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Trump people

A VOLTE RITORNANO. Sarebbe stato troppo facile e scontato come titolo. Ormai troppe cose e troppe persone ritornano e non più solo a volte. Il problema, semmai, è COME ritornano. L'era del secondo Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d'America, inizia oggi. E prende il via con una vittoria schiacciante negli Stati chiave e nel voto popolare. Una vittoria che vede il partito Repubblicano impadronirsi delle istituzioni da cui dipendono il potere esecutivo e legislativo, con Trump alla Casa Bianca e Senato e Camera - a meno di clamorose sorprese nello spoglio degli ultimi voti - che sono a un passo dal tingersi del rosso del Republican Party.  A questo si aggiunga la maggioranza dei 9 giudici che compongono la Corte Suprema, la più alta corte della magistratura federale Usa, di cui tre nominati dal tycoon durante il precedente mandato, due da Bush figlio e uno da Bush padre, mentre sono solo tre quelli di nomina democratica (due da Obama e uno da Biden). In questo modo salta de

Libertà va cercando...

(foto da @lefrasidiosho)

SARÀ LA DEFORMAZIONE PROFESSIONALE
, sarà l'abitudine alle pulci… Fatto sta che seguendo il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica nella versione sottotitolata – online sul sito del Quirinale – non ho potuto fare a meno di notare questa cosa.

Nei 15 minuti circa di messaggio, Mattarella pronuncia una sola volta un termine che in bocca ai politici prolifera invece molto spesso, al limite dell'abuso: LIBERTÀ. Questo è il passaggio nel discorso presidenziale (minuto 12:37):

“I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà.”

Il concetto di libertà, che in nessun altro passaggio del discorso viene nominato, è qui utilizzato solo con riferimento al modo di intenderla dei giovani. È la ‘loro libertà’, limitata in quanto soggettivata al loro punto di vista. Nessun richiamo, dunque, alla libertà in senso oggettivo e universale; nessun richiamo alla libertà come valore assoluto e come aspirazione dell’uomo e dell’umanità. Soltanto una citazione a una sua versione limitata, propria di un gruppo e a quello solo riferita. Basterebbe soltanto pensare a quanto possa essere diversa la visione della libertà di un genitore da quella di un figlio, ad esempio…

L’altro passaggio che è risuonato strano alle mie orecchie viene poco più in là, verso la fine (minuto 14:43):

“Guardiamo avanti sapendo che il destino dell'Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri.”

Quindi il concetto è: davanti a noi, nel destino dell'Italia, c'è una fantomatica (e inquietante) 'nuova stagione dei doveri' alla quale tutti noi saremmo chiamati. Rimango perplesso e pure un po' a disagio. Sarebbe bello andare a rileggersi i discorsi quirinalizi degli anni addietro per vedere se mai si è fatto riferimento al futuro del Paese richiamando, al posto del concetto di libertà, quello di un generico DOVERE inteso come sistema.

Non promette bene...


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