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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

Quel tempo sospeso sul treno...


DOPO QUATTRO MESI - i quattro mesi del lockdown e poi della Fase 2, 2.1 e quindi 3 - ho lasciato l'auto per tornare a fare il pendolare in treno. La decisione ha avuto a che fare (molto) con il traffico tornato a livelli intensi e decisamente pre-coronavirus. Ma anche (in parte) con un minore numero di emergenze sul lavoro (e qui ci sta bene un noto gesto scaramantico che fortunatamente non potete vedere...). Emergenze che, quando in tanti erano in paranoia da lockdown o alle prese con lo smart-working, mi hanno tenuto in ufficio per dodici-tredici ore al giorno, tutti i giorni, nonchè incollato a telefono e pc durante i weekend e le festività pasquali. Ma tant'è...

Il ritorno al treno e ai mezzi pubblici correlati (tram e bus) ha provocato più di un disagio il primo giorno, come un ingranaggio arruginito che si rimette in moto: qualche dimenticanza, le nuove disposizioni sui posti a sedere o quelli in piedi, le porte esclusivamente per la salita e quelle per la discesa, i percorsi da seguire... Insomma, le novità dell'era Covid.

Ma c'è una sensazione che più di tutti mi ha colpito e forse l'ho avvertita proprio perchè erano mesi che non salivo a bordo e magari trent'anni di pendolarismo mi impedivano di provarla. La sospensione temporale che sa regalare un viaggio in treno. Non so spiegarla bene... Quando sono sceso alla stazione di arrivo ho provato quella sensazione che avverti solitamente quando sei dall'altra parte del mondo: come se mi trovassi con un fuso orario diverso. Mentre vieni trasportato passivamente dal treno, con gli occhi chiusi, avvolto dalla musica, incurante di doverti preoccupare di guidare, del traffico, di non poter usare il telefono, è come se durante il viaggio il tempo rimanesse sospeso...  È come essere slegati dalla realtà per un lasso di tempo più o meno lungo: slegati dalla realtà spaziale e anche da quella temporale. Solo quando ho rimesso il piede a terra ho provato la sensazione di ricollegarmi al mondo reale, lasciando quel limbo dolce e vago che mi aveva accompagnato durante il viaggio.

Non credo che riproverò quella sensazione ora che il treno tornerà ad essere abitualmente parte della mia giornata. Ma la ricorderò con piacere, per l'effetto che ha saputo regalarmi.

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