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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

In Italia invece...


Ci sono Paesi in cui basta far circolare sul web "inappropriate" foto di sè in accappatoio e atteggiamenti da Amici miei per vedere irrimediabilmente rovinata la propria carriera politica; altri in cui parlamentari o ministri scoperti a pagare in nero la domestica si sono sentiti in dovere di rassegnare le dimissioni per lo 'scandalo' provocato dalla loro vicenda; altri ancora dove i responsabili di un'organizzazione, pubblica o privata che sia, colti a compiere scelte contrarie alle finalità sociali del proprio incarico hanno ritenuto un dovere andare in tv per chiedere scusa ai cittadini del loro operato.

Poi c'è l'Italia... Qui (ma non solo qui, per la verità, come abbiamo visto recentemente con la crisi del nord-Africa) la detenzione e gestione del potere è quasi completamente fine a se stessa. Qui la politica non ha quasi mai avuto diritto alla P maiuscola, perchè è inevitabilmente legata agli uomini che la esprimono. E allora succedono cose un po' diverse, oggi come allora...

Questo è il Paese dove, per stimolare i suoi pari a far quadrato nella piccola ma potentissima cittadella della politica attaccata dalle inchieste della magistratura nonchè per giustificare agli occhi dell'opinione pubblica un sistema di illeciti divenuti (appunto) sistema, un politico al top della carriera, già premier e leader di uno dei maggiori partiti, è andato in Parlamento per rivolgere ai suoi colleghi un'invettiva piena di sdegno nella quale invitava coloro che si sentissero alieni a quello stesso sistema illecito a farsi avanti per scagliare la prima pietra!

Questo è il Paese dove, come contropartita per gli ingenti finanziamenti occulti che dal dopoguerra in poi i due maggiori partiti politici ricevevano dalle superpotenze dell'Est e dell'Ovest, pezzi più o meno segreti e deviati dello Stato e delle stesse istituzioni hanno lasciato che per quasi un ventennio fossero stragi, disastri e omicidi di Stato ad indirizzare i governi verso questa o quella direzione. Quando addirittura non ne sono stati direttamente protagonisti essi stessi!

Questo è il Paese dove, analogamente, politica e mafia hanno fatto accordi sottobanco per quasi un secolo: di non belligeranza, perchè si facesse o non si facesse una determinata riforma, scambi di prigionieri e favori. E dove rari uomini coraggiosi, delle istituzioni e non (magistrati, politici locali, giornalisti, esponenti della società civile o semplici cittadini), tutti accomunati dal desiderio di scoprire il marcio, di portare a galla il torbido, gli intrecci, le consorterie e le intese per il potere e il denaro, sono stati abbattuti senza pietà perchè il marcio, il torbido, gli intrecci, le consorterie e le intese potessero continuare ad essere perpetrate impunemente!

Questo è il Paese dove non esiste l'avversario da battere politicamente, ma il nemico da distruggere a colpi di dossier commissionati a tavolino; dove non esiste lo scambio di opinioni contrapposte, ma l'incitamento all'odio o, al contrario, la zerbineria più assoluta. Dove non è ammesso fare domande scomode alle conferenze stampa, nè inchieste giornalistiche scomode (che tuttavia passano poi indenni al vaglio delle querele), nè trasmissioni televisive scomode, a pena di epurazione. E di epurazione vera!

Questo è il Paese dove chi ruba alla comunità è autorizzato - per legge - a farla franca, versando solo una minima percentuale del bottino illecito e con la garanzia dell'anonimato. Dove chi ha responsabilità di governo deve essere lasciato in pace - per legge - qualsiasi cosa faccia: sia che corrompa giudici, sia che abbia contatti diretti e indiretti con esponenti della mafia, sia che faccia prostituire minorenni, sia che frodi lo Stato o evada al fisco somme di denaro grandi come intere finanziarie. Con la possibilità, nel lasso di tempo in cui detiene il potere esecutivo e la maggioranza di quello legislativo, di fare e correggere norme che possano garantirgli, di volta in volta, l'immunità per lodo, l'impunità per allungamento dei tempi processuali, l'assoluzione perchè una legge ha cancellato il reato... E così via!

Questo è il Paese dove chi governa si sente in diritto di prendere in giro i cittadini con promesse mirabolanti, riforme annunciate quattro-cinque-sei volte e mai realizzate, operazioni di facciata tanto più grandi quanto più vuote di contenuti reali. Dove la sfacciataggine diviene regola e, al tempo stesso, garanzia di serietà.

Questo è il Paese dove non ci si indigna per gli illeciti, i reati, i crimini che vengono a galla con le intercettazioni telefoniche, ma per il fatto stesso che un magistrato le abbia fatte fare. E così si fa una legge non per rendere più stringenti i controlli anticorruzione, ma per rendere meno efficaci le intercettazioni o limitarle del tutto!

Questo è il Paese dove il felice esito di un'operazione antimafia realizzata dalle forze dell'ordine e coordinata dai pm viene salutato da un colorito florilegio di comunicati stampa e dichiarazioni di soddisfazione e plauso che raccontano de "l'ennesimo duro colpo dello Stato alla criminalità organizzata". Ma questo solo a patto che vengano arrestati/indagati latitanti, boss o illustri sconosciuti e sequestrati/confiscati i loro beni; se invece si tratta del politico di turno, in quel caso è tutto un coro di manifestazioni di solidarietà, condite da considerazioni su "l'uso politico della giustizia" e sulla "giustizia ad orologeria". Quando invece nell'operazione antimafia oltre ai picciotti c'è anche un uomo politico, capita pure che il comunicato stampa o la dichiarazione, già pronta per essere diramata, salti all'ultimo minuto per "motivi di opportunità".

Questo è il Paese dove un cittadino che inveisce contro il giudice in un'aula di tribunale si becca una bella denuncia e viene processato per direttissima, mentre invece il presidente del consiglio si sente autorizzato a definire i magistrati un "cancro della democrazia" e una sua illustre portavoce gli fa eco parlando di "metastasi" a proposito del magistrato che indaga su di lui. O dove lo stesso premier si permette di appellare come "coglioni" o "persone che non si lavano" i cittadini che non votano per lui o per il suo partito.

Ce ne sarebbero tante altre di enormità come queste, ma chi non le conosce? Le sa addirittura Obama, perchè gliele ha raccontate lo stesso premier in occasione di un vertice internazionale di capi di Stato. Già, Obama: quello... "abbronzato"!

Sarebbe davvero un Paese tutto da ridere, se potessimo limitarci a fare la parte degli spettatori, come fanno all'estero quando guardano alle 'cose nostre'. Invece tutto c'è meno che da ridere: con una crisi economica che mostra drammaticamente i suoi effetti nel quotidiano della vita reale, con un Paese che è a crescita zero, con il lavoro che non c'è e l'occupazione che diminuisce, con [...fate voi, non è difficile aggiungere problemi gravi...], con i cittadini che hanno mostrato tutto il loro malcontento con il voto delle amministrative di poche settimane fa e poi, di nuovo, nel referendum di pochi giorni fa... Eppure questi se ne stanno lì e continuano ad occupare i palazzi del potere, incuranti di tutto quanto accade attorno alla loro fortezza, intenti solo a studiare nuovi inganni per rimanere ancorati alle loro poltrone, ai loro interessi privati, ai loro privilegi di casta. Come uno sparuto manipolo di manigoldi che, seppur fra lotte intestine e antiche gelosie, si stringono nella roccaforte e attorno al loro signore, sotto l'assedio del popolo in rivolta che fuori piange di rabbia e di fame. Non so perchè ma a me ricorda tanto il 13 luglio 1789... the day before.

Commenti

  1. suca... ah ah ah non è un commento...ah ah ah

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