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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Dubbi sui vaccini: la scienza faccia la Scienza


DOPO UN ANNO E MEZZO DI PANDEMIA
, forse bisognerebbe iniziare a contare anche i decessi per ictus, come si è fatto per quelli causati direttamente o indirettamente dal Covid19. E anche i ricoveri e le terapie intensive dovute a emorragia e infarto cerebrale. Il tutto a partire dal dicembre 2020, data in cui ha avuto inizio la campagna vaccinale in tutto il mondo. 

Perchè se è vero che le notizie sui decessi per trombosi sospette che continuano a uscire sui giornali - soprattutto sulle testate web locali - sono statisticamente molto poche rispetto al numero di vaccinazioni eseguite, è anche vero che esse costituiscono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno verosimilmente di dimensioni ben maggiori. Quanti ictus finiscono senza l'evento morte, con emorragie cerebrali che riducono la persona allo stato vegetativo? Quanti soggetti risultano paralizzati in una o più zone del corpo? E quante persone ancora subiscono altri tipi di danni dovuti alla trombosi? Questi casi non finiscono sui giornali, a differenza dei decessi; ma il passaparola riguardante il parente, l'amico o il conoscente che hanno avuto la sfortuna di trovarsi in una di queste situazioni è molto ricorrente.

Ecco, forse sarebbe il caso di iniziare a raccogliere dati statistici su quanti decessi/ricoveri/terapie intensive avevano ricevuto almeno una dose di vaccino, quanto tempo è passato fra somministrazione ed evento e quale risulti, all'esito degli accertamenti clinici, la causa di tale evento.

Solo con metodo scientifico potrà analizzarsi correttamente se - ed eventualmente in quale misura - vi è un nesso causale fra le due cose. La Scienza (quella con la S maiuscola) dovrebbe essere la prima a interrogarsi su questo. Ben prima e molto più dei no-vax.

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