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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Covid19 e vaccini: brutto segno le forzature...


SOSTANZIALMENTE NON È PER NULLA COSÌ
. Non sono assolutamente veri i sillogismi contenuti nelle frasi del Premier. Quanto meno non sono supportati da alcuna evidenza numerica. Anzi, proprio dalle statistiche sono smentiti.

Non è vero che se non ti vaccini ti ammali: puoi rischiare di diventare positivo, questo sì; ma la gran parte dei positivi è, fin dall'inizio della pandemia, del tutto asintomatica; poi ci sono coloro che hanno sintomi minimi (paucisintomatici) e infine, una ridotta minoranza, quelli che stanno male (sintomatici), gli unici a poter essere definiti ammalati in senso tecnico. E in ogni caso, come dimostrano i fatti, ci si può (ri)ammalare anche da vaccinati. 

Lo stesso dicasi per il successivo sillogismo: "non ti vaccini, contagi, lui o lei muore". Anche in questo caso le evidenze statistiche non supportano questa affermazione: non c'è alcun rapporto meccanicistico di causa-effetto alla base dell'equazione che un positivo a contatto con un non-positivo renda quest'ultimo a sua volta positivo. E quand'anche questo accadesse, ci si ritroverebbe nella medesima situazione descritta nel caso precedente.

Quanto infine alla frase "senza vaccinazione si deve richiudere di nuovo tutto", sono parole che rappresentano una evidente forzatura. Poiché anche in questo caso si dà per scontato un meccanismo di causa-effetto che invece scontato non è. Al massimo si può ipotizzare il rischio di nuove misure restrittive, ma non una certezza. E in ogni caso, anche da vaccinati, non si è sottratti alle restrizioni e alle limitazioni, come dimostrerebbe il tampone che pare verrebbe comunque richiesto in determinate situazioni.

Tutto ciò senza considerare il concetto-slogan con il quale si è voluto accompagnare la campagna vaccinale. E cioè che il vaccino se non può evitare al virus e alle sue varianti di poterci contagiare (leggi, rendere positivi) nuovamente, quanto meno può evitarci il ricovero in ospedale e, nei casi più gravi, la morte. Concetto che da una parte rende evidenti le insicurezze sulla efficacia dei vaccini fin qui elaborati, confermandone un utilizzo ancora in fase di sperimentazione (così lo avremmo definito, senza alcun dubbio, in qualunque altro periodo storico). 

Ma anche e soprattutto un concetto che, a ben vedere, esonera definitivamente chi non può e anche chi non vuole vaccinarsi da qualsiasi responsabilità grave verso terzi, dal momento che al massimo questi potrebbero tornare ad essere positivi, ma in forma leggera. Proprio perché protetti dal vaccino che impedirebbe loro di finire in ospedale o addirittura di morire.

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