In una sala stampa lontana anni luce - in tutti i sensi - da quella di berlusconiana memoria, il governo ha illustrato la sua ricetta per salvare l'Italia dal fallimento. Visto quello a cui eravamo abituati, già la convocazione di un Consiglio dei ministri domenicale era sembrata un fatto inusuale, figuriamoci la successiva conferenza stampa-fiume che per toni e livello ha dato l'impressione di una lezione universitaria, se paragonata alle imbarazzanti esibizioni della precedente compagine governativa.
Tralasciando per ora qualsiasi giudizio di merito sui provvedimenti varati e su quante lacrime (oltre quelle della ministra Fornero) e sangue costringeranno tutti noi cittadini a versare (certo che forse si poteva avere un po' più di coraggio nel tassare all'1,5% i capitali dei soliti furbi che rientrano scudati in Italia!), voglio soffermarmi invece sui quattro impegni che Monti e i suoi ministri hanno promesso al Paese fra le righe della presentazione della manovra.
Il primo lo ha preso proprio la ministra Fornero, che ha promesso un intervento del governo per ridisegnare il mercato del lavoro: intervento strettamente collegato alla riforma delle pensioni prevista subito, ma che, a suo dire, sarà necessariamente attuato in un momento successivo, considerata l'urgenza di dover uscire al più presto dalla grave situazione economica attuale.
Il secondo impegno riguarda gli interventi annunciati in favore delle famiglie: anche questi - ha spiegato il responsabile dei Rapporti col Parlamento Giarda - sono stati promessi in un secondo momento e andranno in qualche modo a compensare il ripristino dell'ICI sulla prima casa. La domanda però, in entrambi i casi, è la stessa: e se il governo non ce la facesse a realizzare questa seconda parte del piano? Che succede se dovesse cadere prima? Se la risposta dei mercati internazionali alla nostra manovra non è positiva? Se gli accordi fra i leader dei partiti stretti sottobanco (o al riparo dei tunnel!) convergessero per un termine del governo non legato agli obiettivi prefissati da Monti, ma ad un mero calcolo politico finalizzato alla perpetuazione del potere partitocratico e alla salvaguardia del bacino elettorale?
La terza promessa riguarda una conseguenza diretta della tracciabilità dei pagamenti: ha spiegato infatti il vice ministro Grilli che la previsione anti-evasione che imporrà il tetto di mille euro ai pagamenti in contanti dovrà necessariamente portare con sé la cancellazione di ogni tipo di commissione bancaria finora prevista su questo tipo di operazione. Anche qui, l'auspicio è che l'intervento promesso ci sia: non vorremmo ritrovarci a dover obbligatoriamente usare il denaro elettronico e al contempo continuare a sottostare ai latrocinii imposti da sempre dalle banche.
La quarta promessa riguarda Monti e il suo futuro. Rispondendo alla domanda diretta di un giornalista, il premier ha spiegato: finito il mio compito, ne avrò abbastanza con la politica. Siamo passati dal 'potere che logora' di andreottiana memoria, al logoramento dovuto alla responsabilità di dover guidare il Paese in un momento tanto difficile. Bah, sarà... Anche in questo caso però, come nel caso delle tre promesse precedenti, non resta che augurarsi che sia vero!
Ciao...
RispondiEliminaNo, non mi piace questa finanziaria. I ceti più alti non sono stati per nulla stangati, vedo la Marcegaglia sorridere e non solo lei in lontananza!:(
baci...
Per Nicole:
RispondiEliminaGià. Avrebbero potuto tassare i capitali scudati ad una percentuale ben superiore alle inezie berlusconiane e all'1,5% ora previsto; tassare finalmente le rendite finanziarie come le altre; mettere l'iva al 30% per i beni e i generi di lusso; toccare l'irpef dei redditi oltre una determinata soglia. Non necessariamente tutte insieme, magari: ma di certo qualcuna di queste cose potevano farla...
Un bacio anche a te!