[aggiornamento ore 19:45] - Alla fine... è finita
così.
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Un importante politico di primo piano, con un rilevante incarico istituzionale come quello di governatore di regione, apprende da indiscrezioni giornalistiche di essere oggetto di un'indagine per concorso esterno in associazione mafiosa. Decide quindi di recarsi di fronte ai magistrati per rendere dichiarazioni spontanee, respingere ogni genere di accusa e chiarire la propria posizione sulla vicenda. Cosa c'è di male in tutto ciò? Nulla. Anzi, è quanto ogni cittadino, ancor più se pubblico amministratore, dovrebbe sentirsi in dovere di fare in una situazione del genere. Prima di tutto per rispetto della comunità che è chiamato ad amministrare, poi per rispetto dei suoi elettori e,
at least but non last, per il rispetto di se stesso.
Invece cosa accade in questo nostro Paese dove ormai il rispetto viene con leggerezza sostituito dallo spregio per le istituzioni, per gli altri e addirittura per se stessi? Succede che questo governatore, alla prima occasione pubblica, si lasci andare ad
affermazioni come queste: "Martedì
[cioè oggi, ndr] davanti all'Assemblea regionale diremo chi sono i politici legati alla mafia e agli affari". Così, di punto in bianco e a causa delle "incredibili accuse rivoltemi" e "di fronte a un attacco così micidiale" (e solo per questo, si badi bene!), il primo cittadino di un'intera regione minaccia di spiattellare
urbi et orbi il malaffare e l'intreccio fra potere politico, economico e cosa nostra.
A parte il fatto che, una volta fatti i nomi, la procura di Palermo avrebbe il dovere di aprire un fascicolo. E, secondo me, di iscrivere questo governatore nel registro degli indagati per favoreggiamento, dal momento che era già a conoscenza di simili situazioni di illecito... Ma poi, è un po' come capita a chi, davanti ad una multa per evidente sosta selvaggia, in doppia o tripla fila, sulle strisce o sul marciapiede o nei posti riservati a persone meno fortunate di noi, si mette a cercare il vigile per fargli notare 'guardi quante altre macchine ci sono parcheggiate così'. O come quando, fermi al semaforo nella corsia riservata a chi deve svoltare, ci ritroviamo davanti il furbone di turno che al momento del verde non si muove perchè deve invece andare diritto e si è messo lì per non stare incolonnato come tutti gli altri fessi.
Che ci volete fare? Ci sono persone fatte così. Gente che per eliminare i mafiosi e il marcio dalla società civile e dalla vita pubblica deve aspettare di veder minacciata la propria poltrona, deve arrivare a sentirsi addosso il complotto ordito da altri ai suoi danni. E quindi... muoia Sansone con tutti i Filistei!
E in questo nostro Paese ce n'è tanta di gente così... Solo pochi mesi fa, alcuni
peones del premier, di fronte all'ennesima voce sull'abituale circolazione di prostitute a Palazzo Grazioli, amavano ricordare che all'epoca del governo D'Alema accadde la stessa cosa a Palazzo Chigi. Senza farsi scrupolo di notare, ad ogni buon conto, che almeno di belle signorine si trattava e non di trans...
La scusa del 'così fan tutti' è sempre più l'escamotage veloce e sbrigativo a disposizione del politico nostrano. 'Ma non solo!', direbbe l'ineffabile Giacobbo di Voyager. E purtroppo sta diventando l'esimente della maggior parte delle persone, che non dovranno magari coprire colpe gravi come corruzione, legami con la mafia e chissà che altro, ma nel loro piccolo...
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