Crisi economica: scene di ordinaria povertà

Non vado al lavoro da qualche giorno: consumo così un po' di ferie dello scorso anno che altrimenti perderei e inoltre ne approfitto per dedicarmi ad un po' di cosette rimaste arretrate. In fondo, c'è sempre un arretrato da smaltire... Così mi è capitato di vivere un po' più da vicino la realtà quotidiana del paese dove vivo, quella realtà che circonda chi non si sposta verso Roma tutti i giorni per chiudersi dentro un ufficio. E ho visto cose...

Ho visto la mamma di un ex compagno di scuola di mio figlio ai tempi delle elementari chiedere le elemosina alla gente del paese per comprare un po' di pane. Assurdo... Non più di due anni fa quella donna era con tutti quanti noi genitori alle festicciole che si organizzavano per i compleanni dei bambini della classe! Accompagnava il figlio e poi tornava a riprenderlo alla fine della festa. Magari non si fermava quasi mai a scambiare due chiacchiere, magari non era fra quei genitori con i quali si era approfondita maggiormente la conoscenza e in qualche caso si era stretta un minimo di amicizia... Ma era pur sempre una di noi, che incontravi tutti i giorni all'entrata e all'uscita di scuola!

Ho visto gente anziana (ma neanche poi tanto, dal momento che non superava i settant'anni) fare la fila davanti alla porta della vecchia chiesa abbandonata dove i volontari della Caritas consegnano generi alimentari ai bisognosi ogni secondo giovedì del mese. Sì, è vero che immagini del genere ce le mostrano ogni tanto anche i tg, magari a corredo di un servizio sulla crisi economica; tuttavia fa un effetto del tutto diverso (e vi assicuro non piacevole) riconoscere molti di quei volti mentre attendono il proprio turno con il loro carrello della spesa mezzo sgangherato! E non sto parlando di clochard che abitualmente vivono su una panchina del giardino pubblico... Parlo di vecchietti come tanti che hanno il loro piccolo appartamento e vivono di pensione sociale: nonni di paese che una volta trovavi seduti ai tavolini del bar sulla piazza centrale a giocare a briscola e tressette o nel circolo sociale a sfidarsi a colpi di bocce... Oggi li trovi in fila per ricevere qualche pacco di biscotti, un paio di bottiglie di pomodoro, del latte a lunga conservazione, un po' di zucchero e farina. E quando va bene anche un pezzo di parmigiano!

Ora, come dicevo prima, fino a qualche giorno fa non avevo ben presente questa situazione: il fatto di trascorrere in ufficio buona parte della giornata non mi consente di conoscere pienamente quello che accade e quello che muta nel posto dove vivo. E' vero: mia moglie me ne aveva parlato e anche un bel po' di tempo fa... Ma non è la stessa cosa vedere di persona. Non fosse altro perchè il primo pensiero che ti viene alla mente è che un giorno potremmo trovarci anche noi a non poter più avere di che andare avanti, nella condizione di non poter più comprare neanche il pane o di doverci rivolgere agli altri per poter sbarcare il lunario...

Oggi la nostra mente rifiuta con sdegno anche solo l'idea che uno scenario del genere possa riguardarci da vicino: troppo siamo abituati ad una vita diversa, dove tutto questo non esiste e non fa parte di noi; troppo siamo stati e siamo tuttora ingannati per poter cambiare questo atteggiamento. Tuttavia l'ambito di quanti si ritrovano ormai al di sotto della soglia di povertà si è sproporzionalmente allargato nel giro di pochi anni di crisi economica mondiale. E questa purtroppo è una realtà. Che ci piaccia o no... Che la si voglia esorcizzare o meno.

Ps: buon referendum a tutti e... mi raccomando: SI, SI, SI, SI!!!

Commenti

  1. Buon referendum anche a te... dichiarando un bel poker di si
    Felice fine settimana

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  2. Per Zicin:
    Ho fatto giusto giusto stamattina presto: quattro bei SI, cappuccino e cornetto!

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