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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Mafia e tangentopoli: il sospetto non è uguale per tutti

Nella vita ci sono tante cose di fronte alle quali capita di chiedersi: perchè? Questa è una di quelle. Mi piacerebbe tanto capire perchè se forze dell'ordine e magistratura realizzano un'operazione come quella di ieri contro la mafia, denominata Perseo - che ha portato in carcere novantaquattro (dico 94!) tra capi, reggenti e gregari di cosa nostra, con una lunga indagine che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche oltre che di accertamenti fatti di testimonianze e documenti - allora è tutto un profluvio di dichiarazioni di soddisfazione (la mafia sta morendo, siamo sulla strada giusta, grazie a magistrati e forze dell'ordine per il loro costante impegno nella lotta alla criminalità organizzata, e via di questo passo) da parte di tutto l'arco parlamentare, di ministri del governo e di esponenti della cultura.

Quando invece analoghe eclatanti operazioni di forze dell'ordine e magistratura, oltre a portare in carcere decine di delinquenti di turno, coinvolgono anche il politico di turno intercettato/nominato/indicato, di sinistra o di destra che sia - vedi quella odierna a Napoli e in Campania o l'altrettanto odierna chiusa inchiesta Why Not del vituperato De Magistris o quella di ieri che ha messo sotto accusa gli appalti per il petrolio - allora la stessa (automatica) corsa a dichiararsi soddisfatto e a plaudere per l'operazione svolta si trasforma (automaticamente) nella strenua difesa del politico di turno (sono pronto a mettere la mano sul fuoco su di lui, conosco l'uomo e so che comportamenti di quel tipo gli sono alieni, e così via) o nel gioco del sospetto-complotto (strana la tempistica, la magistratura vuole contrattare le riforme della giustizia, i magistrati vogliono ricattare la politica, c'è una regia dietro queste inchieste, eccetera eccetera).

Non trovate che sia strano questo automatismo che a volte sfocia nell'ipergiustizialismo e altre nell'ipergarantismo? Il presunto delinquente ha gli stessi diritti e doveri di fronte alla legge, sia che si tratti di presunto picciotto che di presunto politico corrotto, sia che si tratti di picciotto innocente che di politico innocente. O no?

E poi: perchè quando il Capitano Ultimo cattura finalmente Riina nel 1993 è un eroe nazionale, mentre quando lavora a braccetto con il pm di Potenza Woodcock per fare luce su tangentopoli che incastrano imprese e politici diventa improvvisamente uno che prende fischi per fiaschi se non, addirittura, uno che farnetica?

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