È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno. Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...
CHI MI CONOSCE SA BENE che non sono proprio avvezzo a frequentazioni ecclesiastiche nè a devozioni particolari. Sono convinto che la religiosità sia un fattore del tutto interiore all'uomo, così come interiore non può che essere il sentimento di stupore di fronte al mistero di tutto ciò che ancora ci è sconosciuto e insondabile.
Detto questo, voglio spendere due parole su una vicenda che, anche da agnostico delle cose di chiesa, ha attirato oggi la mia attenzione. Si tratta in fondo di una piccola riflessione, che tuttavia ha portato con sè una meraviglia molto grande. E voglio raccontarla qui.
Il Papa ieri ha avuto una telefonata con un ragazzo autistico che ha voluto personalmente sentire e ringraziare per averlo ripreso sul gesto dello scambio della pace, vietato al tempo di coronavirus. Ad un certo punto, udendo le parole devote e sincere della mamma che risponde alla consueta invocazione di preghiere per il Papa - che Francesco rivolge a tutti fin dal suo primo discorso in Piazza San Pietro la sera della sua elezione - la signora risponde a Sua Santità rassicurandolo sul fatto di non aver bisogno delle loro preghiere, "perchè lei è già un santo". E Francesco, che è uomo semplice - e lo dimostra per l'ennesima volta - replica a sua volta con altrettanta sincerità: "forse ci ritroveremo nell'inferno".
Apriti cielo! Le critiche che sono piovute...! 'Scivolone', 'gaffe', di tutto e di più. Anche dai cronisti che hanno semplicemente riportato la vicenda sui loro giornali...
Ora, io voglio dire, ma qualcuno avrà pur sentito parlare del Vangelo? E, se sì, lo avrà letto bene? Che si sia trattato di semplice catechismo o di studi universitari o ecclesiastici successivi, che si sia trattato di un semplice film come "Gesù di Nazareth", possibile mai che non si sia compreso un passaggio fondamentale? E cioè che il Gesù di cui si parla si era presentato a tutti come l'ultimo degli ultimi e come il primo dei peccatori? E possibile che nessuno ricordi che quando si trattò di dare un futuro fra gli uomini ai suoi insegnamenti lui scelse il più semplice e ingenuo (ai limiti della stupidità) dei suoi discepoli, quel Pietro testone e fifone che arrivò a disconoscerlo più volte e a non afferrare l'essenza profonda del suo messaggio d'amore?
Bah, sinceramente mi stupisco. E mi stupisco di dover ritrovarmi qui, proprio io, a fare l'esegesi di una frase che, proprio perchè detta da un Papa, proprio perchè pronunciata umanamente da Francesco, dimostra una volta di più l'esempio di umiltà e di semplicità che dovrebbe caratterizzare l'istituzione che egli è chiamato a rappresentare. E che, a quanto pare, suona invece ancora come un concetto strano...
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