Ehilà, c'è nessuno?


UNO DEGLI ERRORI CHE POSSIAMO FARE
ragionando sulla possibilità di contatti con civiltà extraterrestri è quello di considerare tale evenzienza solo al presente. O, al contrario, credere che il fatto che un contatto possa essere accaduto in passato, anche remoto, autorizzi a pensare che l'evento debba necessariamente ripetersi. 

In realtà valutare la possibilità di tali contatti soltanto nel presente oppure aspettarsi che un evento passato debba necessariamente ripetersi sono errori legati alla nostra tendenza a ragionare in termini  antropocentrici o lineari. Tendenza che ci fa dimenticare altri aspetti del ragionamento, che coinvolgono sia valutazioni filosofiche sul tempo che il metodo scientifico. 

Innanzitutto la vastità del tempo cosmico. La nostra civiltà esiste da pochissimo in termini cosmici. Un contatto potrebbe essere avvenuto milioni di anni fa o potrebbe avvenire tra milioni di anni. Ma se non coincide con la nostra finestra di osservazione, è come se non fosse mai accaduto.

Un altro aspetto è quello della simultaneità: anche se ci fossero o ci fossero state civiltà avanzate nella galassia, non è detto che esistano ora. La loro esistenza e la nostra potrebbero avere finestre temporali diverse. Anzi, confrontando anche solo l'età della nostra galassia con quella dell'umanità, è facile pensare che non siano sovrapponibili.

Senza considerare, poi, che in natura molte cose si ripetono ciclicamente, ma altre no. Un evento raro può essere accaduto una volta sola e basta. Pensare che qualcosa debba per forza accadere di nuovo solo perché è accaduto prima non è un criterio affidabile.

Un altro ostacolo sorge dal fatto che come esseri umani siamo portati a dare più valore al “qui e ora” e quindi ci aspettiamo che tutto ciò che ha rilevanza debba accadere nel nostro tempo. Ma la realtà dell’universo è del tutto indifferente alla nostra percezione del presente.

Infine, un contatto può essere avvenuto o può avvenire senza che l’umanità ne abbia consapevolezza. Se non riuscissimo a riconoscerne i segni o ad ascoltarne la "voce" o a "vederne" la presenza, difficilmente potremmo pensare di interagire con forme di vita totalmente diverse dalla nostra.

Insomma, ci sono tutta una serie di aspetti da considerare. Il che ci fa ritenere che pensare alla possibilità di contatti al presente o dare per scontata la ripetizione di eventi passati sia frutto di una semplificazione eccessiva. Con buona pace delle nostre aspettative. Per sfamare le quali occorre allora offrire una prospettiva molto più ampia.

La scienza attuale considera la possibilità di vita extraterrestre come plausibile, ma priva al momento di evidenze empiriche. Il paradosso di Fermi, cioè la famosa domanda "dove sono gli extraterrestri?", nasce proprio da questo contrasto tra la probabilità statistica che esistano civiltà aliene e la completa assenza di segnali o prove. Il problema delle finestre temporali non coincidenti è cruciale: una civiltà può durare poche migliaia di anni, e anche se ce ne fossero state milioni, potrebbero essere tutte scomparse prima che noi fossimo capaci di rilevarle. Inoltre i segnali radio su cui si basa gran parte della ricerca di vita extraterrestre si degradano con la distanza e possono non essere riconoscibili o già passati inosservati. 

Ragionando sul tempo, si discute da secoli su cosa significhi "presente". Ma il presente è una costruzione mentale e biologica dell'uomo, del tutto empirica. Una delle "misure" con le quali misuriamo il mondo che ci circonda. Una civiltà può aver lasciato tracce milioni di anni fa, ma noi non siamo in grado di coglierle o di riconoscerle perché siamo "bloccati" nel nostro presente. In questo senso pensare che un evento debba ripetersi solo perché è già successo significa creare scopi o schemi dove non ce ne sono, solo perché per natura tendiamo a cercare uno schema nello svolgimento dei fatti.

Una risposta alle nostre aspettative ce la offre la fantascienza. Molti autori hanno esplorato l’idea che i contatti possano essere avvenuti in forme per noi incomprensibili o magari talmente lontane dal nostro modo di essere da non essere percepite. Forse civiltà extraterrestri ci hanno osservato o visitato, ma non abbiamo i mezzi per riconoscerlo. Oppure, siamo noi a esserci palesati nella storia del mondo in un momento che non ci consente di avere una visione d'insieme.

Senza dimenticare che, ovviamente, le stesse considerazioni fin qui esposte valgono anche per i nostri amici E.T.

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