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88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

Sant'oro e Santa Gabanelli



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a il sapore delle battaglie per i diritti civili svoltesi oltreoceano negli anni '50-'60, quelle portate avanti con megafono e volantini dalla Streisand di Come eravamo, quelle per cui ciò che più conta è l'oggetto della protesta, non il narcisismo insito in quel volersi distinguere a tutti i costi e con grande enfasi.

La battaglia di cui sto parlando è quella contro il disegno di legge sulle intercettazioni che il Parlamento si accinge a votare proprio in questi giorni. I due modi di combatterla, nonostante l'identico fine, sono quelli di Santoro e della Gabanelli, due modi diversissimi di fare giornalismo d'inchiesta e di raccontarlo in tv.

A riprova di ciò, proprio le ultimissime vicende che hanno riguardato i due giornalisti: da una parte il chiodo fisso di Santoro per la sua personale battaglia contro i vertici Rai (sacrosanta, per carità... ma con il sospetto di aver un po' troppo a riguardo gli Affari propri!); dall'altra la fissazione, altrettanto forte (nonchè benedetta!), della Gabanelli di raccontare come stanno le cose seguendo solo tracce ed evidenze documentali, senza altri condimenti e senza personalismi.

Per carità, è fuor di dubbio che nel panorama di quanto ci viene quotidianamente offerto dalla tv ci sia e ci debba essere spazio per entrambi i modi di fare giornalismo in prima linea. Personalmente sono un appassionato sia di Annozero che di Report e difficilmente mi perdo una puntata dei due programmi. Ritengo che ci sia ancora tanto da imparare dalle inchieste del giovedì sera su Raidue e da quelle della domenica sera su Raitre.

Detto questo, tuttavia, tra i personalismi di Santoro (o Sant'oro, come qualcuno ha iniziato a chiamarlo dopo la sua decisione di scendere a patti sonanti con Mamma Rai) e l'asciutta verità raccontata dalla Gabanelli c'è una bella differenza. La stessa che c'è tra chi ci parla della imminente legge sulle intercettazioni come di una legge-bavaglio, ad uso e consumo della Casta, della Cricca e dei loro derivati (tutto giusto, giustissimo e vero) e chi ci spiega, anche solo in poche parole, perchè questa legge lede il sacrosanto diritto all'informazione e quindi, al tempo stesso, i diritti civili di tutti noi.

Dopo la Busi del Tg1, ancora una volta è una donna coraggiosa a spezzare gli equilibri. E che donna! Santa Gabanelli... veglia su di noi!

Ecco il testo integrale dell'appello della Milena nazionale (grazie Eve!):

In questi giorni andrà in votazione una legge che vieterà di dare notizia di indagine prima dell’udienza preliminare: vuol dire che verremo a conoscenza dei fatti dopo due o tre anni. Per esempio se fosse in vigore adesso non sapremmo nulla dello scandalo che riguarda i grandi appalti. Inoltre, gli autori di riprese o registrazioni effettuate senza il consenso dei diretti interessati rischiano fino a 4 anni di carcere, a meno che si tratti di giornalisti professionisti: una distinzione sottile ma di sostanza, perché una buona parte dei giornalisti televisivi che lavorano nell’inchiesta sono iscritti all’albo
dei pubblicisti, circa la metà di quelli che lavorano per noi o per Le iene o Exit. Bene, non potranno più entrare negli ospedali, per esempio, e documentare come alcune medici trattano i pazienti, oppure entrare nei cantieri dove vengono violate le norme che riguardano la sicurezza sul lavoro, raccogliere abusi, soprusi e documentare evasioni, truffe e corruzione. Siccome un’informazione completa serve a scegliere in libertà e i destinatari di questa informazione siete voi, valutate: se non siete d’accordo fatevi sentire nelle sedi competenti perché a breve sarà legge.

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