Francesco, il papa della semplicità
PENSO CHE OGNUNO DI NOI abbia avuto uno "straordinario rapporto personale" con papa Francesco, per dirlo con le parole usate da Giorgia Meloni. In fondo è stato il papa della semplicità. Della semplicità dei gesti, della praticità delle parole e delle forme. Un papa così semplice non puoi sentirlo distante, è più un intimo a cui racconti le tue cose con parole dirette e senza tanti fronzoli.
Non a caso, appena eletto, Francesco si presenta sul balcone di piazza San Pietro e saluta tutti con il più semplice dei "buonasera". E non a caso ai detenuti di Regina Coeli che giovedì scorso ha voluto fortissimamente incontrare nonostante lo stato di salute precario per le celebrazioni del giovedì santo dice: "Sempre mi è piaciuto venire in carcere per fare la lavanda dei piedi. Quest’anno non posso, ma sono vicino a voi".
Di lui mi piace ricordare appunto la potenza della sua semplicità. In un mondo governato dal tentativo di apparire a tutti i costi, il suo segno più grande Francesco lo lascia con gesti di una semplicità che appare sconcertante, come quando, da papa, va a saldare il conto della camera che lo aveva ospitato nei giorni del conclave.
Non bisogna necessariamente essere cristiani o cattolici per sentirsi onorati di aver vissuto questi dodici anni di papa Francesco. Nel mio piccolo, io mi ci sento pienamente, perchè quel poco - lo ammetto - che ho seguito della sua vicenda umana mi è piaciuto molto.
Buon viaggio, Francesco! E grazie per averci insegnato l'importanza di essere semplici.
Al seguente link, il ritratto del vaticanista del Tg1 Ignazio Ingrao, che conosco per motivi di lavoro e che oggi ho sentito il dovere di ringraziare con un messaggio per aver permesso a tutti noi di conoscere meglio Francesco.
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