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Adattarsi, nel bene e nel male

È TIPICO DI NOI ESSERI UMANI: ADATTARSI . Adattarsi a tutto. Non c'è bisogno di scomodare il buon Darwin e la scienza dell'evoluzione. Fa parte della nostra natura: chiamiamolo istinto di sopravvivenza o in altri modi, il concetto è sempre quello. Ad esempio, dopo che ci siamo abituati a un determinato spazio, noi siamo spinti a dividerlo, riusciamo a dividerlo ancora e poi a dividerlo sempre di più. Riuscendo alla fine a trovare un nostro modo di stare, una nostra dimensione in uno spazio sempre più ridotto. Ci adattiamo a vivere anche in monolocali da pochi metri quadrati... La stessa cosa vale per i soldi o le risorse in genere: una volta abituati a una determinata condizione, impariamo a rimodulare la nostra vita con quello che abbiamo. E lo stesso accade quando le risorse disponibili diminuiscono, se sono sempre di meno.  Non sempre tale spirito di adattamento segue percorsi virtuosi. Ci adattiamo spesso anche a situazioni di comodo. Di comodo per noi, ovviamente. Così cap...

L'imposta sul valore, appunto...

E poi dice che uno se la prende con l'Europa e i burocrati del 'menefreghismo a prescindere' che pendolano fra Bruxelles e Strasburgo, imponendo direttive folli per lo più contro gli Stati deboli... Sapete qual è l'ultima pensata di lorsignori? Per rinvigorire le misure di rigore varate fin qui dai vari governi Monti e Renzi, insufficienti dal loro punto di vista a rimettere a posto i nostri conti, stanno facendo pressioni sul governo per ricondurre ad un'unica aliquota il valore dell'imposta sul valore aggiunto (la famosa IVA) che viene applicata sui beni e servizi che acquistiamo. 

Da anni, il valore dell'IVA nel nostro Paese varia a seconda che si tratti di beni di prima necessità (4%), di generi alimentari (10%) o di altro, servizi compresi (22%). Non sarà il massimo della vita, ma ha una logica, quella di calmierare il prelievo fiscale in maniera direttamente proporzionale alla necessità dei cittadini.

Ebbene, dall'Europa stanno lavorando di fino per convincere il governo che un'aliquota unica al 15% porterebbe all'erario italiano un introito variabile fra i 6 e i 9 miliardi di euro. Cifra che permetterebbe al nostro Paese di rispettare facilmente i parametri sul prodotto interno lordo rigidamente imposti dall'Unione per restare nel consesso europeo.

Ora, ve l'immaginate una cosa del genere? Provate a pensare... Al telefonino ultimo modello, al televisore più smart, persino all'auto più economica possiamo decidere di rinunciare se la spesa non rientra nelle nostre possibilità, nonostante il conveniente abbassamento dell'IVA al 15%. Ma come la mettiamo con l'acquisto quotidiano (!) di pane e pasta (4%), di generi alimentari (10%)... Come la mettiamo con il fisiologico sostentamento delle persone, con la necessità di curarsi... Come la mettiamo con la naturale esigenza di dover avere un tetto (di proprietà o in affitto), una (prima) casa dove vivere?

Tutto al 15% di IVA. Per legge. Con l'aggravante della solita presa in giro: "Ma è l'Europa che ce lo chiede"...

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