Legittimo impedimento sì e rispetto delle regole no?

Dal governo dello scudocrociato, al governo degli scudi a prescindere: da quello fiscale a quello processuale. Con buona pace dei problemi del Paese e tanta, tanta faccia tosta.

Dopo un duro e vivace dibattito parlamentare - conclusosi con tanto di cartelli ironici innalzati in diretta tv dagli esponenti dell'IDV che inneggiavano ad Al Capone Berlusconi del film Gli Intoccabili - la Camera ha dato il suo ok al disegno di legge sul legittimo impedimento. Ora il provvedimento passa all'esame del Senato, dove, a meno di clamorosi sviluppi, diverrà legge dello Stato.

In breve, la nuova norma prevede la sospensione dei processi a carico del premier e dei suoi ministri, stabilita dal giudice con un rinvio non superiore a sei mesi e comunque per un periodo massimo di 18 mesi, quando l'impedimento a comparire in udienza sia relativo alle funzioni da loro svolte in ossequio al mandato a governare. La disposizione si applica (neanche a farlo apposta!) anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato e grado di giudizio e il corso della prescrizione resterà congelato per l'intera durata del rinvio.

Questo, in sostanza, il contenuto del provvedimento di iniziativa parlamentare che, secondo i promotori, si pone il solo scopo di "consentire al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge".

Quanto di una legge del genere il Paese sentisse davvero il bisogno, è stato oggetto di acceso dibattito politico dal momento della sua proposizione (ad inizio del novembre scorso) fino ad oggi. Per tutte, riporto la dichiarazione che mi ha fatto sorridere di più, di certo quella più ad effetto, rilasciata alla vigilia del voto da Di Pietro: "L'impedimento è legittimo se sei malato, non se sei ministro!". O premier.

Detto questo, per una volta voglio evitare facili ironie sulla dignità di parlamentari che, in ossequio agli ordini di scuderia e ai problemi del loro capo, si abbassano a giustificare prima e a votare poi, con convinzione, una norma del genere. Specialmente quando il Paese si trova di fronte a problemi di ben altra natura ed urgenza!

Vorrei però dare sfogo al primo pensiero che mi è capitato di fare in merito a questo provvedimento e all'altro, quello sul cosiddetto processo breve. E cioè: che succederebbe se, una volta approvate definitivamente dal Parlamento, una o entrambe queste leggi ricevessero la bocciatura del Capo dello Stato (con conseguente rinvio alle Camere) o, come già accaduto con il lodo-Alfano, della Corte Costituzionale? Come si ritroverebbe di fronte al Paese un governo che si ostina a legiferare in materia di giustizia e con un intento ben preciso, in caso di ennesima bacchettata da parte dei due massimi organi di vigilanza sul rispetto di costituzionalità delle leggi?

Come la prenderebbe Berlusconi, che già la prima volta (e non solo a caldo!) scagliò parole di fuoco all'indirizzo sia del presidente della Repubblica sia dei giudici della Consulta? A cos'altro potrebbe ricorrere, a quel punto, il Silvio Furioso per ottenere di allontanare una volta per tutte o almeno tamponare i nefasti effetti dei processi nei quali è chiamato a rispondere davanti alla legge e al Paese?

Da un antico motto di saggezza, meglio conosciuto con il nome di Rasoio di Occam, deriva una filosofia di pensiero che afferma, grosso modo, che la spiegazione di un fatto, una volta che sono state scartate le ipotesi più complicate, risiede verosimilmente in quella più semplice. A me qualcuna è venuta e continua a tornare in mente. E a voi?

Commenti

  1. Ah be... e mettici anche che il vice di Bertolaso si è dimesso... insomma con questo Governo non ci si annoia mai :)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari