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88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

Trump people


A VOLTE RITORNANO.
Sarebbe stato troppo facile e scontato come titolo. Ormai troppe cose e troppe persone ritornano e non più solo a volte. Il problema, semmai, è COME ritornano.

L'era del secondo Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d'America, inizia oggi. E prende il via con una vittoria schiacciante negli Stati chiave e nel voto popolare. Una vittoria che vede il partito Repubblicano impadronirsi delle istituzioni da cui dipendono il potere esecutivo e legislativo, con Trump alla Casa Bianca e Senato e Camera - a meno di clamorose sorprese nello spoglio degli ultimi voti - che sono a un passo dal tingersi del rosso del Republican Party. 

A questo si aggiunga la maggioranza dei 9 giudici che compongono la Corte Suprema, la più alta corte della magistratura federale Usa, di cui tre nominati dal tycoon durante il precedente mandato, due da Bush figlio e uno da Bush padre, mentre sono solo tre quelli di nomina democratica (due da Obama e uno da Biden). In questo modo salta del tutto, è evidente, quel bilanciamento dei poteri che negli Stati Uniti costituisce, molto più che in altri Paesi, un meccanismo ben regolato ed equilibrato.

Ma non solo. C'è un altro fattore, a mio parere, che dovrebbe preoccupare in questo Trump II: il suo popolo.

Già, perchè se la prima elezione poteva essere considerata il frutto di un voto di protesta o comunque di rottura a conclusione della parabola di Obama, quello che emerge dal voto di oggi è che si tratti di un voto convinto. Una scelta sostenuta da una forte spinta popolare, non solo di quell'America che vota di pancia, ma anche e soprattutto di quei cittadini che sotto le ceneri hanno covato una accesa voglia di rivincita.

In questi tre anni dalla conclusione del precedente mandato, il popolo dei trumpiani si è cibato della violenza del linguaggio e dei toni del loro leader. Ha nutrito una forte avversione per il potere giudiziario che ha osato indagare, accusare e processare il loro leader, portandolo fin quasi sulla soglia del carcere. Ha visto una insurrezione popolare muoversi e attaccare Capitol Hill, invadere il Palazzo e decidere di scontrarsi apertamente con le forze l'ordine.

Il popolo dei trumpiani ha esultato e si è esaltato per tutto questo. Ha preso coscienza di avere forza perchè il suo capo si è dimostrato forte e indomito contro chi ha tentato di distruggerlo. E' un popolo che si è caricato di rabbia e di livore, che ha accolto tanti democratici e indecisi delusi dall'inconsistenza del Democratic Party e da un presidente rincoglionito che, con il suo trascinarsi malfermo, ha di fatto impedito alla sua fazione di individuare un candidato forte e all'altezza di contrapporsi al miliardario ex presidente.

Il popolo dei trumpiani è quel che preoccupa. La sua carica, la sua spinta, la sua rabbia. Trump avrà il suo bel da fare nel contenerla. Se non nei fatti, certamente nelle pressioni e nelle pretese che da quel popolo, il suo popolo, si alzeranno.


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