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88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

Libertà va cercando...

(foto da @lefrasidiosho)

SARÀ LA DEFORMAZIONE PROFESSIONALE
, sarà l'abitudine alle pulci… Fatto sta che seguendo il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica nella versione sottotitolata – online sul sito del Quirinale – non ho potuto fare a meno di notare questa cosa.

Nei 15 minuti circa di messaggio, Mattarella pronuncia una sola volta un termine che in bocca ai politici prolifera invece molto spesso, al limite dell'abuso: LIBERTÀ. Questo è il passaggio nel discorso presidenziale (minuto 12:37):

“I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà.”

Il concetto di libertà, che in nessun altro passaggio del discorso viene nominato, è qui utilizzato solo con riferimento al modo di intenderla dei giovani. È la ‘loro libertà’, limitata in quanto soggettivata al loro punto di vista. Nessun richiamo, dunque, alla libertà in senso oggettivo e universale; nessun richiamo alla libertà come valore assoluto e come aspirazione dell’uomo e dell’umanità. Soltanto una citazione a una sua versione limitata, propria di un gruppo e a quello solo riferita. Basterebbe soltanto pensare a quanto possa essere diversa la visione della libertà di un genitore da quella di un figlio, ad esempio…

L’altro passaggio che è risuonato strano alle mie orecchie viene poco più in là, verso la fine (minuto 14:43):

“Guardiamo avanti sapendo che il destino dell'Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri.”

Quindi il concetto è: davanti a noi, nel destino dell'Italia, c'è una fantomatica (e inquietante) 'nuova stagione dei doveri' alla quale tutti noi saremmo chiamati. Rimango perplesso e pure un po' a disagio. Sarebbe bello andare a rileggersi i discorsi quirinalizi degli anni addietro per vedere se mai si è fatto riferimento al futuro del Paese richiamando, al posto del concetto di libertà, quello di un generico DOVERE inteso come sistema.

Non promette bene...


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