Oggi vi racconto una storia. Una storia di ordinaria amministrazione, in questa Italia delle sopraffazioni del potente di turno sull'uomo qualunque. Può riguardare chiunque: è capitata a qualcuno.
Il protagonista della nostra storia si chiama Marco e fa il giornalista [prendo a prestito da me stesso nome e professione: faccio prima e lascio nel più completo anonimato il qualcuno in questione]. Sono più di vent'anni che Marco lavora con professionalità e passione in un ufficio stampa pubblico. E' il suo lavoro e a lui piace, cosa non da tutti i giorni. Proprio per questo è apprezzato e benvoluto: dai suoi colleghi di ufficio innanzitutto, con alcuni dei quali è nata una vera e propria amicizia, ma anche dalla gran parte di quei giornalisti dei media con i quali, pressocchè quotidianamente, ha cordiali rapporti professionali e umani da anni.
Un giorno, a causa dell'annoso protrarsi di una situazione di grave disagio e malessere in un settore particolarmente delicato e a rischio fra le competenze di quella pubblica amministrazione, il governo decide di dichiarare lo stato di emergenza per quel settore. E, come puntualmente capita in questi casi nel nostro Paese, inizia a varare una serie di provvedimenti ad hoc per fronteggiarla: nomina subito un commissario straordinario e mette a sua disposizione poteri e fondi straordinari per assumere, in tempi brevi e con modalità diverse dall'ordinario, tutte quelle iniziative necessarie per affrontare e risolvere l'emergenza.
Ora capita che ad essere nominato dal governo commissario straordinario per la gestione di questa emergenza sia lo stesso funzionario pubblico già a capo dello specifico dipartimento competente per quella materia. Un po' come se a commissariare il direttore sanitario di un ospedale venisse nominato lo stesso direttore generale o come se per salvare la squadra dalla serie B un presidente affidasse il disperato incarico allo stesso allenatore che la guida dall'inizio del campionato. Lungimirante, no? Nonostante ciò, spiega il governo, ci sono valide motivazioni attinenti alla competenza, professionalità e managerialità del funzionario in questione alla base di questa scelta. E ci sarebbe pure una ricca indennità per compensarlo di tale onere - appunto, straordinario - ma poichè la sua è già fra le retribuzioni più alte che lo Stato attribuisce ad un funzionario pubblico, il governo decide di glissare su questo punto.
Come prima cosa, il nuovo commissario straordinario deve predisporre in breve tempo un piano di interventi che, nel medio periodo, preveda la costruzione di nuove infrastrutture e la riorganizzazione e il potenziamento di quelle già esistenti. Ma in virtù dei poteri che gli vengono concessi, egli può: avvalersi delle risorse del dipartimento che già ordinariamente dirige; nominare più soggetti attuatori, determinandone egli stesso i compensi; stipulare fino a 20 contratti a tempo determinato o a collaborazione a progetto con soggetti scelti in base a criteri fiduciari, anche in questo caso determinandone i compensi. A lui, inoltre, viene intestata una apposita contabilità speciale nella quale confuiscono risorse finzianziarie appositamente individuate dal governo, che egli potrà utilizzare per la realizzazione degli interventi a carattere d'emergenza che riterrà più opportuni, anche in deroga alle norme vigenti. Il che significa accumulare su un'unica persona un potere decisionale e contrattuale enorme, lasciando a costui mano totalmente libera in tema di affidamento di incarichi e di assegnazione di appalti.
Il commissario straordinario si mette subito al lavoro e costituisce la squadra di esperti che dovranno coadiuvarlo nel suo delicato incarico. Ne nomina 5: quattro responsabili di settore e uno, a cui questi devono far riferimento, che si interfaccia direttamente con lui. Tutti estranei alla pubblica amministrazione e tutti reclutati sulla base di un incarico fiduciario. Come già detto, è lui a decidere il compenso loro spettante.
Allo stesso modo, ma con criteri ben differenti, inizia a reclutare il personale necessario a sostenere le necessità minime di un ufficio pubblico creato per affrontare emergenze. E qui viene il bello. Perchè le unità che lui individua per far funzionare h24 una segreteria e un ufficio stampa va a pescarle direttamente dalle omologhe strutture già presenti nel dipartimento che egli già dirige o all'interno dell'amministrazione di cui fa parte il suo dipartimento. Sceglie i migliori e li porta sotto il suo diretto comando: una task-force di professionisti e affidabili che ben conoscono il settore in questione e a sua completa disposizione. A costo zero, o - come recita il linguaggio
tecnico-burocratico - 'in economia'.
Già, perchè diversamente da quanto sarebbe stato previsto per se stesso ma non è stato possibile fare per via del tetto alle retribuzioni dei manager di Stato e diversamente da quanto viene previsto per i 5 soggetti attuatori e i 20 esperti contrattualizzati che riceveranno ricche indennità e compensi per gli incarichi che saranno chiamati a svolgere, al personale della pubblica amministrazione che sarà allontanato dal proprio servizio per essere comandato nei nuovi uffici di supporto del commissario non sarà assegnato il benchè minimo riconoscimento/bonus/indennità/compenso straordinario per la ben più copiosa attività lavorativa e responsabilità a cui sarà sottoposto.
Come dire: le classiche nozze con i fichi secchi!
Ritorniamo ora al nostro amico Marco, giornalista ed esperto addetto stampa del settore: lui è uno dei fichi secchi. Il bello è che nel nuovo ufficio stampa troverà un altro giornalista, estraneo alla pubblica amministrazione e totalmente digiuno del delicato settore in questione e delle sue profonde problematiche, arrivato fin lì per chiamata diretta (in gergo, segnalazione...), appositamente contrattualizzato ed adeguatamente ricompensato.
La storia potrebbe chiudersi qui, avendo già rivelato tutta la profonda italianità. Ma poichè ha anche altri risvolti, non posso non aggiungere una piccola coda, come fa Tolkien raccontando il viaggio verso casa di Frodo e Sam dopo la sconfitta di Sauron nel Signore degli Anelli. Ci sono altri risvolti, infatti, che non risultano così evidenti se non all'occhio abituato agli ambienti e alle maligne dinamiche vigenti nella pubblica amministrazione.
Già, perchè non soltanto il nostro amico Marco riceverà un danno in ragione della sua professionalità e bravura, venendo strappato ad un ufficio dove lavora da vent'anni per essere assegnato ad una struttura nata per essere provvisoria ed emergenziale. Non soltanto in questo nuovo ufficio egli dovrà passare l'intera giornata lavorativa, assumendo incarichi di responsabilità, senza per questo essere minimamente ricompensato.
Non bastasse il danno in tutto ciò, è la beffa ad affacciarsi, sottile e maligna, fra le pieghe di questa storia. Perchè il nostro amico Marco, informato di tutto ciò, pensa di correre ai ripari rivolgendosi al suo attuale responsabile, ingenuamente confidando nel fatto che questi si sarebbe opposto all'idea di perdere un elemento valido. E invece: il primo pensiero di costui è diretto ad avanzare il dubbio che Marco abbia architettato il tutto per trovarsi una sistemazione lavorativa diversa; la seconda impressione è anche peggiore e a Marco viene riportata, in amicizia, da un suo collega, al quale i capi confidano di aver comunque già pronto un sostituto da inserire al suo posto nell'organico dell'ufficio stampa (organico nel quale, evidentemente, Marco non potrebbe più far ritorno una volta che l'incarico di commissario si esaurisse o che il governo non intendesse più rinnovarlo).
Alla fine, nonostante le suddette mazzate, il nostro amico Marco si ritroverà comunque a ricevere una difesa d'ufficio dal suo capo, una protezione che probabilmente lo metterà al riparo dal trasferimento in questione, ma che gli costerà immensamente cara in termini di gratitudine e riconoscenza. O no?
Assurdo!!!
RispondiEliminaVeramente assurdo.
Nel nostro bel paese avvengono delle cose incredibili.
Sono molto amareggiata per il contesto attuale.
Va tutto in malora, ma "qualcuno", sorridendo a 32 denti,va in giro a tranquillizzare e a rabbonire gli animi con una disinvoltura disgustosa.
Manca soprattutto il senso della legalità e quello del dovere...sopravvive in pochi, anzi in pochissimi e le parole oramai non servono più a nulla.
nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo non ti può accadere questo noooooooooooooooo ha ragione zicin e quello stronzo cammina con la dentiera mentre st'Italia va a pezzi!!!!!!!
RispondiEliminaIl guaio è che le cose che normalmente accadono nel nostro Paese hanno ormai molto poco di incredibile. Alcune sopraffazioni/malversazioni/negligenze sono diventate una triste normalità... A volte perfino una dolorosa abitudine.
RispondiElimina...però mi sembra che il nostro Frodo, volente o nolente, sia cirocndato da una "Compagnia dell'Anello" che per lui lotta, battaglia e se è necessario perde la vita... Si vince e si perde assieme!!!
RispondiEliminaE il brutto è che magari t'indorano la pastiglia facendoti credere che un incarico di responsabilità, che apparentemente non ti dà nulla di più di ciò che hai già, in realtà a lungo termine ti porterà soddisfazioni e gratitudini..In realtà, più che una pastiglia indorata, sembra una supposta di diametro inimmaginabile..
RispondiEliminaFrodo, era circondato da una "Compagnia dell'Anello", pronta a lottare e a sacrificarsi per lui..ma erano altri tempi, tempi in cui l'egoismo, e l'avidità erano facilmente sconfitti da sentimenti ben più nobili come l'amicizia, la lealtà..sentimenti, che oggi sono pressoché scomparsi..Sfido chiunque a scendere in battaglia per Marco, a sacrificarsi, in toto, per la sua battaglia..Se esiste, un amico, un collega, o meglio più d'uno che è pronto a sacrificarsi, a scendere in battaglia per difendere i diritti di Marco, bene, allora vuol dire che ci sono animi nobili per cui ancora l'amicizia vale più di ogni altra cosa..
Diversamente, sono certa che si leveranno solo cori di mi dispiace, sempre i soliti menefreghisti, il solito iter italiano..quando poi, fra sé e sé, si levano cori di "che culo, che è successo a lui e non a me"..
Ma questo ormai è entrato a ar parte dell'uso e costume italiano, ma anche del resto del mondo..come dire MORS SUA, VITA MEA..
Per Gianluigi:
RispondiEliminaE quella Compagnia sarà per lui una risorsa. Per lui e per tutti gli altri suoi Compagni di viaggio. Nel segno del vecchio motto moschettiere... Ciò non toglie, tuttavia, che la storia di Marco racconti i disagi e quel menefreghismo per le sorti altrui che sono diventati un modus ordinario di essere italiani, che si trovino a stare sotto o sopra.
Per Debora:
RispondiEliminaCome ho già scritto a Gianluigi, posso assicurarti che la Compagnia che accoglie Marco è una Vera Compagnia. Un'eccezione? Forse. Di certo un punto fermo che ciascuno di noi vorrebbe avere, un riferimento su cui contare, un sostegno a cui sorreggersi e da sostenere con orgoglio di fronte alle difficoltà che tutti i Marco che ne fanno parte possano avere.
Marcus... Sono. Padani. Questi. Rincoglioniti.
RispondiEliminaS.P.Q.R
sono proprio dei rottinculo...
RispondiEliminaah, no? deve essere s.p.q.r.?
vabbe', sono proprio quei rottinculo...
Per Marianna:
RispondiEliminaMari, ci sono padani e padani...
Per Indierocker:
Indie, ci sono rottinculo e rottinculo...