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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Comunisti cercansi

Che fine ha fatto la Sinistra in Italia? Cacciati dalle aule parlamentari alle ultime elezioni (più di qualcuno direbbe che avevano cominciato a suicidarsi già ai tempi del governo Prodi), sfibrati all'interno nel vano tentativo di presentare un leader che non sia etichettabile come il solito riciclato, con la base totalmente indifferente alla vecchia nomenklatura, comunisti, rifondaroli e appartenenti alla sinistra antagonista sono ormai specie in via d'estinzione nella fauna politica nostrana.

Se poi, come ha raccontato più di un operaio del nord ai microfoni di qualche trasmissione tv, è vero che molti loro colleghi iscritti alla Cgil dichiarano apertamente di votare Lega e passano le serate davanti all'Isola dei famosi o alla Talpa; se nelle ultime consultazioni elettorali universitarie le rappresentanze studentesche di destra ottengono una sonora vittoria ai danni dei vecchi collettivi della sinistra; se alle manifestazioni di piazza a tutela della scuola gli studenti avvertono la necessità di presentarsi sotto le effigi di aggregazioni (Onda, Pantera & co.) che nulla hanno a che fare con la partitocrazia di sinistra, dalle quali, anzi, rivendicano orgogliosamente la propria autonomia; se a schierarsi a sostegno della magistratura italiana e a denunciare le politiche ad personam di Berlusconi rimangono ormai soltanto Di Pietro e Travaglio, perchè il sostegno del Pd viene improvvisamente a mancare nel momento in cui occorre necessariamente fare quadrato intorno a D'Alema e Fassino nella vicenda Unipol; se anche nei reportage tv suscitano più interesse la vita e le vicende dei centri sociali di destra, vicini a Forza Nuova e ai campi hobbit così cari ai vecchi missini; se, infine, la voce più a sinistra che Ballarò riesce a produrre è quella di Renata Polverini, allora ecco che la lettura dello scenario si fa improvvisamente più completa.

Se ne è accorta anche un politico di lungo corso e dimostrata esperienza come la ministra Mara Carfagna, che ad un'incalzante Daria Bignardi in una delle ultime puntate delle Invasioni Barbariche ha candidamente confessato di sentire la mancanza dei comunisti in Parlamento, anche se ha preferito non approfondire se nel bene o nel male.

Nel frattempo, il governo berlusconiano fa ciò che vuole, in tutti i settori. E i soli a farsi carico del compito di rappresentare la realtà agli occhi di quella parte di Paese che non si identifica nel centrodestra sono ormai i comici e i satirici: Crozza, Littizzetto e Vauro, i rappresentanti di spicco (Grillo continua ad essere un caso a se stante). Tanto è vero, che da un po' di tempo a questa parte il premier non perde più il proprio tempo con Veltroni, ma indirizza i propri attacchi più sonori contro la minaccia rappresentata da questi nuovi leader del popolo della tv. Chi di tubo catodico ferisce...

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