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La Camera Usa boccia il piano straordinario pensato da Bush e l’economia statunitense precipita. Wall Street subisce il tonfo più clamoroso della sua storia e un intero sistema, basato sul capitalismo e il profitto, si ritrova improvvisamente disarmato. E, quel che è più pericoloso, nel panico.

La crisi americana spinge al ribasso i mercati mondiali, ma è soprattutto nei confronti degli Paesi occidentali che le ripercussioni si fanno sentire e temere. L’Europa interroga le sue banche centrali in cerca di risposte tranquillizzanti, ma il sistema è globalizzato e il botto avvertito oltre oceano non assomiglia proprio al battito di ali di una farfalla. Neanche lontanamente.

Quel che si sta abbattendo sulle economie occidentali rappresenta certamente una crisi senza precedenti, destinata a scatenare chissà quali e quanti riflessi su scala planetaria. Ma non allo stesso modo dovunque. La Russia di Putin sta imponendo la propria superiorità bellica nell’area asiatica forse più ricca di gas e risorse naturali e può permettersi di usare le maniere forti, come ha dimostrato la crisi georgiana, a fronte della palude iracheno-afgana dove sono tuttora impantanate le forze militari americane ed europee. Nel frattempo, il colosso cinese, che ormai da tempo ha fatto incetta di debito pubblico Usa, ha dimostrato di imporre alla propria crescita economica un ritmo assolutamente insostenibile per qualsiasi altro Stato, nonché una disinvoltura incredibile nel saper raggiungere i propri fini senza alcun riguardo per i mezzi usati (ultima in ordine di tempo, la vicenda del latte alla melanina).

E se improvvisamente Pechino decidesse di bussare alla porta Usa per chiedere ragione dei crediti fin qui accumulati? E se il mondo arabo, da tempo amico del petroldollaro, cominciasse a guardarsi intorno in cerca di valute più solide con le quali parametrare/scambiare i barili di oro nero? E se gli alleati europei, alle prese con un’idea europea non più così condivisa, non sapessero/volessero offrire il loro sostegno ai liberatori/nemici di un tempo? L’america rimane sempre la maggior potenza militare, ma senza potere economico aerei, navi e tecnologia rischiano di arrugginirsi. A meno di non contare sull’unica industria che la storia ha tristemente dimostrato fin qui essere in grado di foraggiare a tempo di record l’economia del mondo… Meditate, gente. Meditate.

Commenti

  1. Quando non sei più il più "grosso" della compagnia si rischia che la leadership possa essere presa da altri. Chi non dipende dai dollaroni americani ultimamente ha combattuto la spocchia di bush (vedi russia, cina, venezuela, iran...)
    Io non credo che una guerra possa rifocillare le casse americane, anche perchè errare è umano ma perseverare è diabolico. bush ci ha provato con saddam e l'iraq...ma i risultati non mi sembrano quelli sperati.

    Mi pare che solo noi italiani restiamo succubi di questi dementi e incapaci, che però continuamo a considerare i più potenti del mondo

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  2. Sarà... A me pare, tuttavia, che la storia dimostri esattamente il contrario. La grande depressione del '29 fu curata con il foraggiamento della follia hitleriana perchè il seme della guerra germogliasse in Europa: lo stesso Prescott Bush, avo dell'attuale presidente Usa, risulta essere stato tra i finanziatori diretti del nazismo. D'altronde non è una novità che l'attacco a Pearl Harbour abbia goduto, se non di vere e proprie complicità, quanto meno di più che sospette disattenzione. Lo stesso è avvenuto negli anni '60, quando la corsa alla conquista dello spazio e gli ingentissimi finanziamenti alla Nasa servirono anche (e soprattutto) a coprire i costi della ricerca militare. E, in questo senso, non promette nulla di buono la notizia fresca fresca del sostanzioso incremento di budget approvato dal Senato Usa all'agenzia spaziale.

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  3. Si tutto questo è vero. Anzi ricordo che le torri gemelle e l'ultimo iraq hanno avuto la stessa funzione...però...
    Sia Afghanistan, sia Iraq, ma ci metto anche crisi balcanica e paesi ex-urss fin adesso hanno generato solamente costi e malumori nell'opinione pubblica. Paragonerei più al Vietnam e al "wanted" di Al Qaeda.
    Insomma non sempre le soluzione del passato si possono applicare nel presente. Va bene corsi e ricorsi storici...ma non credo che sia il momento di un "ricorso".
    PEnso invece che stia per terminare o ridimensionare parecchio il mercato volatile delle borse. Il mondo sta inziando a recepire che i soldi non si fanno solo con i soldi. Cina docet, India docet.
    Questa situazione mi ricorda la nostra situazione politica prima delle recenti elezioni: avevamo un Berlusconi cadavere che stava per abdicare. Veltroni, Casini e Fini l'hanno resuscitato e lui è tornato più forte di prima. Adesso mi sembra che per la prima volta dopo anni gli Usa stanno barcollando...leviamogli definitavemente lo scettro e stacchiamogli il respiratore. Non vorrei che un "aiutino" riportasse questo popolo di deficenti a rigovernare le sorti del mondo.
    Se siamo intelligenti capiamo che esistono nuovi mercati oltre gli USA...in primis il Mediterraneo, dove noi spadroneggeremmo.

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