Le riflessioni 'd Monsù Travet

IN 32 ANNI COME DIPENDENTE PUBBLICO mi è capitato spesso di ascoltare discorsi e opinioni su statali sfaccendati, incapaci, inefficienti e rubastipendi. Chi li faceva, e mi conosceva, si precipitava subito a precisare: "ovviamente non sto parlando di te, lo so il mazzo che ti fai". Per poi aggiungere puntualmente: "se tu invece di lavorare per un ministero avessi lavorato per un'azienda privata, con le capacità che hai a quest'ora eri ricco". Finendo inevitabilmente quasi sempre per chiedermi: "ma non hai mai pensato di metterti in proprio?".

Queste tre frasi le ho ascoltate centinaia di volte, quasi sempre nella sequenza in cui le ho riportate io. Le ho sentite pronunciare da parenti, amici, colleghi, quasi tante volte quanto il solito refrain sugli statali nullafacenti. 

Per logica, ne deduco che essere dipendenti pubblici non gratifica né economicamente né a livello di carriera rispetto a chi lavora nel corrispondente settore privato o addirittura in proprio. Almeno questo doveva essere il pensiero dei tanti a cui ho sentito fare queste considerazioni.

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