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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

L'ultima scena. E quel che resta dopo.

Quando un libro finisce, così come quando finisce un film, avviene sempre qualcosa di straordinario. Secondo me, accade a tutti. In diversa misura, magari, ma capita a tutti. Poi c'è chi si lascia semplicemente sfiorare da un pensiero che passa, carezza la mente e si allontana, e chi, come il sottoscritto, da quel pensiero si lascia sedurre e portare via, verso un mondo fatto di riflessioni fantastiche e di semplice irrazionalità.

Di cosa sto parlando? E' presto detto: sto parlando di vita e di esistenze, ma anche dei respiri, delle emozioni e delle storie dei personaggi che fino a quel momento hanno interpretato e dato vita al romanzo o al racconto cinematografico che abbiamo appena finito di leggere o di vedere. Che fine fanno tutti quegli uomini, quelle donne, quegli eroi ma anche quelle comparse che si sono affacciate sul palcoscenico della nostra vita nel momento in cui abbiamo sfogliato l'ultima pagina della storia nella quale hanno svolto, ciascuno per la sua parte, il proprio ruolo? Che fine fanno quando l'ultimo fotogramma dell'ultima scena si oscura per lasciare spazio al rullo dei titoli di coda e alle note finali della soundtrack?

Sono abituato a sentirmi fare questa domanda quasi sempre: alla fine del libro che ho tenuto in mano per giorni e giorni, ancora circonfuso dal profumo della sua storia, dalle emozioni che il suo creatore voleva smuovere e da quelle che la sua lettura ha saputo suscitare in me. E lo stesso vale per i film. Anzi, il pensiero di dedicare questo post a questa domanda ricorrente è nato proprio dalla visione della scena finale di un titolo da pochi giorni sul grande schermo. C'è questa donna, la protagonista della storia, di cui nel film si raccontano le vicende da bambina, che si allontana andando incontro all'orizzonte. L'inquadratura è ferma, netta e suggestiva nella sua semplicità: per metà cielo, chiaro e riverberato come può esserlo solo un cielo controluce; per metà verde, il verde della sommità di una collina che si staglia verso l'azzurro. Al centro, la silhouette nera di questa donna, decisa nel passo così come l'abbiamo vista determinata per tutta la storia, che si dirige verso l'orizzonte: una figura scura che si rimpicciolisce sempre di più man mano che si allontana da noi, fino a confondersi con l'orizzonte e a sparire in esso. Fine. Nero. Titoli di coda.

Ora è chiaro l'intendimento di chi ha voluto raccontare in tal modo questo finale (e si tratta di una coppia che ha firmato grandi capolavori, potete fidarvi!): la cinepresa, ferma nella sua inquadratura, non segue più la donna come ha fatto per tutto il film, la lascia al suo futuro, un domani che possiamo immaginare coerente con il suo carattere e con le sue gesta, fino al termine dei suoi giorni. Ed è solo a questo punto che nasce spontanea la domanda fatale: che fine fa quella donna, quella storia, quella vita che ha palpitato davanti ai nostri occhi per quasi due ore e che muove quei passi che vediamo allontanarsi nell'ultima scena? Quale sarà il suo epilogo e come arriverà ad esso, già a partire dall'istante successivo in cui la cinepresa ha smesso di testimoniare la sua vicenda? Aveva un vissuto prima che l'obiettivo la inquadrasse, l'ha avuto per tutto il tempo del film e l'abbiamo visto con i nostri occhi, deve continuare ad averlo anche dopo.

Non può che essere così! La domanda è: dove? In quale spazio? In quale universo parallelo-tempo ultradimensionale-mondo fantastico continua a vivere quella donna e la sua storia? Riflessioni da pazzi, penserete in molti... Forse. Il bello è che non mi interessa neanche di conoscere la risposta a questo interrogativo. Mi soddisfa il fatto di essermelo posto: non so, forse solo per rispetto di tutti i protagonisti incontrati fin qui nei tanti romanzi letti o nei tantissimi film visti. Incontrati, conosciuti e poi inesorabilmente abbandonati al loro destino non raccontato da alcuno.

Commenti

  1. E già, bella riflessione!!!
    Mah, per quel che riguarda me... dipende dalla storia.
    Di solito il lieto fine congela in eterno il finale che rimane immobile come un quadro.
    Se la storia è aperta, mi capita di fantasticarci su e darle la direzione che piace a me.
    Comunque ti faccio i complimenti perchè non avevo mai riflettuto su questo aspetto.
    Bravo!!!
    Un caro saluto

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  2. Gianluigi2/3/11 21:40

    allora cominciamo:

    cenerentola ha erditato i beni della madre e delle sorelle che sono morte in un incidente stradale e diventando indipendente economicamente ha mandato affanculo il principe e adesso vive con il giardiniere del castello che in questi anni gli ha innaffiato l'Aiuola. Biancaneve è entrata in crisi di astinenza da GANGBANG che faceva quotidianamente coi 7 nani ed adesso si trova in una clinica per disintossicazione sessuale. La Bella Addormentata si è riaddormentata. Peggy ha fatto castrare Pongo, perchè si era rotta le scatole di rimanere incinta di 101 cuccioli ogni volta che si trombava. Peter Pan, alla venera età di 87 anni, impenna ancora col motorino e la sera tardi citofona alle persone e scappa a gambe levate. Campanellino batte sulla Salaria. Robin Hood l'hanno arrestato e ha lasciato Lady Marian incinta del 4 figlio a casa disoccupata.
    Come vedi Marco, questi sono solamente i primi film della mia vita di cui posso narrarti il prosieguo....alla prossima puntata altri film. :-)

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  3. Per Zicin:
    Non so. Io invece ho sempre pensato che potessero vivere di vita propria, una volta lasciata la mente di chi li ha partoriti. Chissà perchè... Dovrei scavare inside...
    Un caro saluto anche a te, amica mia!
    A presto.

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  4. Per Gianluigi:
    Ahahahah! Quando l'ho letto ridevo da solo...! Ora aspetto ansioso la seconda puntata. O, se preferisci approfondire, il racconto breve pubblicato su Giusto per gli amici!

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