Mafia e tangentopoli: il sospetto non è uguale per tutti

Quando invece analoghe eclatanti operazioni di forze dell'ordine e magistratura, oltre a portare in carcere decine di delinquenti di turno, coinvolgono anche il politico di turno intercettato/nominato/indicato, di sinistra o di destra che sia - vedi quella odierna a Napoli e in Campania o l'altrettanto odierna chiusa inchiesta Why Not del vituperato De Magistris o quella di ieri che ha messo sotto accusa gli appalti per il petrolio - allora la stessa (automatica) corsa a dichiararsi soddisfatto e a plaudere per l'operazione svolta si trasforma (automaticamente) nella strenua difesa del politico di turno (sono pronto a mettere la mano sul fuoco su di lui, conosco l'uomo e so che comportamenti di quel tipo gli sono alieni, e così via) o nel gioco del sospetto-complotto (strana la tempistica, la magistratura vuole contrattare le riforme della giustizia, i magistrati vogliono ricattare la politica, c'è una regia dietro queste inchieste, eccetera eccetera).
Non trovate che sia strano questo automatismo che a volte sfocia nell'ipergiustizialismo e altre nell'ipergarantismo? Il presunto delinquente ha gli stessi diritti e doveri di fronte alla legge, sia che si tratti di presunto picciotto che di presunto politico corrotto, sia che si tratti di picciotto innocente che di politico innocente. O no?
E poi: perchè quando il Capitano Ultimo cattura finalmente Riina nel 1993 è un eroe nazionale, mentre quando lavora a braccetto con il pm di Potenza Woodcock per fare luce su tangentopoli che incastrano imprese e politici diventa improvvisamente uno che prende fischi per fiaschi se non, addirittura, uno che farnetica?
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