La nube Fini lascia a terra Di Pietro

Il Pdl, lato ex AN, si spacca tra pro e contro Fini. O, per meglio dire, tra parlamentari che vogliono continuare a godere della benevolenza di Berlusconi e quanti, invece, sono disposti a sfidarlo puntando sullo smarcamento politico del loro ex segretario di partito.

E sapete chi è a rimetterci di più, nonostante le apparenze, in questo momento? Sì, giusto: il Paese. Certo, questo è scontato... No, non il premier che, seppure di fronte ad una crisi destinata a lasciare un segno sulla sua creatura, può contare sul fatto che, in caso di elezioni anticipate, la nuova aggregazione finiana si ritroverebbe a dover improvvisamente inventare una campagna elettorale all'altezza.

No, chi di certo ci rimette in questo momento è Antonio Di Pietro, l'unico rappresentante di un'opposizione che non c'è. La svolta di Fini, infatti, così forte e così diretta contro il capo supremo e proprietario del Pdl, assesta una scossa importante a tutto il quadro politico del Paese. Ma, soprattutto, la sua eruzione produce una nube politico-mediatica che, analogamente a quella dell'impronunciabile vulcano islandese, irrompe violentemente sulla calma piatta del dopo elezioni regionali e sulla rafforzata e ipnotizzante egemonia del Pdl che ha vinto un po' dappertutto.

Così, improvvisamente, il Di Pietro che pian piano si era costruito il ruolo di unico, forte oppositore al governo Berlusconi, non rinunciando, in coerenza con questo ruolo, a strattonare più di una volta il Capo dello Stato per la sua debolezza nel dare via libera alle leggi ad personam volute dal premier, si ritrova ora offuscato e oscurato dall'iniziativa di Fini.

Tanto lavoro, tanti colpi menati a destra e a manca, tanto affannarsi, prima di tutto proprio contro quel Pd accusato più volte di voler inciuciare col Pdl per il mantenimento del ruolo di partito guida dell'opposizione. Tanto affannarsi (senza poi tanto sforzo, vista la debolezza espressa dai Pd targati Veltroni, Franceschini e Bersani e vista la totale scomparsa dal 2008 di qualsiasi compagine politica alla sua sinistra o comunque di sinistra) ha portato Braveheart-Di Pietro ad essere l'unico bersaglio fisso delle quotidiane esternazioni di Capezzone e Bonaiuti, l'unico obiettivo verso il quale sono costantemente rivolti i cannoni del Pdl.

Ed ora che, all'indomani del successo alle regionali e dell'occupazione di nuovi territori da parte delle armate berlusconiane, un velo paralizzante stava stendendosi su tutto il Paese; ora che Di Pietro poteva finalmente prepararsi a raccogliere i frutti di tanto dimenarsi; proprio ora che stava per indossare i panni di leader unico dell'opposizione, iniziando un cammino politico che in questi tre anni di fine legislatura avrebbe potuto portarlo a correre per Palazzo Chigi, ecco eruttare il vulcano Fini in tutta la sua potenza! Soprattutto, ecco profilarsi all'orizzonte la figura di un nuovo leader di opposizione: simbolo non di un'opposizione di schieramento, ma di una forte opposizione antiberlusconiana.

E la sua nube rischia di lasciare sulla pista di decollo Di Pietro e i suoi sogni da leader incontrastato.

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