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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Racconto breve: UNA STORIA DI NATALE - © di Marcus

Da qualche parte del mondo, un bimbo trasporta una pietra. Anzi, più di una pietra: tante pietre. Ma una sola per volta. Uno dei giochi che più lo diverte è quello di cercare una pietra che sia più grande di quella che ha in mano. Posare quest'ultima, prendere quella più grande e poi mettersi a cercarne una ancora più grande. E' un gioco che con il tempo ha imparato ad apprezzare, anche se non sa neanche lui bene il perché. All'inizio, cambiava frequentemente le sue pietre, poi man mano la ricerca si è fatta più ardua. Anche il giorno precedente era riuscito a portare a termine il suo gioco, ma con un solo cambio.

Non che i dintorni del villaggio offrano chissà quali e quante possibilità di gioco ad un bimbo. Nascondersi con i propri amici tra la dozzina di capanne e baracche sparse qua e là lo aveva divertito nelle occasioni in cui vi aveva giocato. Ma poi, un po' per la scarsità di nascondigli (sempre gli stessi), un po' perché i suoi compagni, in particolare quelli più grandi, erano spesso costretti a seguire gli adulti (quelli con i fucili) fin dalla mattina presto, il suo interesse per quel gioco era venuto meno, fin quasi a scomparire.

Meno male che, da solo e senza suggerimenti da parte di alcuno, aveva avuto questa idea delle pietre. Almeno poteva riempire in qualche modo quelle interminabili e secche giornate di sole a picco. In fondo, l'arida distesa di terra tutt'attorno al villaggio offriva una scorta di pietre praticamente infinita. Così il suo gioco non era mai lo stesso. Ed anzi questo fatto lo spronava ogni giorno ad una ricerca più attenta ed inevitabilmente più estesa di quella del giorno precedente.

Stamattina il bimbo si è alzato presto, talmente presto da aver visto gli adulti uscire. E mentre loro si allontanano nella direzione del sole, lui indossa i pochi stracci di ogni giorno e corre fuori. Da una parte, seminascosta alla vista dei più, c'è la sua pietra del giorno prima. E' una bella pietra, grande ben più del doppio delle sue manine, da una parte liscia e dalla parte opposta decisamente più irregolare. Non sarà facile, per lui, trovarne una più grande che sia in grado di trasportare con le sue sole forze fino a casa per poter continuare l'indomani il suo gioco. Proprio per questo, però, ha deciso di alzarsi presto: se deve cercare più lontano del solito non può certamente farlo quando il sole è già alto nel cielo.

Così avvolge la pietra nel lungo panno solitamente usato per trasportare i suoi trofei e, dopo averlo assicurato sulla spalla destra, esce dalla baracca. Prende nella direzione opposta a quella del sole, con l'intenzione di dirigersi da quella parte dove, qualche giorno prima, in lontananza, gli era sembrato di intravedere una strada per le auto. Ma quel giorno la sua pietra era ben più piccola e non aveva bisogno di allontanarsi più di tanto per trovare la sostituta. Però ha memorizzato l'esistenza di quella strada e per questo oggi vi si dirige senza esitazioni.

I suoi passi sono svelti e decisi e, nonostante l'aria non sia ancora quella torrida delle ore più calde, il bimbo comincia ben presto a sudare. Ma è abituato al sudore che gli bagna la fronte, il collo e il petto e non sarà certamente questo a frenare la sua ricerca. Non oggi, almeno, che si è alzato presto, così carico e determinato.

Cammina e suda, suda e cammina. Ed è soddisfatto quando vede la strada per le auto incrociare il suo cammino poco più avanti: lo inorgoglisce il fatto di non aver ricordato male e poi il nuovo territorio è del tutto inesplorato per lui, il che vuol dire buone possibilità di trovare la pietra giusta.

Il rombo di un motore che si avvicina velocemente lo fa voltare alla sua destra. Non si tratta di un solo veicolo, per la verità: dietro alla prima auto, scoperta e dalle ruote grandi e larghe, ce n'è un'altra, simile e con un bel paio di bandierine al vento. E poi un grande camion ancora più in là. La nuvola di terra e sabbia che affianca e segue questi veicoli impedisce allo sguardo di andare oltre, ma il rumore dei motori giunti ormai vicinissimi al bimbo è ben più grosso di quanto i suoi occhi riescano a vedere. Un rapido passo indietro lo toglie dal ciglio della strada e lo sottrae a quello che altrimenti sarebbe stato un terribile impatto con la prima auto della colonna militare.

Il bimbo lancia un urlo di spavento: solo un attimo prima ha visto le auto lontane ed ora, senza quel passo indietro, sarebbe schiacciato da quelle ruote così grandi. Solo un attimo prima...

E' solo un attimo, l'attimo dopo. L'attimo che segue quel passo indietro, quel miracoloso passo indietro che gli ha comunque allungato la vita. Se solo sapesse che in quello stesso preciso istante per altri bambini della sua età sparsi per il mondo è la mattina di Natale e che, più o meno in quel momento, tanti di loro sgambettano felici giù dal letto per correre a scartare i regali che Babbo Natale ha portato. Lui questo non lo sa e non lo saprà mai. Il vento di fuoco che lo travolge e lo divora e lo smembra in quell'attimo è lo stesso che, scatenato al passaggio delle ruote della jeep militare sull'ordigno nascosto sotto la sabbia, scaraventa frammenti di metallo e di carne e di sangue e di gomma a decine e decine di metri di distanza.

Quel che resta del bimbo pochi attimi dopo la deflagrazione è sparso tutt'attorno a quel tratto di strada, oscurato alla vista da un denso e acre fumo nero e da una nuvola di polvere molto più grande di quella che si avvicinava poco prima. Quel che resta della pietra - il frammento più grande, intendo – giace diversi metri lontano da dove si trovava solo pochi istanti prima. Non è più così grande, ora. Ma non c'è più nessuno a cui questo interessi.

Commenti

  1. Augurissimi tesoro....
    Amico mio....
    Non posso che farti un augurio speciale....
    dedico anche a te il mio ultimo post e ti mando un abbraccio eterno.
    Ti voglio bene e non posso che augurarti il meglio che posso auspicare a te ed ai tuoi cari.
    Buon Natale.

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  2. Bellissimo e amaro e non racconto.

    P.S.
    Ma le mie mail non le ricevi?

    Ad ogni modo, auguri di un SERENO Natale. E che il vento cominci finalmente a soffiare in poppa!

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  3. Piuttosto amaro il racconto caro Marcus...
    Ma ci sta.Dopo tutto questo affannarsi collettivo per far sembrare il Natale perfetto!Quando non lo è.Imperfetto come ogni altro giorno.
    E basta svoltare qualche angolo oltre i centri commerciali e le vetrine, per rendersene conto..

    Lascio il mio augurio di buon Natale, di buon rinnovamento.
    Un bacio.

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  4. Immagino che questo racconto, straziante nell'ultima parte, si riferisca ad un bambino che gioca, cammina e muore in uno dei territori dove proliferano mine antiuomo
    fabbricate tra l'altro in Italia: Libano, Palestina, Afghanistan, Iraq.

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  5. anche quest'anno è giunto Natale io non posso far altro che augurarti amico mio una cosa sola ,tanta felicità .un bacio la tua amica Marianna

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  6. tristissimo il finale del racconto :(

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  7. gia', pensiamo a chi passa questi giorni in altro modo...

    auguri!!!

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  8. Per tutti:
    Grazie dei saluti, degli auguri, delle considerazioni, di concordare, di sconcordare, di esserci e (per chi non c'è) di non esserci!

    A presto e... siate sereni!!!

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  9. La mia attenzione si ferma davanti a queste parole, uno scenario che lascia col fiato sospeso: "E' solo un attimo, l'attimo dopo. L'attimo che segue quel passo indietro, quel miracoloso passo indietro che gli ha comunque allungato la vita".
    Non ci sono festività che rallentano e bloccano meccanismi di violenza, insensibilità verso nessuno, intolleranze di vario tipo...per fortuna qualche volta basta un attimo, solo un attimo per capire il senso del nostro barcaminarci nella vita, sgomitando per non essere travolti dagli eventi!
    La storia non è per niente triste, è la realtà TRISTE perchè purtroppo è vera e contiene ancora troppe spirali di odio e rancore ed è ancora più triste pensare che esistono tragedie simili.
    Caro Marcus, potrei scriverti tante belle parole per farti i miei Auguri di BUON NATALE, ma rischio di cadere nell''ovvio...Ti auguro solo che sia una giornata speciale, dove puoi la bellezza per gustare al meglio quello che hai ricevuto e costruito durante tutto l'anno, perchè vuol dire aver lottato per qualcosa di concreto!
    Un caro e sincero abbraccio a te e ai tuoi cari!

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  10. Grazie Miriam! Grazie di cuore per le tue parole... 'consapevoli'! Qui e da te!
    Una grandissimo abbraccio!

    Ps: questo tuo commento corrisponde perfettamente al fermo posta che cercavo!

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  11. carissimo Marcus,
    questo racconto estremamente duro e reale, apre alla riflessione. Quanto tu hai scritto è l'assillo, il tarlo che mi rode dentro e la cosa che ancor più mi fa soffrire è l'indifferenza. Spero che questo ben scritto racconto, possa girare ed essere letto da molte persone per rompere quel muro di omertà che divide l'occidente dal resto del mondo.
    Il monticiano ha ragione, quelle maledette bombe le facciamo in Italia, a Brescia per la precisione. C'è veramente da vergognarsi.

    Grazie ancora per il tuo assiduo impegno


    Buon Natale

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  12. Per giordan:

    Caro giordan delle parole [ormai mi sono preso la libertà di affibbiarti questo nick e, a meno di tue imposizioni contrarie, continuo ad usarlo], ci resta solo il tarlo. O, almeno, ci resta quello! Fare qualcosa non è semplice: lo sappiamo talmente bene che spesso usiamo rifugiarci dentro questa consapevolezza sentendoci al sicuro ed ovattati. Ma almeno lo ammettiamo e ci indigniamo a parole. Pare, però, che non sia così per tutti. E beh...

    Grazie per le tue belle parole e a presto!

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