L'altro virus
Io non so quale sia la motivazione scatenante. Forse sara un mix di queste e di altre ancora: frustrazione piuttosto che insicurezza, fragilità piuttosto che ingenuità, boria piuttosto che umiltà, appartenenze politiche piuttosto che religiose... Io non lo so.
Quel che temo è l'inasprimento dei toni con i quali ci si confronta. Anzi, spesso, ci si scontra! Non è difficile constatarne l'escalation in questi giorni di emergenza sanitaria, di quarantena imposta e di misure assoltamente straordinarie. Lo si può riscontrare in casa, nelle poche uscite in strada o al supermercato, per non parlare della virulenza dei social...
Non è solo voglia di alzare la voce e di avere l'ultima parola, ma proprio quella di prevalere, di sentirsi superiori, di prevaricare l'altro che è latente in molti. E che in questo periodo trasuda in maniera prepotente e tracotante. Chi non la pensa in un certo modo viene tacciato e additato, quando non isolato, deriso, addirittura insultato e picchiato. E quel che è bello è che le diverse parti a confronto addossano alle altre parti la responsabilità di questo accanimento: lo fanno tanto quelli che sono fedeli alle regole del patto sociale e alle raccomandazioni che ne discendono; quanto, allo stesso modo e con la stessa acredine, quelli che invece rifiutano di sentirsi massa e 'gregge'.
Eccolo lì allora, dietro l'angolo, il rischio di un nuovo contagio: quello che oggi si va via via alimentando di questo conflitto. E che, una volta superata l'emergenza coronavirus, dopo averci fatto fare la conta dei morti e dei danni economici, spunterà fuori sotto forma di macerie e fratture fra le persone. Forse insanabili.
Commenti
Posta un commento