In questi giorni lo si vede e lo si sente dappertutto: in tv, sui giornali, in radio. Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate, è il divo del momento, l'eroe senza macchia e senza paura che, a dispetto perfino delle bombe, porta avanti l'italica crociata contro gli evasori fiscali. Recente, recentissima crociata, aggiungerei. Perchè se ne erano perse le tracce fino a qualche anno fa, quando, probabilmente a causa della crisi economica mondiale e della necessità sempre crescente di fare cassa, lo Stato italiano si è ricordato che, insieme a Lotto, Superenalotto, Gratta&vinci, scommesse, videopoker e giochi vari, la lotta all'evasione può essere un ottimo modo per contribuire ai problemi economici del Paese.
Così, non avendo la possibilità (qualcuno dice la volontà...) di colpire capillarmente l'evasore alla radice, attivandosi cioè sui cospicui patrimoni sconosciuti all'Irpef, sull'ingente mole di Iva mai versata, sulle società fantasma, i prestanome e i riciclaggi di denaro sporco, lo Stato italiano si è deciso ad inseguire i capitali sfuggiti all'estero, nel tentativo (timido, davvero timido a giudicare dalle percentuali stabilite dal governo) di recuperarne una parte. Una prima volta nel 2001, poi una seconda due anni più tardi, l'ultima a cavallo dell'ultimo biennio.
Operazione giusta? Sbagliata? Di certo qualcosa ha fruttato, come riporta
Il Sole 24 Ore: "Lo scudo fiscale 2009-2010 ha superato, come nelle attese più ottimistiche, la soglia dei 100 miliardi: questa operazione di regolarizzazione e rimpatrio di capitali esportati illegalmente, la terza dopo quelle del 2001-2003, ha fatto 'emergere' per il Fisco 104,5 miliardi di euro in sette mesi con un'entrata per le casse dell'erario pari a 5,6 miliardi. Superando con grande distacco i 78 miliardi riportati alla luce nelle due edizioni precedenti".
In totale fanno 182,5 miliardi di euro, dunque, rientrati in poco più di tre anni di 'amnistia' esattoriale concessa dallo Stato. Rientrati in Italia, si badi bene: non nelle tasche degli italiani. Nè in quelle dell'Erario che se li era fatti sfuggire oltrefrontiera, giacchè questo, calcoli alla mano, ha potuto recuperarne poco meno di 10 miliardi (5,6 solo con lo scudo 2009-2010). Miliardi di euro rientrati nelle tasche di chi allegramente li aveva trasferiti all'estero, in barba a qualsiasi controllo e alla faccia di tutti gli italiani onesti. E che ora continua a godere di capitali amnistiati, lecitamente ripuliti e nel più totale anonimato. Almeno la pena accessoria di veder pubblicati i nomi di questi signori: per curiosità o magari per non dover più vedere le loro facce in tv, per non dover più leggere i loro nomi nelle liste elettorali o nelle interviste sui giornali, per non vederli decretare o sputare giudizi e sentenze su questo e quello.
Alla famosa 'casalinga di Voghera', scarpe grosse e cervello fine ma abituata da sempre a far quadrare i bilanci in famiglia, non sfugge che, 'se tanto mi dà tanto', soltanto nell'ultimo decennio dalla comparsa dell'Euro oltre 520 miliardi di capitali potrebbero essersi dileguati dal nostro Paese per altri lidi. E questo solo a voler considerare il volume di capitali rientrato a seguito delle tre sanatorie concesse dallo Stato, senza contare, quindi, le somme che, nonostante lo scudo, sono state beatamente lasciate a riposare nei conti presso banche estere dai loro proprietari.
Tornando a Befera: nei giorni a cavallo fra la fine del 2011 e l'inizio del nuovo anno è certamente il personaggio pubblico più in vista del momento. Chiamato in causa prima per difendere i suoi e condannare le bombe e le minacce recapitate in diverse sedi di Equitalia, poi per commentare soddisfatto operazioni anti-evasione come quella 'andata in scena' a Cortina nei giorni delle feste, poi replicata a Portofino e infine promessa in altre amene località del turismo milionario.
Le ultime dichiarazioni, questa mattina a
Canale 5:
FISCO: BEFERA, SU EQUITALIA NO A GENERALIZZAZIONI =
(AGI) - Roma, 9 gen. - Gli errori commessi da Equitalia non
devono portare a generalizzare ne' a stigmatizzare l'attivita'
di un ente che costituisce un argine contro l'evasione. Lo ha
sottolineato il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio
Befera, intervistato a 'La Telefonata' di Maurizio Belpietro su
Canale 5.
"Tutto cio' che Equitalia fa lo fa sulla base di leggi che
dicono come deve comportarsi, se c'e' qualcosa da rivedere
siamo disposti a collaborare - ha affermato Befera - non metto
in dubbio che ci siano stati errori, ma generalizzare sulla
base di 1.000 errori a fronte di 10 mila cartelle significa
applicare la legge dei piccoli numeri". "Certo, sono errori che
non devono avvenire ma se fermiamo Equitalia fermiamo tutto e
l'evasione riaumenta", ha concluso Befera. (AGI)
Rme
090910 GEN 12
A parte la constatazione puramente matematica per cui 1.000 errori su 10mila cartelle non "significa applicare la legge dei piccoli numeri" ma quella dei numeri di una certa consistenza, dal momento che trattasi del 10% del totale. Ma poi, vuoi mettere lo stato in cui potrebbe ridursi una persona, una famiglia o un'azienda colpita ingiustamente da uno di questi mille errori? Fra debiti per correre ai ripari, procedimenti di opposizione da avviare, iter lunghissimi e incertissimi da seguire... Senza contare che le cartelle di cui sopra sono il frutto di controlli e conteggi che vanno eseguiti su una documentazione certa: come dire,
ex post e non frutto di un'indagine indiziaria come quella a cui sono chiamati i magistrati o la polizia giudiziaria per risolvere un delitto. Senza offese per nessuno: ai primi non è ammissibile brancolare nel buio come può invece accadere ai secondi.
Infine, una domanda: ma l'evasione fiscale, le Cortina e le Portofino, i proprietari di auto/barche/velivoli di lusso nullatenenti o intestatari di aziende in perdita, i ristoratori ed albergatori di note località di mare o montagna dove amano rilassare le stanche membra i soliti e meno soliti abbienti e tutto questo bel carrozzone di benestanti e ricchi evasori... MA DOVE STAVANO FINO A POCHI GIORNI FA???
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