Fini, "Silvio fermi i falchi". Sarà oscurato pure lui?

Stavolta mi limito ad un semplice copia/incolla. E vi invito a leggere come Francesco Verderami ricostruisce, sul Corriere della Sera di oggi e citando le parole del presidente della Camera, la tesissima giornata politica andata in scena ieri a Montecitorio. In più di un passaggio, Fini accusa esplicitamente il suo partito di avere grosse responsabilità nell'alimentare il clima di scontro: "Siamo stati noi ad accendere senza ragione i toni, ad alzare ulteriormente gli steccati".

Ora, finchè lo racconta a un giornalista del Corriere, rischia al massimo di essere attaccato politicamente. La domanda è: se lo avesse scritto su Facebook o sul suo blog rischierebbe l'oscuramento per incitamento all'odio e alla violenza? Ecco l'articolo.
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La visita di Bersani a Berlusconi in ospedale non era un gesto di cortesia ma un fatto politico. Era, secondo Fini, una mano tesa per avviare il dialogo: "E per tutta risposta il mio partito cosa fa? Prima Cicchitto lancia una bomba molotov nell'Aula di Montecitorio con un discorso sull'aggressione al premier che pareva scritto da Feltri. Poi Tremonti pone con arroganza la fiducia sulla Finanziaria". "Chiamatemi Berlusconi, per favore... Stavolta sono convinto che Silvio non c'entri nulla".

Lo scontro alla Camera si è appena consumato, la 'deprecabile' scelta del governo di porre la fiducia sulla Finanziaria, e il modo in cui il Pdl - poche ore prima - ha affrontato il dibattito sul ferimento del Cavaliere a Milano, ha mandato su tutte le furie Fini. Nell'attesa di sentire il premier, l'inquilino di Montecitorio analizza la seduta della mattinata, si dice "esterrefatto per l'assenza di lucidità politica del mio partito", è preoccupato per "il danno enorme che il ministro dell'Economia e il capogruppo del Pdl hanno fatto a Berlusconi": "Gli irriducibili gli stanno rendendo il peggior servizio. I falchi non lo aiutano. Perchè di solito i falchi hanno una vista acuta, questi invece non vedono al di là del loro naso. Spero li faccia ragionare".

Stavolta non è il solito copione, stavolta non va in scena - almeno così all'inizio pare - l'eterno dualismo tra 'cofondatori'. Ma è chiaro che l'esternazione di Fini in Aula ha scatenato il parapiglia nel centrodestra, minando i già fragili equilibri interni. Il fatto è che il presidente della Camera non si capacita di come il Pdl abbia "perso una grande occasione per mo­strarsi come una forza moderata, re­sponsabile, disposta al confronto".

Da leader politico, e non da carica istituzionale, ritiene che "assumendo un diverso atteggiamento si sarebbe potuto mettere in difficoltà l'opposizione", dopo le sortite improvvide di Di Pietro e Rosy Bindi: "Invece siamo stati noi - dice proprio 'noi' - ad accendere senza ragione i toni, ad alzare ulteriormente gli steccati. Fosse una strategia... Ma non lo è. E' un modo di procedere alla cieca. Solo Berlusconi può evitare che il tentativo di aprire una fase di confronto fallisca. Il nodo di fondo è questo".

Ed è per questo che Fini chiama il Cavaliere: vuole capire quali siano le sue reali intenzioni, oltre che aggiornarsi sul suo stato di salute. L'incontro in ospedale era stato 'toccante', "Silvio era meravigliato di vedermi, non si aspettava che sarei andato a trovarlo". Nemmeno l'inquilino di Montecitorio siattendeva di vederlo in quelle condizioni, siccome una smorfia del viso fa intuire l'entità del danno subito dal premier per il colpo.

Anche Fini ha avuto un colpo ieri mattina quando ha iniziato a presiedere l'Assemblea: "Ascoltando l'intervento di Cicchitto pensavo si trattasse di un capo degli ultrà. Non volevo crederci. E dire che tutti avevano concordato sul fatto di evitare polemiche e incendiare gli animi, dopo quanto era accaduto". Invece l'Emiciclo si è trasformato in una 'curva', mandan­do a farsi benedire le buone intenzio­ni dei leader di partito, l'appello del capo dello Stato, persino il messaggio distensivo di Berlusconi. "Che senso ha? E che senso aveva poi mettere la fiducia sulla Finanziaria?", si chiede il presidente della Camera.

Prima della decisione del governo, Fini aveva avuto un colloquio piuttosto acceso con il ministro dell'Economia. Dopo il primo voto in Aula sulla manovra, Tremonti si era preoccupato per l'esiguo margine di scar­to della maggioranza sull'opposizione e aveva rotto gli indugi, minacciando di rimettere l'incarico se la legge approvata in Commissione fosse stata modificata. Saltava così il 'patto parlamentare' sul quale aveva fatto affidamento anche Napolitano, che aveva chiamato il titolare di via XX Settembre, esortandolo a evitare il ricorso alla fiducia.

"Non ce n'era bisogno", secondo Fini: "Intanto perchè non c'era il rischio che passasse nemmeno un emendamento delle opposizioni. Poi perchè nella maggioranza tutti si erano impegnati ad essere compatti, consapevoli di non poter sgarrare, di non poter cambiare una sola virgola della manovra. Insomma, non c'era un problema di tempi, non c'erano problemi politici, non c'era ostruzio­nismo visto l'esiguo numero di modifiche presentato. Se così stanno le cose, e le cose stanno così, non si capisce la necessità di alzare il ponte le­vatoio". L'esame avrebbe dunque potuto andare avanti "senza strappi", ma "la paura di Tremonti, mista alla sua insensibilità politica, ha portato al voto di fiducia".

E ha indotto Fini a un'esternazione senza precedenti per un presidente della Camera. Prendendo atto della "legittima" richiesta dell'esecuti­vo, infatti, l'inquilino di Montecitorio ha definito la decisione "attinen­te solo a ragioni di carattere politico nei rapporti tra maggioranza e governo", esponendosi così alle critiche dei gruppi parlamentari di centrodestra, di ministri e dirigenti del Pdl: 'Fini si pone al di fuori del proprio ruolo istituzionale', 'Fini non aiuta l'apertura di un clima politico nuovo'.

"Fini - commenta Fini - può anche essere attaccato. E se qualcuno pensa di risolvere così i problemi, faccia pure. Ma non risolve nulla. Abba­ia solo alla luna". Le ferite di Berlusconi iniziano a rimarginarsi, quelle politiche invece si riaprono, semmai ci sia l'intento di suturarle davvero. Per questo 'Gian­franco' vuole parlare con 'Silvio', e finalmente arriva il contatto telefonico. Non è dato sapere se il Cavaliere abbia prima sentito Casini, che pure gli ha parlato ieri per invitarlo a "non lasciare il gioco nelle mani delle se­conde file". Al contrario di lunedì, stavolta i 'cofondatori' parlano di politica, e Berlusconi spiega a Fini che non ne sapeva nulla, "non sapevo nulla di quello che si è deciso". Sa­rà, ma pare che al termine della conversazione il Cavaliere abbia provato un moto di fastidio. Colpa delle ferite. Quelle politiche.

Commenti

  1. Hai ragione. Basta bavagli...non li accetto più. Speriamo che Fini si defili il prima possibile.

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  2. Spero che finalmente il tutto si sgretoli e si rendano conto di essere andati troppo oltre.

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  3. ciao amicone è molto che non ti sento ...e mi ha fatto piacere che tu sia passato , questo periodo Il NATALE è COSì penso a mille cose ti ringrazio per il tuo augurio ....
    Ma cambiando discorso, io sono contenta che esista anche l'odio perchè è una forma di sentimento anzi che dico è un grande sentimento , certo pur vero che la VIOLENZA caro amico mio non DEVE ASSOLUTAMENTE ESISTERE!!!!!!!!!!!!!!POSSO SCRIVERE NEL MIO BLOG IL TUO ART 3? DIMMI DI SI PASSANDO DA ME !TVB...SARà CHE IO NON HO MAI ODIATO MAH!

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  4. Eccomi giunta per lasciare i miei migliori auguri di Buone Feste a te e famiglia... con l’occasione se ti aggrada... un dono natalizio ti aspetta... lo puoi ritirare nel mio scrigno...
    Buona notte e buon inizio settimana... un abbraccio... ciao ciao Paola

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  5. Passo per augurarti un sereno natale! ^_____^

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