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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

L'altro virus


SARÀ PER LA NOIA, per il fatto di dover impiegare in qualche modo il tempo di queste lunghe giornate in casa, mentre il sole beffardo se la ride e tenta la nostra voglia di 'fuori', di gite al parco e al mare, ma anche di passeggiate e di shopping... Sarà per la necessità di sentirsi rincuorati dal pensiero che esista una società che si prende cura di tutti, basata su regole e ruoli; nella quale ognuno di noi ha il suo posto, piccolo o grande che sia, e 'chi di dovere' saprà comportarsi di conseguenza, prendendo decisioni gravi e gravose, elaborando questa o quella strategia e regolando, appunto, la vita della comunità anche nelle emergenze... Oppure sarà per il desiderio di schierarsi a tutti i costi 'contro', di contestare a prescindere il patto sociale, per quella voglia di ritagliarsi a tutti i costi uno spazio fuori dal coro, di appartenere a una più ristretta cerchia (e neanche tanto ristretta negli ultimi tempi) di portatori della sola verità, dell'unica rivelazione nel parorama di oscurantismo nel quale tutti noi saremmo immersi...

Io non so quale sia la motivazione scatenante. Forse sara un mix di queste e di altre ancora: frustrazione piuttosto che insicurezza, fragilità piuttosto che ingenuità, boria piuttosto che umiltà, appartenenze politiche piuttosto che religiose... Io non lo so.

Quel che temo è l'inasprimento dei toni con i quali ci si confronta. Anzi, spesso, ci si scontra! Non è difficile constatarne l'escalation in questi giorni di emergenza sanitaria, di quarantena imposta e di misure assoltamente straordinarie. Lo si può riscontrare in casa, nelle poche uscite in strada o al supermercato, per non parlare della virulenza dei social...

Non è solo voglia di alzare la voce e di avere l'ultima parola, ma proprio quella di prevalere, di sentirsi superiori, di prevaricare l'altro che è latente in molti. E che in questo periodo trasuda in maniera prepotente e tracotante. Chi non la pensa in un certo modo viene tacciato e additato, quando non isolato, deriso, addirittura insultato e picchiato. E quel che è bello è che le diverse parti a confronto addossano alle altre parti la responsabilità di questo accanimento: lo fanno tanto quelli che sono fedeli alle regole del patto sociale e alle raccomandazioni che ne discendono; quanto, allo stesso modo e con la stessa acredine, quelli che invece rifiutano di sentirsi massa e 'gregge'.

Eccolo lì allora, dietro l'angolo, il rischio di un nuovo contagio: quello che oggi si va via via alimentando di questo conflitto. E che, una volta superata l'emergenza coronavirus, dopo averci fatto fare la conta dei morti e dei danni economici, spunterà fuori sotto forma di macerie e fratture fra le persone. Forse insanabili.

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