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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Ricordare. Ma perchè?


MA PROPRIO NON SI PUÒ TROVARE IL MODO DI CANCELLARE I RICORDI?
Lo chiedo da inguaribile rammentatore quale sono, chi mi conosce un poco lo sa bene...

Parlo di tutti i ricordi. Quelli belli, che ci rimandano a momenti che inevitabilmente non torneranno mai più... e quindi perchè continuare a struggersi al loro pensiero? E quelli brutti, che rievocano momenti che già hanno graffiato e inciso più o meno profondamente la nostra vita... e quindi perchè doverne rivivere ancora gli effetti? 

Che si tratti di amore, di lavoro, di persone e cose dell'ambiente familiare, della scuola, della vita quotidiana, persino di animali. Che si tratti di quegli eventi inaspettati che soltanto dopo aver prodotto il loro effetto - bello o brutto che sia - si cristallizzano nella nostra memoria. O ancora che siano indotti o generati casualmente dagli sconosciuti meandri del nostro mondo onirico... Qual è la ragion d'essere dei ricordi? Quel banale farci rivivere la sensazione del momento? E a che pro, dal momento che quel che c'era di bello e di buono è ormai irripetibile e perduto e quello che a suo tempo segnò la nostra anima di certo non siamo interessati a riviverlo?

Qualcuno potrebbe azzardare una risposta di stampo filosofico: i ricordi sono lì proprio per permetterci di imparare dal passato, rammentare quanto accaduto in situazioni analoghe e, al momento giusto, permetterci di decidere in modo da percorrere nuovamente il sentiero dorato o magari di comportarci diversamente per non dover incappare di nuovo in quello doloroso. Quasi come fosse un automatismo di protezione, in grado di innescarsi al momento giusto con la finalità di migliorare noi stessi.

Sia come sia, evidentemente la questione - o semplicemente l'interrogativo - qualcuno in giro per il mondo ha iniziato a porselo, come dimostra l'interessante approfondimento sul tema scritto cinque anni fa dal direttore di Futuro Prossimo - network italiano di Futurologia - e che potete leggere qui.

E voi, siete proprio convinti di voler continuare a ricordare?

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