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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Dossi e paradossi italiani

“Strano il mio destino” cantava Giorgia nell'attacco di una sua famosissima canzone. E ben strano è anche il destino di questo nostro Paese, alle prese con contraddizioni di giorno in giorno sempre più evidenti e pause di riflessione su vicende inutili capaci di paralizzarne l'attività politica e di governo.

Siamo indubbiamente alle prese con una politica di ben poco spessore e ancor meno lungimirante, almeno per ciò che riguarda i problemi che affliggono l'intera comunità. Diversamente vanno invece le cose quando c'è da decidere di vicende che interessano direttamente lorsignori. E questa evidente anomalia genera altrettanto evidenti paradossi. Che saltano immediatamente e tristemente agli occhi.

Così, capita che si moltiplichino ormai ogni giorno gli episodi di lavoratori che, ad un passo dal perdere il posto, sull'orlo del licenziamento, da mesi in cassa integrazione, con l'azienda in chiusura per effetto della crisi e la retribuzione bloccata da mesi, si arrampicano sui tetti delle fabbriche oppure occupano stabilimenti produttivi e ne fanno la loro casa, reclamando la dignità del proprio lavoro e invocando una richiesta di aiuto che non trova risposte. E mentre accade tutto ciò, capita pure che una delle due assemblee legislative del Paese, quella Camera dei Deputati che il nostro sistema mette alla base della produzione di quelle regole che regolano la vita sociale, che dovrebbero essere il cuore pulsante della vita politica di uno Stato, che dovrebbero legiferare proprio per la gestione e il benessere della res pubblica, decida di concedersi una bella settimana di vacanza. Una pausa, a sentir loro, giustificata per questa e quella ragione, ma in realtà frutto di un continuo tiro alla fune e di una serie di ripicche che hanno a che vedere con personali vicende di leadership politica tra Berlusconi e Fini. Fatto sta, che il paradosso è evidente: chi ha perso o sta perdendo lavoro e dignità, finisce per trasferirsi notte e giorno nella sua sede; chi, invece, quel posto di lavoro ce l'ha ben saldo e ricoperto d'oro, si concede tranquillamente una settimana di vacanza. Retribuita, ovviamente, e alla faccia della crisi economica e dei problemi del Paese! Recita un vecchio proverbio: chi ha il pane non ha i denti e viceversa.

Così, capita che di fronte ad una sentenza della Corte di Strasburgo - massima istituzione europea deputata alla tutela dei diritti umani e nata per volontà di tutti gli Stati che compongono l'Unione - che nel simbolo cristiano del crocifisso rileva una palese violazione di quel principio di uguaglianza di tutti i cittadini sancito anche dall'articolo 3 della nostra Costituzione, si sollevi un polverone di proteste ideologiche e critiche pecorecce da parte di una classe politica che, per un verso, è supina ad un potere politico-economico enorme qual è quello esercitato dalla chiesa cattolica e, per l’altro, combutta con questa da tempo in uno scambio di favori che molto hanno a che fare con le cose di questo mondo che con quelle dell’Altro. E nel frattempo, però, questa stessa classe politica nulla ha da dire e, di fatto, dice nel momento in cui le gerarchie ecclesiastiche tuonano contro questa o quella libertà o volontà popolare per motivi che promanano direttamente da un indottrinamento ideologico-culturale che dura da millenni e che nasconde, comunque, il desiderio di difendere un potere politico e una potenza economica in grado di influenzare le cose di questo mondo.

Così, capita che il nostro governo (e qualcuno pure fra l’opposizione) voglia convincerci che lo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero sia una pensata dovuta SOLO alla necessità di reperire soldi in tempi di crisi economica. E quindi, va bene anche maledetti e subito. Con annessa assicurazione di anonimato e minima penale da pagare. E nel frattempo, però, si fa finta di voler togliere una tassa come l’Irap che di miliardi (di euro) ne costerebbe enormemente di più. Altro che i milioni di euro scudati. Che, fra l’altro, come ha ben dimostrato l’intervista al noto commercialista anonimo di Annozero, difficilmente riprenderanno la strada di casa.

E a quanti altri paradossi ci hanno assuefatto finora?

Commenti

  1. http://ilblogdeglistudenti.blogspot.com/2009/11/varie-sentenza-sul-crocifisso-giusta-o.html sulla questione ho scritto un post stamane. Non mi ero accorto che anche tu l'avevi scritto.

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