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Viaggiare disinformati. Da tutto
VOLARE DA UN CONTINENTE ALL'ALTRO, percorrere l'emisfero, spostandosi da un punto a un altro della Terra. Resta sempre qualcosa di affascinante, anche in un mondo come il nostro, ormai da tempo abituato all'idea di spostarsi utilizzando mezzi sempre più veloci.
Come accade in questo viaggio che da Parigi mi sta portando a Città del Messico. Per certi versi quel che succede a noi passeggeri di questo volo è simile a quel che ci raccontano alcune pellicole di fantascienza che affrontano il tema dei viaggi alla velocità della luce (e oltre). Lì i protagonisti rimangono vittime delle equazioni spazio-temporali e dell'inevitabile conseguenza di non poter più rivedere i propri cari vivi, a causa del differente fluire del tempo a diverse velocità. Qui a bordo, invece, noi siamo in balia della "modalità aereo".
A oltre novemila metri di altezza, sfrecciamo sopra l'oceano a quasi novecento chilometri all'ora, mentre il mondo - il nostro mondo, quello dei nostri affetti, del nostro lavoro, dei nostri interessi, anche di quelli meno importanti - continua a girare lì sotto. La gente continua a vivere e le cose continuano ad accadere, ma noi siamo scollegati da tutto e non sappiamo.
Ciechi e disinformati su ogni cosa: bella o brutta che sia, nel bene o nel male, si svolge senza che noi ne sappiamo nulla. Se non alla fine, una volta atterrati, quando avremo ripristinato la connessione. E allora messaggi, chiamate e letture ci permetteranno di ricongiungerci e riallinearci con la realtà. Con la realtà e le cose fatte e accadute che troveremo.
Sulle quali, ormai, non potremo più nulla.
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