi bisogna nominare il governo e il governo deve essere un governo che vada in Parlamento subito a chiedere il voto di fiducia.
Su questo terreno non credo che il Presidente della Repubblica possa opporre un veto assoluto alla scelta di uno dei componenti della compagine governativa per ragioni che attengono alla linea politica, all'indirizzo politico.
[giornalista] Però ci faccia capire, perchè Sabino Cassese invece ieri sul
Corriere della Sera - e lei sicuramente lo avrà visto - scrive che "la Costituzione dispone che la nomina del capo dell'Esecutivo è di competenza del Quirinale. E prassi e scienza giuridica sono nel senso che scelta e nomina sono atti presidenziali a cui si aggiunge un'autorizzazione parlamentare, la cosiddetta fiducia".
[Onida] No, no. Questo è, diciamo... posso dire sbagliato? Quella parlamentare non è una autorizzazione: è l'espressione del voto, dell'esistenza di una maggioranza che appoggia la linea politica del governo. Non è un'autorizzazione esterna. Questo proprio credo si debba dirlo a tutte lettere.
Se per "atti presidenziali" si intende un atto libero, discrezionale del Presidente della Repubblica, non è così. Perchè la scelta del Presidente del Consiglio è, diciamo, orientata alla formazione di un governo che possa avere la maggioranza parlamentare. Non è che il Presidente della Repubblica possa nominare un Presidente del Consiglio che piace a lui, anche se è sicuro, per esempio, che questo non otterrà mai il voto della maggioranza del Parlamento.
E per quanto riguarda la nomina dei ministri, avviene su proposta del Presidente del Consiglio e ancora una volta - ripeto, il Presidente della Repubblica può esercitare i suoi poteri di influenza, la moral suasion, anche opponendosi per ragioni che attengono alla persona. Ma non mi pare che possa obiettare ad una scelta con motivazioni che attengono esclusivamente alla linea politica del governo. Che o avrà la maggioranza in Parlamento, e allora è abilitato a governare, o non ha questa maggioranza, e allora non deve governare e dovrà essere sostituito (il governo).
[giornalista] Tornando sempre a Sabino Cassese, lui sulla nomina dei ministri dice che il Presidente del Consiglio propone e il Presidente della Repubblica nomina. Però dice: "e quindi può anche non accettare proposte".
[Onida] Appunto, siamo sempre là: per quali ragioni? La compagine governativa si forma intorno a un indirizzo politico, a un programma di governo, a una personalità del Presidente del Consiglio che - ripeto - potenzialmente è quello che aspira ad avere la fiducia delle Camere; poi ci sarà la verifica delle Camere. Ma in tutta questa crisi abbiamo visto che il Presidente della Repubblica ha giustamente avviato consultazioni per verificare se e quale maggioranza poteva esserci in Parlamento. E formazioni di diverso tipo, che aprivano a diverse ipotesi. Siamo arrivati ad una ipotesi, che è quella del governo tra Cinque Stelle e Lega, che sembra avere la maggioranza perchè i due partiti, fino ad adesso almeno, hanno concordemente detto questo su questo governo, con questo programma, siamo d'accordo.
E allora, se c'è una maggioranza come può il Presidente della Repubblica dire: a me questa maggioranza non piace o non mi piace questo elemento del vostro programma politico o non mi piace questo ministro perchè ha un programma politico che io non approvo. Non ha un potere di questo genere il Presidente della Repubblica. Può - ripeto - esercitare fino in fondo il suo potere di moral suasion, di persuasione e d'influenza. Non ha un potere nè di veto assoluto per ragioni politiche, di linea politica; nè di decisione libera sulla compagine governativa.
[giornalista] Allora come si sbloccherà questo stallo? Il Presidente può insistere ancora a dire no su Paolo Savona?
[Onida] Ripeto, per me un potere di veto assoluto per ragioni di linea politica non ce l'ha. Potrebbe, in ipotesi, dire: ma siete sicuri che con un uomo di questo genere il Parlamento esprime un voto di fiducia a maggioranza? C'è la maggioranza, tenendo conto che, per ipotesi, questa persona ha espresso delle posizioni anti-Euro invece nello stesso programma di governo si dice che non si vuole uscire dall'Euro? Potrebbe fare questo tipo di osservazioni. Ma se poi invece risultasse che la proposta è conforme al programma che il governo di propone di realizzare e che questo programma ha l'appoggio della maggioranza parlamentare, come può il Presidente della Repubblica opporsi in nome di una propria scelta politica diversa? Non può. Solo se si fosse di fronte a una scelta politica... che so, una palese incostituzionalità, cose che fanno a pugni con la Costituzione, se si proponessero riforme di tipo autoritario. In questo caso il Presidente della Repubblica probabilmente farebbe da argine alla fine. Perchè è un organo di garanzia, non è un organo attivo di indirizzo politico. Questa è una cosa pacifica nel nostro sistema costituzionale, che è una Repubblica parlamentare. Una Repubblica parlamentare si distingue perchè l'indirizzo politico di governo è spettante al governo con l'appoggio della maggioranza parlamentare.
[Fin qui Mattarella, ndr] ha avuto un comportamento estremamente rigoroso, ineccepibile dal punto di vista costituzionale, del tutto conforme alla figura che il nostro Presidente della Repubblica ha, appunto quella di garante delle istituzioni, facilitatore del funzionamento dei meccanismi del sistema parlamentare e anche rappresentante dell'unità nazionale che può far presente, attraverso la moral suasion, ragioni che attengono appunto al bene del Paese in generale.
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AGGIORNAMENTO DEL 29/5
"Mattarella è arrivato a interpretazioni della Costituzione che, secondo
me, non sono giuste. Si è opposto per
ragioni politiche. Il
governo non è una dipendenza del capo dello Stato". Dopo la decisione del Presidente della Repubblica, Valerio Onida ribadisce le sue critiche al Colle in un'intervista a Class Cnbc.
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