Passa ai contenuti principali

In primo piano

88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

Quel tempo sospeso sul treno...


DOPO QUATTRO MESI - i quattro mesi del lockdown e poi della Fase 2, 2.1 e quindi 3 - ho lasciato l'auto per tornare a fare il pendolare in treno. La decisione ha avuto a che fare (molto) con il traffico tornato a livelli intensi e decisamente pre-coronavirus. Ma anche (in parte) con un minore numero di emergenze sul lavoro (e qui ci sta bene un noto gesto scaramantico che fortunatamente non potete vedere...). Emergenze che, quando in tanti erano in paranoia da lockdown o alle prese con lo smart-working, mi hanno tenuto in ufficio per dodici-tredici ore al giorno, tutti i giorni, nonchè incollato a telefono e pc durante i weekend e le festività pasquali. Ma tant'è...

Il ritorno al treno e ai mezzi pubblici correlati (tram e bus) ha provocato più di un disagio il primo giorno, come un ingranaggio arruginito che si rimette in moto: qualche dimenticanza, le nuove disposizioni sui posti a sedere o quelli in piedi, le porte esclusivamente per la salita e quelle per la discesa, i percorsi da seguire... Insomma, le novità dell'era Covid.

Ma c'è una sensazione che più di tutti mi ha colpito e forse l'ho avvertita proprio perchè erano mesi che non salivo a bordo e magari trent'anni di pendolarismo mi impedivano di provarla. La sospensione temporale che sa regalare un viaggio in treno. Non so spiegarla bene... Quando sono sceso alla stazione di arrivo ho provato quella sensazione che avverti solitamente quando sei dall'altra parte del mondo: come se mi trovassi con un fuso orario diverso. Mentre vieni trasportato passivamente dal treno, con gli occhi chiusi, avvolto dalla musica, incurante di doverti preoccupare di guidare, del traffico, di non poter usare il telefono, è come se durante il viaggio il tempo rimanesse sospeso...  È come essere slegati dalla realtà per un lasso di tempo più o meno lungo: slegati dalla realtà spaziale e anche da quella temporale. Solo quando ho rimesso il piede a terra ho provato la sensazione di ricollegarmi al mondo reale, lasciando quel limbo dolce e vago che mi aveva accompagnato durante il viaggio.

Non credo che riproverò quella sensazione ora che il treno tornerà ad essere abitualmente parte della mia giornata. Ma la ricorderò con piacere, per l'effetto che ha saputo regalarmi.

Commenti

Post più popolari