Trump people
A VOLTE RITORNANO. Sarebbe stato troppo facile e scontato come titolo. Ormai troppe cose e troppe persone ritornano e non più solo a volte. Il problema, semmai, è COME ritornano.
L'era del secondo Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d'America, inizia oggi. E prende il via con una vittoria schiacciante negli Stati chiave e nel voto popolare. Una vittoria che vede il partito Repubblicano impadronirsi delle istituzioni da cui dipendono il potere esecutivo e legislativo, con Trump alla Casa Bianca e Senato e Camera - a meno di clamorose sorprese nello spoglio degli ultimi voti - che sono a un passo dal tingersi del rosso del Republican Party.
A questo si aggiunga la maggioranza dei 9 giudici che compongono la Corte Suprema, la più alta corte della magistratura federale Usa, di cui tre nominati dal tycoon durante il precedente mandato, due da Bush figlio e uno da Bush padre, mentre sono solo tre quelli di nomina democratica (due da Obama e uno da Biden). In questo modo salta del tutto, è evidente, quel bilanciamento dei poteri che negli Stati Uniti costituisce, molto più che in altri Paesi, un meccanismo ben regolato ed equilibrato.
Ma non solo. C'è un altro fattore, a mio parere, che dovrebbe preoccupare in questo Trump II: il suo popolo.
Già, perchè se la prima elezione poteva essere considerata il frutto di un voto di protesta o comunque di rottura a conclusione della parabola di Obama, quello che emerge dal voto di oggi è che si tratti di un voto convinto. Una scelta sostenuta da una forte spinta popolare, non solo di quell'America che vota di pancia, ma anche e soprattutto di quei cittadini che sotto le ceneri hanno covato una accesa voglia di rivincita.
In questi tre anni dalla conclusione del precedente mandato, il popolo dei trumpiani si è cibato della violenza del linguaggio e dei toni del loro leader. Ha nutrito una forte avversione per il potere giudiziario che ha osato indagare, accusare e processare il loro leader, portandolo fin quasi sulla soglia del carcere. Ha visto una insurrezione popolare muoversi e attaccare Capitol Hill, invadere il Palazzo e decidere di scontrarsi apertamente con le forze l'ordine.
Il popolo dei trumpiani ha esultato e si è esaltato per tutto questo. Ha preso coscienza di avere forza perchè il suo capo si è dimostrato forte e indomito contro chi ha tentato di distruggerlo. E' un popolo che si è caricato di rabbia e di livore, che ha accolto tanti democratici e indecisi delusi dall'inconsistenza del Democratic Party e da un presidente rincoglionito che, con il suo trascinarsi malfermo, ha di fatto impedito alla sua fazione di individuare un candidato forte e all'altezza di contrapporsi al miliardario ex presidente.
Il popolo dei trumpiani è quel che preoccupa. La sua carica, la sua spinta, la sua rabbia. Trump avrà il suo bel da fare nel contenerla. Se non nei fatti, certamente nelle pressioni e nelle pretese che da quel popolo, il suo popolo, si alzeranno.
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