Italia: solo una sana e consapevole incoscienza...

Quanto può tirare a campare un governo che vede i due partiti di maggioranza dividersi continuamente in tema di politica estera, di economia, di legalità e, al tempo stesso, impegnarsi per dimostrare urbi et orbi che tutto ciò non accade, che la coalizione è unita e coesa e che i presunti dissapori sono frutto soltanto di una campagna di stampa messa in piedi artatamente da e con l'opposizione?

Quanto può tirare avanti un governo che suole giustificare il suo operato e le sue condotte affidandosi, come ultima risorsa dialettica, al trito ritornello della volontà popolare che li ha voluti al potere nell'ultima tornata elettorale? Quel che (disgraziatamente!) è (ri)accaduto nelle elezioni di tre anni fa, non autorizza a pensare chi ne ha beneficiato che il mandato degli elettori si cristallizzi nel tempo e nello spazio senza doverne risponderne, tanto più se quelle stesse mani che posero quel voto nell'urna ora agitano esse stesse il pugno contro i loro eletti.

Quanto può andare avanti un governo costruito intorno al culto della personalità (sic!) e al potere economico di un uomo sospettato (prima), indagato (poi) e che fa di tutto per sfuggire alla giustizia del Paese che è chiamato ad amministrare costruendo e disfacendo ad arte leggi e norme che gli regalino l'impunità assoluta?

E quanto può tenere ferma la barra del timone della governabilità un partito di maggioranza relativa all'interno del quale valvassori e valvassini di ogni ordine e grado, fin qui relegati a meri esecutori (servitori?) dei voleri del capo, approfittano ora della sua recente debolezza (mediatica, fisica, di immagine, di potere; fra poco anche giudiziaria?) per mettere in piedi una propria fazione di disperati e transfughi e reclamare a gran voce un nuovo sistema per la scelta della leadership del partito?

Se n'è accorto finalmente pure il segretario del Pdl, Alfano, che fa di tutto per ripetere a destra e a manca che l'opzione di mettere da parte Berlusconi non è assolutamente percorribile. A parte che il fatto che ritenere ciò improponibile non toglie che l'esigenza di andare oltre il nome e la faccia del leader maximo del centrodestra sia una ormai realtà avvertita da tutti: colonnelli, caporali ed elettori stessi. Ma poi Alfano sa bene che morto Sansone, anche il suo prediletto filisteo verrebbe inevitabilmente travolto dalla sua fine: privo di qualsiasi protezione imposta dall'alto e prima di avere il tempo di consolidare una posizione al vertice del partito frutto più del volere del capo che di una libera elezione interna. Ti credo che sia improponibile pensare di mettere da parte il Cavaliere...!

Io non so dove si trovi quel Paese normale al quale tutti prima o poi ricorriamo come punto di riferimento per i nostri paragoni. Specialmente per quelli che hanno a che vedere con la politica. Però mi piacerebbe scoprirlo prima o poi: così, tanto per vedere che effetto fa ritrovarsi in un Paese dove essere orgogliosi di vivere e dove la realtà non debba sembre fare a cazzotti con l'illogicità, l'ingiustizia, l'irrispettosità.

Per non parlare della crisi e dei mostri che sono appena fuori dalla porta... e che ci stanno aspettando al varco.

Commenti

  1. Ultim'ora - Alcune dichiarazioni dei pidiellini sui giornali di oggi. Leggete e ridetene tutti:

    Ignazio La Russa - "Nel partito non c'è un'area di dissenso perchè ognuno degli scontenti ha posizioni diverse da quelle degli altri e per questo non cumulabili". "Escludo che Formigoni voglia creare problemi e smentisco che abbia problemi con Alfano o con il governo la sua fedeltà a Berlusconi è indubbia". Messaggio a Scajola: "Ricordiamo tutti quanto è successo a Fini che oltretutto era il leader della destra: alla fine con lui è rimasto solo il 20% di An".

    Denis Verdini - Formigoni "ha libertà d'espressione, come ce l'ha ciascuno di noi. Ma a decidere è sempre la maggioranza". Pisanu, ha "una lunga esperienza politica, molto lunga e anche per questo ha una visione della politica diversa da quella che si svolge in questo periodo". Scajola "so che ha idee diverse sulla questione dell'organizzazione del partito, le ha da tempo".

    Sandro Bondi - Quello di Formigoni è "non soltanto un atto di ingratitudine che non ha precedenti nella politica italiana, ma è soprattutto un suicidio politico, esattamente come quello che compì la Democrazia cristiana". Tremonti "non ha le qualità di un leader politico", nè "la visione generale dei problemi che può avere un autorevole economista. E' un bravo tributarista che si compiace di filosofeggiare".

    Gianni Alemanno - "E' necessario che l'esecutivo governi, che si dia un programma di fine legislatura che affronti veramente i problemi degli italiani. Poi nel 2013 bisogna fare le primarie e presenarsi alle elezioni con un nuovo candidato scelto liberamente dai cittadini del centrodestra".

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