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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Daje, popolo... svejaaa!

Ben prima de vede' li vari Monti, Pininfarina e Napolitano e dieci lustri avante che gnugnesse Rita Levi Montalcini, fra li banchi ammochettati rossi de Palazzo Madama arivò un novo senatore: era er '50, lo primo de dicembre, quanno che er presidente de l'itajani tutti, Einaudi, nominò tal Salustri Carlo Alberto 'senatore a vita'. E questi, che d'indole era ispirato a racconta' le verità più amare condennole in modo da fattele manna' giù co' na risata, subbito commentò sta cosa come ja risurtava indentro ar core suo: "M'hanno nominato senatore a morte".

Ecco, 'n mezzo a la desolazione de li politici de adesso, che der core nun cognoscono manco le 'struzioni, che mancheno de fegato e de fiato pe' quello che nun dicono e nun fanno, me riesce 'ncredibile da crede sto fatto, che pure è vero: e cioè che er poeta Trilussa fosse stato uno de loro. E come potette trattenesse dar vomitaje addosso tutto l'ardore suo e quer coraggio con cui annava ragionanno de le cose der monno? Ve l'immaginate se solo venti giorni dopo nun fosse arivata la lama de la falce a recideje pe' sempre lo filo de la vita? Quante risate... E quanti anni c'avrebbe fatto risparmia' co' le parole sue: parole come queste, che v'aggiugno qua de sotto, che l'occhi fanno usci' dar sonno insieme alla mente, pe' falli torna', l'uni e l'artra, belli vigili e presenti de fronte a li furboni che ce vonno comanna'!

La ninna nanna de la guerra (Trilussa)

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
Che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
Che se regge co' le zeppe,
co' le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili.

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.

Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Commenti

  1. Meglio di così non si poteva esprimere il concetto.....

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  2. waou solo LUI ER TRILUSSA POTEVA ESPRIMESSE COSì BENE CO' NA' POESIA!!!!!
    CIAO AMICO MIO!!!

    RispondiElimina

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