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88 Arenula e tutto cominciava...

E SONO 37! Trentasette anni di ufficio stampa nello stesso ministero. Un lasso di tempo niente male, considerando il ministero in questione... Nel 2010 un collega del giornale radio Rai, che per lavoro aveva contatti da anni con molti uffici stampa ministeriali, mi disse che, molto probabilmente, il mio collega Giovanni e io eravamo gli addetti stampa più anziani di tutta la pubblica amministrazione centrale. Beh, se aveva ragione, credo che oggi quel 'forse' se lo siano portato via i 15 anni passati da allora. Ricordassi il nome del collega giornalista, lo chiamerei per curiosità... Il mio collega Giovanni, entrato due mesi prima di me, da qualche anno non è più all'ufficio stampa. Sicché potrei essere rimasto il più anziano (in termini di servizio, ovviamente) addetto stampa di tutta la Pubblica Amministrazione centrale. Il che mi lascia un po' come Pantani quando decideva di alzarsi sui pedali e... ci vediamo al traguardo! Peccato che non ci sia più il mio adorato...

4 marzo: dal patto del Nazareno al patto d'acciaio?

DICE CHE ERA UN BEL VOTO e veniva, veniva dal male
parlava un'altra lingua, però sapeva osare
E quel giorno si prese l’Italia oltre i sondaggi
il quaranta per cento dei voti di italiani randagi
Parafrasando la prima strofa di una bellissima canzone di Lucio Dalla, tentavo di immaginare un Paese finalmente normale. Dove, dallo stagnante marasma politico che ben conosciamo, potesse emergere un protagonista nuovo, con idee nuove e magari pure al servizio dell'Italia e degli italiani (ma sì, esageriamo!). E che, a dispetto degli scenari disegnati da sondaggisti e guru, riuscisse a superare quell'agognata soglia di voti che finalmente, dopo anni e anni di forzate e forzose alleanze, fosse in grado di garantirgli una maggioranza chiara e un governo capace di guidare il Paese per i prossimi 5 anni.

Purtroppo non accadrà nulla di tutto ciò. Lo stagnante marasma politico di cui sopra non è in grado di esprimere attualmente nè un protagonista nuovo nè idee nuove, tanto meno qualcuno che sappia pensare al Paese. Ma soprattutto non è in grado di partorire (Opinoitalia stima oggi un'affuenza tra il 65 e il 69%) quella percentuale di voti capace di garantire una maggioranza politica adeguata a governare.

Al massimo sa sgravare tre poli, gli stessi in fondo della scorsa tornata elettorale, numero più numero meno. E se diamo per buona (fino a quando?) la linea dura no-alleanze del M5S, gli scenari che restano sono più semplici dell'aritmetica insegnata in prima elementare: se farà più voti la coalizione guidata dal Pd (con i suoi vari affluenti di pseudo-centrosinistra), chiederanno a Berlusconi di appoggiare il loro governo; se sarà la compagine di centrodestra (anch'esso con i suoi vari affluenti) a prevalere, chiederanno a Renzi di sostenerli.

Semplice e lineare. Almeno fino alle prossime elezioni. Già, perchè il quadro che emerge ogni giorno di più porta a pensare che quelle del 4 marzo prossimo siano solo una scusa per Renzi e Berlusconi: per mettersi definitivamente al sicuro dall'insidia del terzo incomodo pentastellato e sedersi intorno a un tavolo a disegnare il futuro. Leggi, spartirsi l'Italia.

Guarda caso, proprio oggi il Cavaliere ha sibillinamente infilato, fra le tante dichiarazioni da campagna elettorale, le seguenti parole: "Renzi un merito lo ha avuto ed è quello di aver eliminato i comunisti, per cui gli consiglierei di cambiare il nome del partito da Pd a socialdemocratico" (Ansa).

Sarà questo il futuro?

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