Da una parte, le
bacchettate del presidente della Consulta Franco Gallo sulla situazione politica e sociale attuale, vista con gli occhi di chi è chiamato a custodire e a far rispettare i principi vergati nella nostra Carta costituzionale. Dall'altra, la raffigurazione dell'Italia futura secondo i correttivi e le soluzioni ai principali problemi e mali del Paese così come riportati nelle
relazioni consegnate oggi a Napolitano dai
dieci saggi fortemente voluti dal presidente. Così, in una soleggiata giornata di primavera, l'Italia si è ritrovata di fronte alla fotografia dei suoi problemi e all'illustrazione, a grandi linee, delle riforme necessarie per superarli. Bene, qual è il problema?
Il problema è che a quasi due mesi dalle elezioni siamo ancora senza un governo rappresentativo delle nuove Camere e con uno dimissionario, in carica solo per gli affari correnti, che approva il DPEF e il decreto per sbloccare parte dei debiti della PA alle imprese.
Il problema è che a quasi due mesi dalle elezioni abbiamo ancora un Parlamento bloccato nel suo lavoro e addirittura nella sua strutturazione interna (leggi Commissioni) proprio per l'assenza di una controparte integrante costituzionalmente necessaria com'è l'Esecutivo.
Il problema è che siamo a pochi giorni dalla scadenza del settennato di Napolitano, e quindi alla vigilia dell'elezione di un nuovo capo dello Stato, con una situazione di profonda incertezza derivante da un Parlamento dominato da tre forze numeriche pressocchè equivalenti. Di queste, due sono impegnate al Mercato Generale delle Istituzioni in un gioco di ricatti e controricatti, ma anche di vendite, controvendite, sconti e saldi per le poltrone del Quirinale e di Palazzo Chigi; la terza si pone fuori dai giochi per definizione, chiudendo a disponibilità di qualsiasi tipo e sperando al tempo stesso di cibarsi della carogna (o dell'aborto?) di un futuribile governissimo PD-PDL.
Il problema è che si può prevedere qualsiasi tipo di soluzione per rimettere in piedi e in movimento il sistema Italia, si può abbozzare qualsiasi riforma, disegnare qualunque scenario normativo, ma occorre sempre tener conto che poi a confrontarsi nel merito e a scendere nel dettaglio saranno sempre queste persone qui, le stesse che si affannano al Mercato di cui sopra. Servono esempi per chiarire ciò che intendo? A che serve tutelare le intercettazioni come necessario strumento di prova seppur da ridisciplinare per ciò che riguarda la loro divulgazione selvaggia (come hanno scritto i saggi nelle loro relazioni) quando poi a tradurre questo principio in norme di legge saranno chiamati coloro che legano la riforma della giustizia all'andamento delle vicende giudiziarie di Berlusconi? Pro o contro che siano? A cosa serve partorire che sull'inelegibilità di un parlamentare debba essere un giudice ad esprimersi piuttosto che le Camere (altra previsione dei saggi) quando la prima posizione ad essere analizzata sarebbe proprio quella di Mr. B?
Il problema prioritario, prima ancora di elencare i mali e le soluzioni, sarebbe quello di allontanare per sempre questi signori dalle stanze del potere. O no?
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